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Tecniche di induzione del sogno lucido

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Tecniche di induzione del sogno lucido

L'articolo "Tecniche di induzione del sogno lucido" parla di:

  • Fenomenologia, coscienza e paradossi
  • Tecniche di induzione del sogno lucido e aspetti cognitivi
  • Il controllo e la manipolazione dei sogni lucidi
Psico-Pratika:
Numero 45 Anno 2009

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Articolo: 'Tecniche di induzione del sogno lucido: 3. Limiti della manipolazione e possibilità applicative'

A cura di: Paolo Parciasepe
Tecniche di induzione del sogno lucido
3. LIMITI DELLA MANIPOLAZIONE E POSSIBILITÀ APPLICATIVE

Come abbiamo anticipato, la manipolazione del contenuto dei sogni lucidi presenta dei limiti. Nonostante che «... i soggetti nel corso del loro allenamento ("training") siano diventati sempre più capaci di controllare intenzionalmente i loro sogni lucidi, non erano tuttavia capaci di formali adattamenti secondo i loro desideri. Per questo (fatto) esistono presumibilmente diverse ragioni fisiologiche e psicologiche». (Tholey)191

Una di queste ragioni potrebbe essere la forte influenza esercitata da processi fisiologici periferici192 soprattutto nei sogni lucidi di tipo ipnagogico:

«Per esempio, vari fenomeni [incontrollabili] di movimento in questi sogni sono [da porre] in relazione a determinati processi che coinvolgono la retina. Presumibilmente i processi del SNC che sono esclusi dal controllo intenzionale [esercitato dalla lucidità onirica] hanno una [notevole] influenza sulla vita del sogno. Dal nostro punto di vista, per esempio, il fatto che la fissazione dello sguardo provochi il dissolvimento del panorama del sogno, è attribuibile a un processo di saturazione del SNC».
(Tholey)193

L'autore prosegue segnalando un'altra difficoltà che incontrano i sognatori lucidi nel manipolare i contenuti dei loro sogni, ossia l'illuminazione improvvisa dell'ambiente onirico194.

Richiamandosi ad alcuni esperimenti condotti da Hearne195 - Tholey si dichiara d'accordo con l'ipotesi circa un livello massimo di illuminazione raggiungibile dalle immagini oniriche, e precisa:

«In nessun caso si è riscontrata un'improvvisa illuminazione. Era possibile tuttavia illuminare gradualmente la scena [onirica] usando per esempio una torcia con intensità variabile o facendo avvicinare lentamente una fonte di luce lontana. Queste scoperte dimostrano che il livello di luminosità nel panorama di un sogno può davvero essere aumentato attraverso l'esercizio della volontà, ma che ragioni fisiologiche ne impediscono un aumento improvviso»196.

Di diverso avviso si mostra Kenneth Moss, secondo il quale nel sogno lucido non è impossibile ottenere anche un repentino aumento della luminosità197.

Tholey distingue poi i fattori psicologici, anch'essi responsabili delle limitazioni e delle difficoltà incontrate nella manipolazione di sogni lucidi, nelle due categorie attraverso cui si manifestano nel contenuto onirico:

«Le cause psicologiche che rendono difficile influenzare i sogni lucidi possono essere divise in fattori cognitivi e affettivi. I fattori cognitivi erano principalmente responsabili del fatto che soggetti inesperti trovavano delle difficoltà nello sperimentare qualcosa di totalmente contrario alle loro esperienze nel mondo reale. Con la pratica, tuttavia, era possibile escludere gli effetti di tali fattori.
La loro influenza non era inoltre così potente come quella dovuta a fattori fisiologici... Un'influenza molto più forte di quella esercitata dai fattori cognitivi è quella prodotta da certi fattori affettivi autonomi che restano sostanzialmente al di là del controllo intenzionale»198.

Tholey riporta a questo riguardo alcuni esempi:

«I soggetti incontravano degli ostacoli specialmente quando volevano agire secondo tabù sociali o quando volevano spostarsi in un luogo e in un momento del tempo (solitamente nel loro remoto passato) dove avrebbero potuto imparare qualcosa su se stessi. I sognatori alcune volte incontravano delle barriere dovute alle figure del sogno le quali usavano minacce o violenze fisiche per impedire loro di fare ciò che volevano. In altri casi delle forze invisibili bloccavano loro la strada»199.

Tholey soggiunge conclusivamente indicando una possibile lettura di questi aspetti fenomenologici del sogno lucido, di fatto limitativi della capacità di manipolare integralmente i propri sogni:

«Da un punto di vista psicoanalitico si potrebbero interpretare le figure minacciose come difese o resistenze. La nostra ricerca ha mostrato che tali fenomeni rappresentano davvero un conflitto emotivo interiore e che il contatto appropriato con le figure del sogno può contribuire alla risoluzione dei conflitti. Sono necessarie delle ricerche sperimentali che si estendano al chiarimento di questo punto»200.

Da un punto di vista cognitivo, le difese o resistenze incontrate dall'ego onirico potrebbero costituire delle difficoltà rappresentazionali, e quindi rievocative, riferibili presumibilmente a frammenti, tracce ed elementi mnestici di esperienze poco integrate201 "inconsce", se non destrutturate, rispetto alle (o a causa delle) loro componenti emozionali.

Ciò dimostrerebbe che il sogno lucido non è sostitutivo di una relazione terapeutica, ma può considerarsi come il luogo e il momento dove l'integrazione e la ricostruzione di tali esperienze, suggerita, proposta ed elaborata verbalmente all'interno della relazione terapeutica può essere direttamente e fattualmente verificata e sperimentata nei termini simbolici ed emozionali più efficaci per il sognatore (paziente).

In questo modo, come suggerisce LaBerge, il momento "attuativo" ed esperienziale del sogno lucido e - per estensione - del sogno in generale, si riconnette con maggiore continuità, evidenza e spessore al suo feedback interpretativo, e soprattutto alla vicenda soggettiva che ne ha fornito i costitutivi elementi di contenuto202.

A proposito dell'interpretazione, avverte Pietro Paolo Notarfranchi, il sogno lucido, per il fatto di consentire un contatto diretto o quantomeno una maggiore vicinanza con il contenuto onirico, «... conduce a un'ermeneutica dei sogni molto diversa, forse decisamente dissonante rispetto a ciò che noi psicologi siamo abituati a chiamare interpretazione dei sogni e alla quale, volenti e nolenti, suggestioniamo i nostri pazienti... Parlare del sogno, parlarne secondo uno schema concettuale/interpretativo più o meno fisso; evitare accuratamente di immergersi nell'esperienza onirica.
La stragrande maggioranza di noi si attiene a questi precetti, indipendentemente dalla scuola di codificazione del proprio linguaggio terapeutico.
È riassumibile in tal modo la struttura portante, lo scheletro di ogni interpretazione dei sogni».
(P.P. Notarfranchi, "Il sogno e la cultura dominante")203

Ma se il sogno è anzitutto un particolare momento di vita e un'occasione potenzialmente creativa, più che un fenomeno contenente sempre e ogni volta una significativa informazione psicologica, è forse «più saggio considerare il grado di significato simbolico attribuito a ogni evento di sogno come un fatto empirico piuttosto che assiomatico: qualche cosa che dev'essere provata piuttosto che presupposta.
Sembra logico concludere che un'interpretazione è valida solo se convince il sognatore con un sufficiente potere esplicativo per il suo sogno, o se comunque viene confermata da forti prove.204 È importante rendersi conto che il solo fatto che talora un dato sogno può essere interpretato in termini simbolici, non significa che debba essere accettato anzitutto come una comunicazione».
(LaBerge)205

L'interrogativo perciò si sposta, come anticipato sin dall'inizio, dal significato del sogno ai suoi scopi:

«Credo che la risposta sia chiara: il sogno deve servire a scopi diversi da una semplice comunicazione a noi stessi...».
(LaBerge)206

Ciò è particolarmente evidente nel sogno lucido in cui la consapevolezza, sia pur non completamente, può orientarne l'esperienza, globalmente o in modo specifico. In questo senso un'interessantissima applicazione del sogno lucido nell'ambito dello sport, proposta da Tholey, riguarda l'apprendimento, l'acquisizione, il consolidamento e il perfezionamento di schemi senso-motori e di sequenze particolari di movimenti207.

Tholey sviluppa alcune tesi sull'argomento, in particolare per ciò che concerne l'affinamento, attraverso il sogno lucido, di abilità senso-motorie precedentemente acquisite in modo piuttosto grossolano208, l'apprendimento di nuove abilità motorie, il perfezionamento di automatismi motori e di intere sequenze di movimenti destinate ai percorsi di gara209, il miglioramento della flessibilità delle reazioni di un atleta,210 il miglioramento, infine, delle performance sportive attraverso un cambiamento nella struttura di personalità, particolarmente necessario quando costrizioni e conflitti interiori limitano in modo significativo la flessibilità e la creatività dell'azione personale, quale risposta adeguata alle situazioni e alle sollecitazioni che si presentano211.

Secondo Tholey, «la situazione nel sogno è... paragonabile a quella di un pilota in un simulatore di volo. Così come un simulatore di volo può essere utilizzato per imparare a far volare realmente un aeroplano, il sogno (specialmente il sogno lucido) può portare all'apprendimento di movimenti corporei nel mondo reale, cioè nello stato di veglia.
A causa della stretta connessione tra processi sensoriali e motori, parliamo di apprendimento senso-motorio. Dato che nel sogno lucido il mondo è sperimentato come reale, sono dell'opinione che l'allenamento nel sogno lucido sia più efficace delle varie forme di cosiddetti "mental training", durante i quali l'atleta esegue movimenti in un mondo che è percepito come esistente solo nella sua immaginazione»
212.

Le possibilità creative offerte dalla consapevolezza e dal controllo onirico d'altro canto non si ripercuotono solo sull'accrescimento del proprio potenziale, ma anche sulla promozione e il mantenimento della propria salute.

Se si interpreta la lucidità onirica in termini direttamente costruttivi, la chiave dell'utilità del sogno lucido per questi fini è, ancora una volta, la creatività, quale effetto provocato dalla coscienza riflessiva che in esso si sviluppa:

«Tutte le applicazioni del sogno lucido sono esempi di creatività.
Poiché i vantaggi più generali offerti dalla coscienza lucida - sia nel sogno sia nella veglia - sono rappresentati dalla capacità di un'azione flessibile e creativa, non dovrebbe sorprendere che le varie applicazioni del sogno lucido siano tutte esempi di creatività».
(LaBerge)213

La creatività è il campo delle possibilità aperto dall'immaginazione.
Creatività ed immaginazione diventano nel sogno lucido un binomio particolarmente potente grazie al vissuto di realtà, come prima accennava Tholey.

Se infatti, prosegue LaBerge, «l'efficacia dell'immaginazione è in certa misura dipendente dalla sua credibilità come realtà... sembra probabile che l'immaginazione guaritrice che si presenta nello stadio del sogno lucido possa essere particolarmente efficace. Questo perché i sogni lucidi non sono sperimentati solo in quanto molto realistici e vivaci; senza esagerazione possiamo dire che il sogno lucido è la più vivace forma di immagine che possa essere sperimentata da individui normali. Così quello che avviene nei sogni lucidi ha un impatto molto forte sul sognatore, sperimentalmente e fisicamente»214.

La base dell'approccio alla guarigione attraverso il sogno lucido è proprio quella di facilitare i meccanismi di auto-guarigione attraverso i mezzi intenzionali e intenzionati di immaginazione mentale215.

Ciò, come dicevamo, apre alla creatività essenzialmente - anche nel campo della salute e della guarigione - al riconoscimento di relazioni di tempo, di spazio, di causa e di significato tra eventi, fatti, situazioni, oggetti ed elementi che a molti altri appaiono distribuiti in modo casuale o privi di senso.
E contestualmente alla soppressione di sentimenti di sfiducia e all'epocheizzazione di sentimenti di incredulità.

LaBerge, riportando come esempio i risultati incoraggianti conseguiti da una equipe medica su un gruppo di pazienti ammalati di tumore sui quali, in aggiunta ai normali trattamenti, aveva sperimentato alcune tecniche immaginative216, in proposito osserva:

«Dato il diretto legame tra la mente e il corpo che abbiamo dimostrato nei nostri esperimenti sul sogno lucido, sembra giustificato sperare che l'immaginazione guaritrice durante il sogno lucido possa essere ancora più efficace»217.

Gli esiti degli esperimenti che hanno messo in luce una relazione molto stretta tra il comportamento onirico e le risposte fisiologiche lo autorizzano a sostenere che nel sogno lucido di fatto si presenta un'opportunità forse unica per poter sviluppare un «... inconsueto grado di autocontrollo fisiologico che può dimostrarsi utile per l'autoguarigione»218.

Pertanto soggiunge avanzando l'ipotesi secondo cui nei sogni lucidi è possibile compiere azioni finalizzate in modo specifico a ottenere un preciso effetto fisiologico di guarigione.

LaBerge pone perciò alcuni interrogativi cruciali non del tutto sconosciuti a chi si occupa di terapia:

«Poiché sognando generiamo immagini del corpo in forma del nostro corpo di sogno, perché non dovremmo essere capaci di iniziare un processo di autoguarigione durante i sogni lucidi immaginando consciamente il nostro corpo onirico perfettamente sano? Inoltre, se il nostro corpo in sogno non appare in stato di perfetta salute, possiamo guarirlo simbolicamente nello stesso modo... Ecco una domanda per la futura ricerca sul sogno lucido: se guariamo il corpo onirico, in quale misura guariamo anche il corpo fisico?»219.

E d'altro canto, «se vogliamo accettare la possibilità che il sogno possa curare, sembra che si debba accettare anche la possibilità che rechi danno»220.

Infatti «l'altro lato dell'ipotesi che una positiva immaginazione di sogno possa favorire la salute, è che un'immaginazione di sogno negativa possa contribuire alla malattia».221

A sostegno di ciò LaBerge riporta le conclusioni di uno studio condotto da Harold Levitan, della McGill University, sui sogni di un gruppo di pazienti psicosomatici.

Questi sogni implicavano disturbi del corpo, in vario grado, tali da suggerire che:
«... l'esperienza ripetitiva di traumi avvenuti contribuisca al cattivo funzionamento dei sistemi fisiologici, e quindi alla produzione di malattie (...)»222.

La funzione dell'immaginario (intesa come "funzione del possibile"), con il quale intervenire direttamente nello stato di lucidità onirica, diventa lo strumento necessario per la reintegrazione degli aspetti conflittuali della personalità.

LaBerge si avvicina così al punto centrale delle ricerche svolte da Tholey sull'applicazione terapeutica del sogno lucido, ed estendendo il concetto di salute a quello di crescita psicologica afferma:

«Poiché salute significa accresciuta completezza, l'evoluzione psicologica spesso richiede la reintegrazione di aspetti della personalità trascurati o respinti, e questo si può consciamente e deliberatamente ottenere mediante incontri simbolici nel sogno lucido. Il contenuto di un sogno guaritore spesso assume la forma di una integrazione o unione di immagini»223.

Come abbiamo visto nelle pagine precedenti, dove Tholey descrive come l'ego onirico possa incontrare, interagire, penetrare o inglobare in sé, quasi fagocitandolo, un personaggio o un evento minaccioso o una figura terrifica o perturbante del sogno.

In effetti, se salute significa anche crescita psicologica e consapevolezza, l'incremento della creatività, la sensazione di apertura di nuove prospettive rispetto ai propri problemi, l'aumento della capacità di autosservazione e un "feeling positivo il giorno dopo", sono le risposte che più vengono indicate quali effetti concreti del sogno lucido al risveglio, insieme alla sua percezione come forma di autoterapia e di autoguarigione e, chiaramente, come occasione di crescita personale224 e per sperimentare azioni alternative.

Un sogno lucido, come spiega efficacemente Malcolm Godwin, offre trasformazioni così reali che possono, a certi livelli, coinvolgere tutti i sensi, permettendo così gli effetti di cura e di guarigione225.

Un sogno lucido di guarigione è allora una esperienza in cui ci si sente bene e in buona salute, in cui si sperimenta e si vive il proprio corpo al meglio delle sue potenzialità, in cui non si avvertono dolori, fastidi, limitazioni, in cui quasi si toccano le parti del proprio corpo, anche quelle interne, e si vedono vive, pulsanti, perfettamente funzionanti.
O in cui si sperimenta un cambiamento, una trasformazione in positivo: una parte malata che guarisce, ricomincia a funzionare, a ricomporsi, a reintegrarsi con le altre o inizia a cambiare aspetto e forma, a espellere e distruggere focolai necrotici e infettati per sostituirli rapidamente con nuclei sani.

Il sogno lucido come sottolinea Ernest L. Rossi (in "La psicobiologia della guarigione psicofisica")226 implica «... un certo grado di pianificazione cosciente e di controllo della volontà per trasdurre l'attività mentale in risposte fisiologiche ».

Non vi è ovviamente un criterio unico in tutto questo: ognuno di solito utilizza le immagini e le modalità più congrue alla propria esperienza e che meglio soddisfano la propria intenzione.227

Ma due, crediamo, siano le condizioni:

  1. la prima è attivare una forte volontà sostenuta da una consapevole fiducia negli esiti positivi possibili,
  2. la seconda, non meno importante, è nutrirsi di rispetto e di amore per se stessi e per la propria crescita evolutiva, per la Vita dell'universo che rappresentiamo.

O, come dice Aristotele, per quella inestinguibile scintilla di divino che ognuno porta dentro di sé.

DIALOGO TRA UN MISCREDENTE E UN SOGNATORE

Malinverni: «Hai mai sentito parlare del sogno lucido?».

Gregorio: «No».

M. «Il sogno lucido è un particolare tipo di sogno, durante il quale la persona è consapevole che sta sognando, ed è consapevole di esserne consapevole».

G. Gregorio fece una smorfia «Sembra un gioco di parole. Lascia perdere, Malinverni, non credo...».

M. «Ascolta, non è un giochino, non ti sto raccontando storie. è stato provato scientificamente. Chi fa un sogno lucido è in grado di pensare e di agire razionalmente, quindi di esercitare una certa influenza sulla natura e sul corso del sogno».

G. «Vuoi dire che sarei in grado di guidare i miei sogni?», chiese Gregorio.

M. « Più o meno. Le ricerche scientifiche hanno stabilito che i sogni lucidi si verificano durante il sonno REM e hanno molti tratti in comune con i sogni normali. Ma attenzione: alcuni soggetti, durante il sogno lucido, sono riusciti a imporsi di compiere determinate azioni precedentemente stabilite (...)».

G. «Immagino che sia una cosa per pochi eletti» disse Gregorio, senza nascondere il tono ironico.

M. « Ti sbagli, è alla portata di tutti. Ci vuole solo un po' di allenamento (...)».
Malinverni sorrise divertito, si sfilò gli occhiali e cominciò a strofinarli energicamente...

M. «(...) Non ho detto che è così semplice, che tutti possono farlo da un giorno all'altro. Nella tradizione orientale, in particolare quella del buddismo tibetano, gli yogi praticavano regolarmente questa tecnica».

G. «Come si impara a fare i sogni lucidi?».

M. «Bravo, il miscredente si è deciso! Ascolta, per prima cosa devi accettare l'idea che i sogni lucidi esistano. Poi incominci a tenere un quaderno sul comodino, e appena ti svegli annoti tutti i sogni che puoi ricordare. Mi segui?».

G. «Sì, sì».

M. «Secondo passaggio: comincia a pensarci durante il giorno, e prima di addormentarti concentrati sull'intenzione di fare un sogno lucido.
Terzo: devi dormire abbastanza, in modo da svegliarti spontaneamente.
I sogni lucidi, come quelli normali, tendono ad aver luogo nelle ore che precedono il risveglio, quando prevale il sonno REM. Una buona tecnica, per esempio, è quella di svegliarsi un po' prima di doversi alzare, e poi cercare di riaddormentarsi con la determinazione di fare un sogno lucido. Magari pensando di incontrare Eleonora...».

G. «Mi sembra tutto troppo semplice. Tu ci riesci?».

M. Malinverni scosse la testa.
«I sogni lucidi sono molto piacevoli e danno gioia. L'oppressione spettrale non lascia spazio per un sonno felice. Ci sono riuscito solo pochissime volte, diversi anni fa».

G. «Hai incontrato persone morte?».

M. «No, allora mi buttavo su altri generi: voli, imprese impossibili, e soprattutto sesso. Ho avuto avventure incredibili, anche con donne famose. Questo è il bello del sogno lucido, che puoi scegliere il meglio senza correre il rischio di essere rifiutato».

G. «Sei riuscito a confondermi di più».

M. «Non è meraviglioso? Non sei attratto dalla confusione? Non ti affascina l'idea di sperimentare nuove vie?» esclamò Malinverni eccitato.

G. «Più che affascinato, tremendamente spaventato».

M. «Questi sono cavoli tuoi». Concluse Malinverni soddisfatto.

G. «Quando comincio?».

M. «Hai già cominciato».

(da "Sonno" di R. Tiraboschi)228


NOTE
  1. Jouvet M., "Le chateau des songes", traduzione italiana "Il castello dei sogni", edito da Longanesi, Milano, 1993a.
    L'interrogativo "Chi ci sogna?" è molto simile all'interrogativo "Chi ci vive?"; domanda la cui risposta sembra averla avuta Georg Groddeck quando scriveva a una sua paziente: «Io ritengo che l'uomo sia vissuto da qualcosa d'ignoto: vi è in lui un Es, un'entità prodigiosa che dirige tutto ciò che egli fa e tutto ciò che gli accade. L'espressione "io vivo" è vera solo in un certo senso, in quanto esprime solo un aspetto parziale e superficiale di questa verità fondamentale: l'uomo è vissuto dall'Es».(da Groddeck G. "Il libro dell'Es. Lettere di psicoanalisi a un'amica", edito da Adelphi, Milano, 1990).
  2. Illuminanti a questo proposito le parole di Alejandro Jodorowsky: «...l'interpretazione dei sogni è una pratica vecchia come il mondo. Con il tempo si è evoluto soltanto il modo di interpretazione: dal più semplice, che consisteva nell'attribuire sistematicamente un significato simbolico concreto a questa o quella immagine, si è arrivati alle teorie di Jung, secondo le quali non si tratta di spiegare il sogno ma, grazie all'analisi, di continuare a viverlo in uno stato di veglia per capire dove ci porta. La fase successiva, che supera ogni tipo di interpretazione, consiste nell'entrare nel sogno lucido, in cui si è coscienti del fatto che si sta sognando, e questa consapevolezza ci dà la possibilità di lavorare (direttamente) sul contenuto del sogno». (da Jodorowsky A., "Psicomagia. Una terapia panica", edito da Feltrinelli, Milano, 2006. In questo agile volumetto, che consiglio di leggere, vi è un intero capitolo dedicato ai sogni lucidi, in cui l'autore ne riporta alcuni suoi).
  3. Deleuze G., Guattari F., "Anti-Edipo. Capitalismo e schizofrenia", 1972, traduzione italiana di Fontana A., Torino, Einaudi, 2002
  4. Tabucchi A., "Sostiene Pereira", Feltrinelli, Milano, 1994
  5. LaBerge S., "Lucid dreaming", traduzione italiana "Sogni coscienti", Armenia Editore, Milano, 1988
  6. Escludiamo il significato di vigilanza, che è un tono di fondo - peraltro necessario - dipendente dall'attività di processi sottocorticali e che mantiene viva l'attenzione e la reattività del soggetto nei confronti degli stimoli del mondo esterno. La vigilanza, com'è ovvio che sia, non è mai totalmente assente, tranne in casi patologici fino alla gravità del coma, e può variare da un massimo a un minimo, come nella sonnolenza. Nel sonno non si evidenzia, tuttavia è potenzialmente evocabile con stimoli di risveglio. Se la coscienza di veglia non è possibile senza vigilanza, al contrario possono esservi condizioni di vigilanza senza coscienza (sindrome apallica).
  7. In italiano il termine intenzionalità è maggiormente riconducibile al significato che assume il verbo "volere" e a tutte le sfumature che assume nel definire un'azione, un proposito, un movimento del soggetto in relazione ad un oggetto.
  8. Cicogna P., Cavallero C., "Coscienza e sogno", estratto dalla "Rivista di Psicologia", Nuova serie (1, 2, 3), Gen. Dic. 1993
  9. Cicogna P., Cavallero C., 1993, op. cit.
  10. Non si è certi se la coscienza dipenda dal tipo di organizzazione funzionale del cervello oppure dalla sua stessa specifica architettura biologica, dinamicamente interconnessa, e allo stato attuale della ricerca non sembra possibile individuare con precisione una struttura cerebrale o una particolare funzione in grado da sola di produrre coscienza (le ricerche svolte sulla coscienza visiva hanno mostrato come di volta in volta si attivino delle coalizioni neuronali istantanee, con particolari frequenze di scarica, a seconda che l'attenzione si focalizzi su una zona piuttosto che un'altra del campo visivo o dell'oggetto percepito). La coscienza ha un'importanza fondamentale perché consente soluzioni e scelte estremamente flessibili e versatili, e pertanto riesce a far fronte agli imprevisti: le risposte coscienti, che implicano cioè consapevolezza, sembrano infatti essere quelle più adattive proprio per la loro connotazione aspecifica e non automatica.
    La coscienza umana, a mio parere, costituisce un processo operativo-decisionale altamente evoluto e complesso: un processo autosservante e autosenziente; che si osserva, cioè, e si sente perché dotato di autoricorsività e autorganizzazione e che conseguentemente genera il soggetto dell'osservazione (ponendolo in tal modo in una particolare e forse unica interazione con l'ambiente e con l'altro-da-sé). Questo processo crea pertanto le condizioni probabilmente più favorevoli per produrre il pensiero, quale esito di una sorta di dialettica tra stimoli esterni ed interni inizialmente guidata dagli scopi e fattore decisivo per dar luogo a una evoluzione che non sia semplicemente quella affidata alla selezione biologica (vedi in proposito Solms M. e Turnbull O., "Il cervello e il mondo interno. Introduzione alle neuroscienze dell'esperienza soggettiva", Raffaello Cortina, Milano, 2004).
  11. In un certo senso, è la stessa situazione di quando, per esempio, si sta pensando a qualcosa e si sa che si sta pensando.
  12. La coscienza onirica, nel sogno non lucido o sogno ordinario, ha un carattere limitato alla sola rappresentazione, in sede corticale, degli output e dei segnali endogeni provenienti molto probabilmente dall'attività - tipica del sonno REM - del sistema PGO. A causa sia dell'inibizione degli input esterni sia dell'interazione sensoriale che coinvolge gli stessi sistemi cerebrali deputati, durante la veglia, alla costruzione delle percezioni, questi segnali interni vengono interpretati come se fossero realmente provenienti dall'esterno. Nel sogno lucido, verosimilmente, un'attivazione corticale di ordine superiore produrrebbe quella componente mentale autoriflessiva - spesso in concomitanza con il riconoscimento critico delle incongruenze delle immagini oniriche - sufficiente a generare la consapevolezza di stare sognando senza necessariamente provocare risveglio.
  13. Un esempio di resoconto onirico riferibile a tale aspetto potrebbe essere il seguente: «... pensavo di essere sopra il terrazzo di casa mia e di cadere dal cornicione... mi appoggiavo al terrazzo, alla ringhiera, e cadevo giù... Quando stavo cadendo avevo la sensazione come se tutto il mio corpo fosse trascinato. Comunque io vedevo la scena come spettatore ma anche come attore. Mi rendevo conto di essere qui a letto e che la scena proveniva dalla mia mente, e contemporaneamente mi sentivo nella scena mentre stavo cadendo...».
    Zito A., Cicogna P., Cavallero C., "Dream Data Bank: una banca dati per la ricerca sulla fenomenologia del sogno", Giornale Italiano di Psicologia, nr.5, Dicembre 1991 - DDB sogno cod. 06
  14. Come, per esempio, nel seguente frammento di resoconto onirico: «... Io ero spettatore esterno, anche se di volta in volta mi immedesimavo in queste persone che pur avevano una fisionomia ben precisa. Quindi partecipavo, immedesimandomi nelle situazioni».
    Zito A. et Al., op. cit., 1991 - DDB sogno cod. 82
    Nei sogni ordinari l'ego onirico può anche avere un ruolo più distaccato, da semplice osservatore, e vedere pertanto la scena onirica da una posizione privilegiata: «... Io vedevo tutto come in un film: la scena si svolgeva per la strada... immagino che io fossi in quella strada. C'era quest'uomo sposato e questo tipo che assomigliava ad Alberto Sordi che gli consigliava di eliminare quella persona...».
    Zito A. et Al., op. cit., 1991 - DDB sogno cod. 33
    A volte l'ego onirico del sognatore può mantenere lo stesso grado di coinvolgimento in due differenti localizzazioni, come nel caso seguente:
    «Ero solo, dovevo attraversare (la strada), ma avevo paura perché tutte le macchine non accennavano a rallentare; io avevo fretta e cercavo di attraversare perché ormai ero in mezzo. L'ultima scena è stata quella di me dentro un bar che chiedevo informazioni a una persona circa la possibilità di riuscire ad attraversare la strada; io ero sia al bar sia per la strada che cercavo di attraversare; col corpo mi sentivo in entrambi i luoghi».
    Zito A. et Al., op. cit., 1991 - DDB sogno cod. 94
    Il resoconto appena riportato potrebbe essere riferibile a una condizione pre-lucida - più avanti nel testo - in cui una incongruenza, come quella descritta, può generare un certo senso critico, precursore di lucidità. Nel sogno lucido l'osservatore onirico è esterno al sogno ma il sognatore tuttavia è contemporaneamente dentro il sogno, vissuto attraverso l'ego onirico. Nel S. L. la condizione "esterna" dell'osservatore onirico è decisamente diversa da quella del sogno ordinario, proprio perché è legata da una parte alla contemporaneità del vissuto dell'ego onirico (che è dentro il sogno e lo vive) e dall'altra al "sapere che" tale vissuto non si riferisce alla realtà. Sembrerebbe quindi in rapporto con una sorta di "distacco" dalla scena del sogno.
  15. LaBerge S., 1988, op. cit.
  16. «... Mi vedevo cadere dalle scale, avevo la piena consapevolezza di essere a letto. Eravamo in due su una scala, ma è tutto molto sfumato... A un certo punto mi sembrava di essere a penzoloni e poi di cadere. Non mi sentivo cadere, mi vedevo cadere, e mentre mi vedevo avevo la consapevolezza di essere a letto».
    Zito A. et Al., op. cit., 1991 - DDB sogno cod. 16
  17. LaBerge S., 1988, op. cit.
  18. Sartre tratteggia con straordinaria acutezza questa comune esperienza: «Mi è capitato... di dire in sogno: "stavolta non sto sognando". Sembra che abbia compiuto qui un atto riflessivo, e che quest'atto riflessivo sia stato fallace; ciò che metterebbe in discussione il valore stesso della riflessione. Ma, in realtà, quest'atto riflessivo non è stato realmente compiuto: è un atto riflessivo immaginario, effettuato dall'io-oggetto (l'ego onirico, secondo la terminologia di LaBerge), non dalla mia coscienza».
    Sartre J.P., "L'imaginaire. Psychologie phenomenologique de l'imagination", traduzione italiana, "Immagine e coscienza", Einaudi, Torino, 1964
  19. Jayne Gackenbach riporta le seguenti percentuali tratte da numerose ricerche: «... circa il 58% della popolazione ha sperimentato un sogno lucido almeno una volta nella vita, mentre il 21% circa riferisce sogni lucidi con una qualche frequenza (uno o più al mese). In aggiunta, il 13% dei ricordi di sogni il mattino dopo, e registrati in diari di sogni, sono verosimilmente (riferibili a) sogni lucidi». Gackenbach J., "An Estimate of Lucid Dreaming Incidence", Tenth Anniversary Issue of Lucidity Letter, 2004, Lucidity Association 1991, (in http://www.sawka.com/spiritwatch/10year.htm)
  20. La tecnica di comunicazione extraipnica di LaBerge prevedeva inizialmente uno schema prestabilito di movimenti oculari.
    Bisogna precisare che i movimenti oculari, insieme ad alcuni brevi episodi mioclonici e a piccoli movimenti segmentali degli arti, sono normalmente gli unici fenomeni che, durante la fase REM del sonno, sfuggono alla inibizione motoria e alla conseguente atonia. Per questo motivo possono essere, almeno parzialmente, controllati volontariamente dai sognatori lucidi esperti, e utilizzati perciò a scopo comunicativo durante il sogno. Grazie agli studi di Michel Jouvet si è scoperto che l'inibizione motoria, che interessa prevalentemente la muscolatura estensoria, è indotta dall'attività che il sistema costituito dal locus coeruleus-alfa, dal fascio discendente ponto-bulbare, dal nucleo gigantocellulare bulbare e dal successivo fascio bulbo-spinale esercita a livello dei motoneuroni-alfa.
  21. Jouvet M., "Le sommeil et le reve", traduzione italiana "Il sonno e il sogno", edito da Guanda, Parma, 1993b
  22. Secondo Tart il sogno lucido è, come altre condizioni, uno stato di coscienza discreto (d-SoC, discrete State of Consciousness), non essendovi continuità tra una l'altra. In particolare il S. L. costituisce una condizione, tuttavia non-contraddittoria, sospesa tra consapevolezza e capacità di immaginare e "allucinare" (Tart C.T., "Stati di coscienza", Astrolabio, Roma, 1977)
  23. LaBerge S., 1988, op. cit.
  24. LaBerge S., 1988, op. cit.
    Tra l'altro, dalla rilevazione dei tracciati EEG dei sognatori lucidi sembrano emergere altri due dati: un elevato livello di attività alfa e un certo grado di sincronizzazione interemisferica, quest'ultimo rintracciabile anche nello stato di Meditazione Trascendentale (vedi anche Hunt H., "Lucidity as a Meditative State", in Lucidity Letter, 6(2), 1987).
  25. LaBerge S., 1988, op. cit.
  26. LaBerge S., 1988, op. cit.
  27. Come nel famoso "sogno della ghigliottina".
  28. LaBerge S., 1988, op. cit.
  29. L'operatività e il funzionamento "in parallelo" sembrano invece caratteristici dei processi "inconsci" - come ci ricorda P.N. Johnson-Laird - di ciò che soggiace alla "rappresentazione" e che consente di ottenerla ma con la quale non può essere identificato.
  30. L'esperienza del sogno lucido implica (come vedremo più avanti, nel testo) la precisa consapevolezza di avere due corpi: un corpo fisico, che è quello che dorme, e un corpo di sogno che è quello che partecipa all'esperienza onirica e vive in essa.
  31. LaBerge S., 1988, op. cit.
  32. LaBerge S., 1988, op. cit.
  33. LaBerge S., 1988, op. cit.
  34. LaBerge S., 1988, op. cit.
  35. LaBerge S., 1988, op. cit.
  36. LaBerge S., 1988, op. cit.
  37. LaBerge S., 1988, op. cit.
  38. Sognatori, cioè, definiti "frequentemente lucidi", con una frequenza minima di sogni lucidi di 1 o 2 volte in un mese. Il campione constava di un gruppo di 7 persone, 5 donne e 2 uomini, di età compresa tra i 35 e i 54 anni, di diversa occupazione ed estrazione sociale.
  39. A volte può capitare, pur sapendo di sognare, di stupirsi del fatto che il sogno che si sta vivendo non aderisce alle regole del mondo reale.
  40. Snyder M.J., Gackenbach J.I., "Individual Differences associated with Lucid Dreaming", in Gackenbach J.I., LaBerge S., "Conscious Mind, Sleeping Brain", Plenum Press, N.Y., 1988
  41. Blagrove M., Tucker M., "Individual Differences in Locus of Control and Reporting of Lucid Dreaming", Personality and Individual Differences, 16, 1994
  42. Gackenbach J.I., Heilman N., Boyt S., LaBerge S., The Relationship between Field-Indipendence and Lucid Dream Ability, in "Journal of Mental Imagery", 9(1), 20,1985
  43. Fellows F.P., "Working within the lucid dream", in Gackenbach J.I., LaBerge S., (eds) "Conscious mind, sleeping brain", Plenum Press, N.Y., 1988
  44. Malamud M.J., "Learning to become fully lucid. A program for inner growth", in Gackebach J.I., etc. (vedi nota precedente).
  45. «... rimanere coscienti durante il sogno lucido richiede uno sforzo considerevole perché le emozioni provate in sogno sono reali. Se sei spaventato, lo sei per davvero, provi terrore, ed è difficile combatterlo. Alla fine, il grande insegnamento del sogno lucido non è tanto scoprire la magia quotidiana, quanto piuttosto l'importanza della lucidità. Non dimenticare che, senza lucidità, niente è possibile. Come ti ho già detto, dal momento in cui ti fai travolgere da un'esperienza, il sogno ti assorbe e perdi lucidità, l'unica condizione che preserva la dimensione magica. La magia che abbiamo evocato non opera se non nel di stanziamento; a permettere il gioco è la lucidità del testimone (l'osservatore onirico), mentre l'identificazione (l'ego onirico), al contrario, limita l'esistenza, restringe il campo delle possibilità».
    Jodorowsky A., 2006, op. cit.
  46. «... contemporaneamente al fatto di vedere mio nonno, pensavo che fosse un sogno... Ho provato una forte emozione nel vedere mio nonno, e soprattutto, poiché ero consapevole che si trattasse di un sogno, mi dava emozione la persona vicino a me (una figura femminile) che era a sua volta emozionatissima e mi dava degli spintoni perché tornassi indietro...».
    Zito A. et Al., 1991, op. cit. - DDB sogno cod. 20
  47. Wolpin M., Martson A., Randolph C., Clothier A., Individual difference correlates of reported Lucid Dreaming Frequency and Control, in "Journal of Mental Imagery", 1992, 16, (3-4)
  48. Esistono altre tecniche, o meglio pratiche, che appartengono alla tradizione di dottrine mistiche e filosofiche orientali il cui scopo non è quello di favorire specificamente la comparsa di sogni lucidi, ma quello di sviluppare una estensione della consapevolezza. Il sogno lucido risulterebbe quale effetto secondario di tali pratiche.
  49. LaBerge S., 1988, op. cit.
  50. Bizzarri M., "Sistemi operativi e stati mentali. L'attivazione del "guaritore interno" come espressione di funzione di stati", Seminario Istituto "Riza Psicosomatica", Milano, 22 maggio 2004
  51. Jouvet M., 1993b, op. cit.
  52. LaBerge S., 1988, op. cit.
  53. Cicogna P., Cavallero C., 1993, op. cit.
  54. LaBerge S., 1988, op. cit.; Tholey P., Techniques for inducing and manipulating lucid dreams, in "Perceptual and Motor Skills, 57, 1983
  55. Wolpin M. et Al., 1992, op.cit.
  56. Wolpin M. et Al., 1992, op. cit.
    Un dato interessante circa la frequenza di sogni lucidi, sempre riportato da Wolpin M. et Al., riguarda lo "stress", condizione che sembra associata equamente sia con l'aumento sia con la diminuzione della frequenza di sogni lucidi. D'altronde la nozione di stress è ambivalente: sotto una certa soglia, variabile da individuo a individuo e da situazione a situazione, lo stress è positivo (eustress) mentre sopra tale soglia lo stress è chiaramente nocivo (distress).
  57. LaBerge S., 1988, op. cit.
  58. LaBerge S., 1988, op. cit.
  59. LaBerge S., 1988, op. cit.
  60. LaBerge S., 1988, op. cit.
  61. LaBerge S., 1988, op. cit.
  62. LaBerge S., 1988, op. cit.
  63. LaBerge S., 1988, op. cit.
  64. LaBerge S., 1988, op. cit.
  65. LaBerge S., 1988, op. cit.
  66. Bertini M., Prospettive terapeutiche di una nuova tecnica per la rilevazione di contenuti mentali durante il sonno, intervento al "Convegno Internazionale S.I.T.I.M.", Cortina, Luglio 1970; Bertini M., Il linguaggio del sogno attraverso il sonno e la veglia, in "Il linguaggio del sogno" a cura di V. Branca, C. Ossola, S. Resnik, Quaderni di San Giorgio - Sansoni Editore, Firenze, 1984
  67. Bertini M., 1984, op. cit.
  68. L'utilizzazione era di tipo clinico-terapeutico ed era costituita principalmente dal confronto, alla presenza del soggetto, del protocollo onirico verbalizzato e registrato "durante il sonno" con quello raccolto risvegliando subito dopo il soggetto stesso. Tale confronto era mirato a capire l'eventuale attività di un meccanismo che potesse agire nel senso di una elaborazione secondaria.
    Qualcosa di simile fu fatto anche da Akhter Ahsen che suggerì una tecnica per stimolare in seduta la produzione di un sogno - detto sogno "prolucido" - sulla base del sogno notturno originario riportato dal soggetto e "manipolato" attraverso l'introduzione di personaggi rappresentanti prevalentemente le figure genitoriali (Ahsen A., Prolucid Dreaming: a content Analysis Approach to Dreams, in "Journal of Mental Imagery", 1988, 12 - 1). Una tecnica analoga fu messa a punto da Fritz Perls nell'ambito della psicoterapia gestaltica. La tecnica di Perls prevedeva la (ri)messa in scena del sogno (una sorta di psicodramma onirico) da parte del paziente-sognatore che ne interpretava, integrandone gli aspetti-Sé, i personaggi, i ruoli e persino gli oggetti.
  69. Bertini M., 1970, op. cit.
  70. Tholey P., Techniques for Inducing and Manipulating Lucid Dreams, in "Perceptual and Motor Skills", 57, 1983
  71. Tholey P., 1983, op. cit.
  72. Tholey P., 1983, op. cit.
  73. Tholey P., 1983, op. cit.
  74. LaBerge S., 1988, op. cit.
  75. Cfr. Godwin M., "The Lucid Dreamer", traduzione italiana, "Il sognatore Lucido", edito da Corbaccio, Milano, 1999 (vedi nota nr.16)
  76. LaBerge S., 1988, op. cit.
  77. Nella tradizione del buddismo tibetano, il sogno lucido è considerato un particolare effetto estensivo dello sviluppo della propria consapevolezza (vedi nota nr. 30). In questa tradizione vengono individuati dei metodi di mantenimento della consapevolezza durante il sonno (partendo dalla condizione di veglia) che sfruttano un tecnica respiratoria addominale profonda (detta "potshaped" o "a forma di vaso") e degli esercizi di visualizzazione simbolica.
  78. Tholey P., 1983, op. cit.
  79. Tholey P., 1983, op. cit.
  80. Tholey P., 1983, op. cit.
  81. Tholey P., 1983, op. cit.
  82. Tholey P., 1983, op. cit.
  83. Tholey P., 1983, op. cit.
  84. Tholey P., 1983, op. cit.
  85. Tholey P., 1983, op. cit.
  86. Tholey P., 1983, op. cit.
  87. Tholey P., 1983, op. cit.
  88. Tholey P., 1983, op. cit.
  89. Tholey P., 1983, op. cit.
  90. Tholey P., 1983, op. cit.
  91. Tholey P., 1983, op. cit.
  92. Tholey P., 1983, op. cit.
  93. LaBerge S., 1988, op. cit.
  94. Tholey P., 1983, op. cit.
  95. Tholey P., 1983, op. cit.
  96. Tholey P., 1983, op. cit.
  97. Tholey P., 1983, op. cit.
  98. Tholey P., 1983, op. cit.
  99. LaBerge S., 1988, op. cit.
  100. Tholey P., 1983, op. cit.
  101. Tholey P., 1983, op. cit.
  102. Tholey P., 1983, op. cit.
  103. Tholey P., 1983, op. cit.
  104. Tholey P., 1983, op. cit.
  105. LaBerge S., 1988, op. cit.
  106. LaBerge S., 1988, op. cit.
  107. LaBerge S., 1988, op. cit.
  108. LaBerge S., 1988, op. cit.
  109. LaBerge S., 1988, op. cit.
  110. LaBerge S., 1988, op. cit.
  111. Vedi nota nr. 13
  112. LaBerge S., 1988, op. cit.
  113. LaBerge S., 1988, op. cit.
  114. LaBerge S., 1988, op. cit.
  115. LaBerge S., 1988, op. cit.
  116. LaBerge S., 1988, op. cit.
  117. Tholey P., 1983, op. cit.
  118. LaBerge S., 1988, op. cit.
  119. Tholey P., 1983, op. cit.
  120. Tholey P., 1983, op. cit.
  121. Tholey P., 1983, op. cit.
  122. LaBerge S., 1988, op. cit.
  123. LaBerge S., 1988, op. cit.
  124. Vedi anche la tecnica di "looping" decritta da Alejandro Jodorowsky. In A. Jodorowsky, 2006, op. cit.
  125. LaBerge S., 1988, op. cit., La tecnica rotazionale - altrove chiamata "spinning" - descritta da LaBerge per conservare la lucidità modificando lo scenario di un falso risveglio, e' analoga alla tecnica descritta da Godwin (cfr. M. Godwin, 1999, op. cit.).
  126. LaBerge S., 1988, op. cit.
  127. Controlli effettuati attraverso le risposte elettronistagmografiche hanno permesso di stabilire un'intensa attivazione vestibolare durante il sogno lucido, riflessa in specifiche esperienze mentali come quelle di volo, di galleggiamento o di sospensione nel vuoto. Se è possibile che il sistema vestibolare venga autonomamente sollecitato (dall'attività PGO) producendo, come nell'ipotesi di Allan Hobson, esperienze di volo, è altrettanto possibile che queste ultime, consapevolmente evocate nel sogno lucido quali esperienze inusuali particolarmente desiderate, inducano una risposta di attivazione vestibolare.
    È stata anche riscontrata una correlazione positiva tra stimolazioni vestibolari esterne (per esempio l'essere "cullati" in una amaca) e la frequenza di sogni lucidi, e fra questa e la capacità di equilibrio statico (in stato di veglia) dei sognatori.
  128. Dai nuclei vestibolari di Schwalbe, di Deiters e di Bechterew si diramano delle fibre ascendenti, lungo il fascicolo longitudinale mediale, che raggiungono i nervi cranici oculomotori.
  129. LaBerge S., 1988, op. cit.
  130. Pompeiano O., Morrison A.R., "Vestibular influences during sleep, I. Abolition of the rapid eye movements of desynchronized sleep following vestibular lesions" arch. It. di Biol., 103, 1965
  131. Pescetto G., Dettore D., "Fondamenti neurobiologici del sonno e del sogno", Giardini Editori, Pisa, 1982
  132. Tholey P., 1983, op. cit.
    L'effetto di fissazione dello sguardo nel sogno verrà considerato nel paragrafo dedicato alle tecniche di manipolazione onirica.
  133. Sono noti gli episodi, soprattutto quelli famosi, in cui una soluzione creativa di un problema è apparsa in sogno o dopo una notte di sonno. In questi casi il problema è come se fosse "in sospensione" nella mente. Durante il sonno, in particolare il sonno REM, le stimolazioni tronco-encefaliche e sottocorticali che coinvolgono la corteccia - e quindi le informazioni consolidate e quelle in corso di consolidamento, specialmente quelle relative al problema "in sospensione" - riorganizzerebbero il network neuronale e le connessioni associative secondo modalità e percorsi differenti rispetto alla veglia. Ciò darebbe luogo sia nel sogno (che è comunque l'esito mentale di tale processo inconscio) sia nel momento del risveglio a una diversa configurazione del problema stesso e alla rappresentazione, in forma figurale e simbolica, della sua soluzione.
  134. LaBerge S., 1988, op. cit.
  135. LaBerge S., 1988, op. cit.
  136. LaBerge S., 1988, op. cit.
  137. Tholey P., Consciousness and Abilities of dream characters observed during lucid dreaming, in "Perceptual and Motor Skills", n. 68, 1989
  138. Tholey P., 1983, op. cit.
  139. Tholey P., 1983, op. cit.
  140. Tholey P., 1983, op. cit.
  141. Tholey P., 1983, op. cit.
  142. Tholey P., 1983, op. cit.
  143. Tholey P., 1983, op. cit..
  144. Tholey P., 1983, op. cit.
  145. Tholey P., 1983, op. cit.
  146. Tholey P., 1983, op. cit.
  147. Tholey P., 1983, op. cit.
  148. Tholey P., 1983, op. cit.
  149. Tholey P., 1983, op. cit.
  150. Tholey P., 1983, op. cit.
  151. Jouvet M., 1993b, op. cit.
  152. Jouvet M., 1993b, op. cit.
  153. Jouvet M., 1993b, op. cit.
  154. Tholey P., 1983, op. cit.
  155. Tholey P., 1983, op. cit.
  156. Tholey P., 1983, op. cit.
  157. Tholey P., 1983, op. cit.
  158. È bene ricordare, di seguito alle parole di Tholey, ciò che scrive Jolande Jacobi a proposito del concetto di "complesso": «Secondo la definizione di Jung (i complessi) sono parti psichiche frantumate della nostra personalità, gruppi di contenuti psichici che si sono staccati dalla coscienza e funzionano in modo arbitrario e autonomo, "conducono un'esistenza a parte nelle zone oscure... donde possono in ogni momento ostacolare o favorire le prestazioni coscienti...". I complessi non significano necessariamente un'inferiorità dell'individuo, ma attestano semplicemente "che esiste qualcosa di disarmonico, di non assimilato, di contrastante...". Indicano tuttavia sempre ciò che l'individuo non ha saputo risolvere, "in breve il punto debole nella più completa accezione del termine...".
    L'origine del complesso è sovente un cosiddetto trauma, uno shock emotivo o qualcosa di simile, per il quale è stato "incapsulato" o staccato un pezzo di psiche. Esso può fondarsi, secondo Jung, sia in avvenimenti o conflitti della prima infanzia, sia in avvenimenti o conflitti attuali»
    .
    (Jacobi J., "La psicologia di Carl Gustav Jung", Universale Scientifica Boringhieri, Torino, 1973)
  159. Tholey P., 1983, op. cit.
  160. Tholey P., 1983, op. cit.
  161. McEwan I., "The Daydreamer", traduzione italiana, "L'inventore dei sogni", edito da Einaudi, Torino, 1994
  162. Mann T., "Der Zauberberg", traduzione italiana di Ervino Pocar, "La montagna incantata", edito da Corbaccio, Milano, 1992
  163. Wolpin M. et Al., 1992, op. cit.
    È opportuno sollevare un dubbio circa le sensazioni oniriche di tipo olfattivo e gustativo (cfr. M. Godwin, 1999, op. cit.). Come si sa gli odori e i sapori costituiscono esperienze sensoriali facilmente memorizzabili, dotate peraltro di una forte resistenza all'oblio, ma legate alla fattuale modalità di riconoscimento piuttosto che a una modalità rievocativa, di ricostruzione e di rappresentazione mentale. Sognare questo tipo di esperienze potrebbe riflettere in realtà il risultato dell'elaborazione secondaria di un'immagine (onirica) legata a tali esperienze. Sognare un mazzo di rose fresche, per esempio, potrebbe implicare la difficoltà, nel ricordo al risveglio, a non credere di averne sognato anche il fragrante profumo. Diverso è invece ciò che riguarda le sensazioni tattili.
    Queste sensazioni hanno molto in comune, probabilmente anche a livello di codificazione mnemonica, con le percezioni visive e le immagini, giacché le forme degli oggetti non solo si vedono ma si toccano. Per questa ragione l'immagine mentale di un oggetto, e verosimilmente anche la sua immagine onirica, richiama qualità formali che sono si visibili, ma che contengono anche informazioni acquisibili attraverso il tatto. Non è difficile immaginare un oggetto con una superficie ruvida, dura e irregolare, per esempio una parete rocciosa, e nello stesso tempo "sentirne" quasi le spigolose asperità, la tagliente e cristallina scabrezza e persino la diversa e composita granulosità.
  164. Wolpin M. et Al., 1992, op. cit.
  165. Cicogna P. e Cavallero C. (vedi 1993, op. cit.) avanzano a questo riguardo un'ipotesi, secondo la quale l'attivazione bottom-up (forse casuale) di contenuti mnestici che avviene durante tutti i sogni è seguita da un processo cognitivo elaborativo che, se da una parte dà conto della forma rappresentazionale onirica, dall'altra avvia, come retroazione top-down, una sorta di pianificazione della trama, ossia di attivazione e di attingimento di ulteriori contenuti di memoria almeno in parte pertinenti a quelli rappresentati, date le loro connessioni associative. Ciò forse darebbe conto anche del fatto che talvolta, nel ricordo al risveglio, il sogno sembra costituirsi come una sequenza narrativa, con una struttura continua di significati, con un inizio, un punto centrale e una conclusione.
  166. «... il sogno lucido mi ha insegnato a muovermi all'interno di una realtà duttile in seno alla quale si può produrre qualsiasi mutamento, qualsiasi trasformazione. Dipende soltanto dalla mia intenzione: nel sogno lucido, il desiderio di voler essere in Africa, tra branchi di elefanti, era sufficiente a trasportarmici...». Jodorowsky A., 2006, op. cit.
  167. LaBerge S., 1988, op. cit.
  168. Zito A., Cicogna P., Cavallero C., Dream Data Bank: una banca dati per la ricerca sulla fenomenologia del sogno, in "Giornale Italiano di Psicologia, nr. 5, Dicembre 1991
  169. Tholey P., 1983, op. cit.
  170. Tholey P., 1983, op. cit.
  171. Tholey P., 1983, op. cit.
  172. Tholey P., 1983, op. cit.
  173. Tholey P., 1983, op. cit.
  174. Tholey P., 1983, op. cit.
  175. «... il sogno lucido mi ha insegnato a confrontarmi con il mostro. Si può fuggire finché non ci si sente sufficientemente forti per affrontarlo; ma arriva il momento in cui bisogna guardarlo negli occhi. Perché accade spesso che la sfida faccia si che il mostro si trasformi in un alleato. La nostra paura aumenta l'animosità dell'avversario, mentre la volontà di affrontarlo con amore lo disarma...». Jodorowsky A., 2006, op. cit.
  176. Wolpin M. et Al., 1992, op. cit.
  177. È il caso, emblematico, di una mia paziente, A.G. di 38 anni, che riferisce di un suo incubo ricorrente in cui può accaderle che sopraggiunga la lucidità onirica indotta da una figura di donna.
    Questa donna ha le sue sembianze e l'avverte che quello che sta vivendo è solo un sogno:
    «Ho frequentemente un incubo: sto soccorrendo mio padre che sta morendo. Mi inginocchio accanto a lui, lo prendo tra le mie braccia. Piango. Provo una grandissima sofferenza, un dolore immenso...
    A quel punto compare una figura di donna. È vestita come me, ha le mie sembianze, e anche se non riesco a vedere bene il suo volto so che è un'altra me stessa. È una donna dura, forte, decisa. Con voce perentoria mi dice, anzi mi ordina di svegliarmi: "Anna! Svegliati! Questo è un sogno, è solo un sogno. Basta soffrire!". Provo rabbia per quella donna, per quell'altra me stessa tuttavia cosi diversa da me, ma le sono grata perché in quel preciso istante so che sto sognando. Mi rendo conto che ciò che vivo è un sogno perché lo sperimento anche attraverso quell'altra me stessa. Non soffro più. Il dolore scompare. Mio padre non muore. La scena allora si modifica in un'altra scena di cui non ho mai ricordo, oppure mi sveglio, ma senza angoscia e senza pena»
    .
    Il trattamento dei disturbi da incubo viene peraltro descritto da altri autori come l'area elettiva di applicazione del sogno lucido (per es. Brylowski B.A. in Nightmares in crisis: clinical application of the lucid dreaming technique, in "Psychiatric Journal of the University of Ottawa", 15, 2, 1990)
  178. Tholey P., 1983, op. cit.
  179. Tholey P., 1983, op. cit.
  180. Tholey P., 1983, op. cit.
  181. Tholey P., 1983, op. cit.
  182. Tholey P., 1983, op. cit.
  183. Tholey P., 1983, op. cit.
  184. Tholey P., 1983, op. cit.
  185. Tholey P., 1983, op. cit.
  186. Tholey P., 1983, op. cit.
  187. Tholey P., 1983, op. cit.
  188. Tholey P., 1983, op. cit.
  189. Tholey P., 1983, op. cit.
  190. Tholey P., 1983, op. cit.
  191. Tholey P., 1983, op. cit.
  192. Tholey P., 1983, op. cit.
  193. Tholey P., 1983, op. cit.
  194. Tholey P., 1983, op. cit.
  195. Hearne K.M.T., A "light-switch" phenomenon in Lucid Dreams, in "Journal of Mental Imagery", 5, 1981; Effects of performing certain set tasks in Lucid Dreams, in "Perceptual and Motor Skills", 54, 1982
  196. Tholey P., 1983, op. cit.
  197. Moss K., Wayne State University, Performing the light-switch task in lucid dreams: a case study, in "Journal of Mental Imagery", 13 (2), 1989
  198. Tholey P., 1983, op. cit.
  199. Tholey P., 1983, op. cit.
  200. Tholey P., 1983, op. cit.
  201. Vedi nota nr. 137
  202. Vedi anche Potamianou A., Somatization and Dream Work, in "Psychoanalytic Study of the Child", v. 45, 1990.
    Riguardo al sogno come momento esperienziale, agganciato sia alla vicenda soggettiva sia agli snodi interpretativi, talora cruciali, di una relazione terapeutica, non posso non menzionare il caso di un'altra mia paziente, la quale, sfruttando la tecnica dell'intenzione descritta da Tholey, dopo circa una settimana di tentativi è riuscita a sognare una "situazione piacevole":
    «Volevo sognare qualcosa di piacevole, qualcosa che mi avrebbe fatto bene. Dopo una settimana di tentativi, in cui, mentre mi addormentavo, cercavo di fissarmi questa generica intenzione, ho sognato mio nonno. Mi è apparso in sogno all'improvviso dicendomi "Eccomi qua, mi hai chiamato e sono venuto". Ero commossa e felice. Mi ha preso per mano e siamo andati a fare una gita, come quando ero piccola. Per la prima volta dopo molto tempo mi sono svegliata felice. Non avevo intenzione di sognare proprio mio nonno quando volevo sognare qualcosa di piacevole, ma è come se la mia mente avesse obbedito al mio desiderio e avesse scelto per me un ricordo lontano che avevo quasi dimenticato». In questo modo il sogno (non un sogno lucido, benché sia stata determinante una tecnica di induzione del sogno lucido) si è costituito esso stesso, direttamente, come esperienza positiva e come momento terapeutico, in questo caso anche sulla base di quanto emerso nel corso della relazione (per l'appunto una profonda e antica infelicità della paziente).
  203. Notafranchi P.P., "Il sogno e la cultura dominante", in "Il mondo dei sogni", di Agresta F. e Notafranchi P.P., in "Riza Scienze", 12, 1986
  204. Una conclusione che riflette chiaramente la lezione junghiana circa l'interpretazione del sogno "sul piano esclusivo del soggetto".
  205. LaBerge S., 1988, op. cit.
  206. LaBerge S., 1988, op. cit.
  207. Tholey P., Applications of Lucid Dreaming in Sports, in "Tenth Anniversary Issue of Lucidity Letter", 2004, Lucidity Association, 1991
  208. «Experiments showed that repeated movements in particular can be substantially improved with the appropriate exercises during lucid dreaming... This improvement was imputed to various tendencies towards a good gestalt ("pregnance") that be observed in all living systems in which the individual parts are locked into dynamic interaction with each other. In a lucid dreaming the individual areas of the phenomenal field interact in a more intensely dynamic way than in a waking state in which the areas of the phenomenal field are more dependent on sensory processes».
    (Tholey P., op. cit., 2004)
  209. Tholey cita due esempi in proposito:
    «Jean-Claude Killy, winner of several Olympic medals in Alpine skiing, reports that on the evening before a race, in a half-sleeping state ("...stato di semi-addormentamento..."), he mentally skis over the slalom course (which he has imprinted in his memory during the day) as many times as are necessary to master the course well enough to ski it without falling».
    Tholey soggiunge correttamente che: «although this is hypnagogic rehearsal, the technique can be used in lucid dreams».
    Più avanti riporta l'esperienza personale di Sladko Solinski, «an internationally successful equestriandreams», il quale riferisce in particolare che «during lucid dreaming "I ride" the course through several times (three to nine times), exactly and completely. Based on this experience, my "body knowledge" is sufficient to get through the course autonomously, i.e., without conscious or deliberate effort». Tholey P., op. cit., 2004
  210. «This is especially important for complex types of sports in which the athlete must quickly react to unforeseen situations». Tholey P., op. cit., 2004
  211. Tholey P., op. cit., 2004
  212. Tholey P., op. cit., 2004
  213. LaBerge S., 1988, op. cit.
  214. LaBerge S., 1988, op. cit.
  215. LaBerge S., Healing Through Lucid Dreaming, in "Tenth Anniversary Issue of Lucidity Letter, 2004, Lucidity Association", 1991
  216. LaBerge S., 1988, op. cit., LaBerge S., 2004, op. cit.
  217. LaBerge S., 1988, op. cit.
  218. LaBerge S., 1988, op. cit.
  219. LaBerge S., 1988, op. cit.
    In alcuni casi in misura decisamente completa, come nota E.W. Kellogg III in un intervento in cui riporta un suo sogno lucido di guarigione. Kellogg continua: «...lucid dream healing involves mental certainty of a change-of-state non usually available in other self-healing modes such as visualization therapies».
    Infatti, conclude, a proposito della malattia che lo ha colpito alla gola, «I did not imagine (nel senso di "pensare") that I had healed my tonsil, I experienced a healthy tonsil».
    (E.W. Kellogg III, A Personal Experience in Lucid Dream Healing, in "Tenth Anniversary Issue of Lucidity Letter", 2004, Lucidity Association 1991). Le immagini evocate, in un sogno lucido, acquistano la forza di un'esperienza reale. Ciò è vero anche per le immagini connesse con esperienze di guarigione e di ripristino di una condizione di salute.
  220. LaBerge S., 1988, op. cit.
  221. LaBerge S., 1988, op. cit., LaBerge S., 2004, op. cit.
  222. LaBerge S., 1988, op. cit., LaBerge S., 2004, op. cit.
  223. LaBerge S., 1988, op. cit.
  224. Wolpin M. et Al., 1992, op. cit.
  225. Godwin M., 1999, op. cit.
  226. Rossi E.L., "La psicobiologia della guarigione psicofisica", Astrolabio, Roma, 1987
  227. «Possiamo supporre che nel sistema limbico-ipotalamico, oltre ai modelli problematici di cui abbiamo parlato, siano codificate le modalità esperienziali di funzionamento ottimale, le quali sono senza dubbio associate con ricordi felici di buona salute, di benessere, di esperienze gioiose, di lavoro creativo e di buon rapporto con la realtà. Esse costituiscono... (...) il repertorio interiore di risorse... Per ogni individuo il compito fondamentale è apprendere... (...) e utilizzare il personale, irripetibile repertorio interiore di risorse psicobiologiche che possono, in ultima analisi, modulare i processi biochimici all'interno della cellula». (Rossi E.L., op. cit.).
    Rossi, citando alcuni lavori di J. Achterberg, sottolinea il ruolo di organizzatore e di trasduttore degli stimoli - esterni e interni - svolto dal sistema limbico-ipotalamico nella "regolazione degli stati corporei", specificando che, soprattutto nell'osservazione degli effetti placebo e degli esiti dell'ipnosi terapeutica, «... la comunicazione mentecorpo e la guarigione psicofisica sono mediati dall'immagine corporea, un'organizzazione di immagini visive che evidentemente viene costruita nel sistema fronto-limbico, particolarmente con l'aiuto dell'emisfero cerebrale destro».
    (Rossi E.L., op. cit.).
  228. Tiraboschi R., "Sonno", edizioni E/O, Roma, 2008, pagg. 250-253
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1 Silvia alle ore 12:50 del 15/12/2015

Gentile Dr. Parciasepe, sono una ex sognatrice lucida, e dalla mia esperienza ritengo che esista una consapevolezza implicita dell'essere nel sogno.

A me è capitato più volte di sognare di percorrere una certa strada,  somigliante a quella di un altro sogno lucido, ed esclamare dentro di me: "Aaah! Ma da qui si arriva al  posto "X" dell'altro sogno!" 

Ho sempre pensato al sogno come a un mondo parallelo con regole diverse, non dissimile dalla realtà virtuale di cui parla lei, Dottore.

Del resto noi tutti nella veglia diamo per scontato di essere svegli, e non è che andiamo in giro pensando in continuazione alla consapevolezza di esserlo. 

Ed è anche vero che il più delle volte in questa realtà viviamo completamente assopiti, procediamo col pilota automatico....e, aggiungerei con ironia, andiamo dagli psicoterapeuti per svegliaci dal torpore che ci incatena a certe situazioni esistenziali.

E così, secondo me, accade nel sogno.

Grazie per il suo lavoro,

Silvia M.

 

 

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