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Empatia: come accrescerla nel modo corretto USA. Secondo alcune ricerche, l'empatia è alla base di molti comportamenti prosociali e imparare ad aumentarla gioverebbe all'intera società
L'articolo " Empatia: come accrescerla nel modo corretto" parla di:
- Definizione di empatia
- I benefici dell'empatia
- Come aumentare l'empatia
A cura di: Redazione - Pubblicato il 01 Novembre 2022 Empatia: come accrescerla nel modo corretto USA. Secondo alcune ricerche, l'empatia è alla base di molti comportamenti prosociali e imparare ad aumentarla gioverebbe all'intera società
Incipit. Molti comportamenti prosociali hanno come base l'empatia e imparare a "coltivarla" favorirebbe lo sviluppo di quelle
virtù che possono migliorare la vita delle persone e dell'intera società, come per esempio la gentilezza, la cooperazione, la
tolleranza.
A sostenerlo una serie di ricerche condotte nel campo della Psicologia, raccolte in un articolo pubblicato sul sito web dell'American
Psychological Association (APA).
Empatia: definizioni e benefici
L'empatia è la capacità di comprendere stati d'animo, pensieri, emozioni e comportamenti altrui, quindi di mettersi "nei
panni degli altri".
In un'intervista comparsa sul sito web dell'Economist, il Dott. Jamil Zaki - Phd, ricercatore e Psicologo della Stanford University - la
definisce una "'supercolla' psicologica che collega le persone e sostiene la cooperazione e la gentilezza"1.
Vari studi di settore nel corso del tempo hanno messo in luce i benefici che apporterebbe non solo alle singole persone, ma anche all'intera
società.
In primo luogo, l'empatia sarebbe in grado di stimolare le persone ad aiutare gli altri e adottare comportamenti di beneficenza: uno studio
condotto nel 2019 su un gruppo di studenti di Medicina, per esempio, mostrò come i ragazzi che nell'ultimo triennio avevano registrato
un aumento della propria empatia fossero più propensi a effettuare donazioni2.
L'empatia riuscirebbe anche a promuovere relazioni migliori con gli estranei e soprattutto a mitigare pregiudizi e razzismo. Dopo aver scoperto
nel 2015 come gli insegnanti tendevano ad essere più severi con gli studenti neri e ad etichettarli come "problematici"3,
il Dott. Jason Okunofua - PhD e assistente professore di Psicologia presso l'Università della California - e i suoi colleghi hanno
ideato un intervento il cui obiettivo principale è stato quello di incoraggiare una mentalità empatica4,
cioè basata su dare la priorità alla comprensione delle esperienze e dei sentimenti negativi degli studenti che si comportano
male, mantenere relazioni positive con loro e lavorare all'interno di in una relazione di fiducia. Secondo Okonofua, infatti, aumentando
l'empatia è possibile ridurre la disciplina punitiva.
Empatia: come aumentarla secondo i professionisti
È possibile insegnare alle persone a "coltivare" l'empatia e servirsene in modo corretto.
Secondo la Dott.ssa Erika Weisz - Psicologa sociale e ricercatrice presso l'Università di Harvard - il primo passo per aumentare
l'empatia è adottare una "mentalità di crescita", ovvero credere di essere in grado di riuscire a svilupparla. Le persone
convinte di farcela, infatti, si sforzano di essere empatiche quando non ci riescono in modo naturale, per esempio di fronte a chi non
riconoscono come individui familiari o sono comunque diversi da loro.
Molto importante è poi l'esporsi alle differenze, anche partecipando direttamente alla cultura di qualcun altro. Prestare
maggiore attenzione agli altri, infatti, permetterebbe di essere più coinvolti dalla loro vita. La Dott.ssa Shereen Naser - Ph.D. e
professore associato della Cleveland State University - durante i suoi corsi sulla diversità, incentiva gli studenti a visitare le
comunità che non conoscono: uno di loro, dopo aver partecipato a un'esperienza di questo tipo, ha affermato di essersi sentito un
estraneo durante una celebrazione indù e di essersi reso conto per questo di come possono sentirsi le persone emarginate tutti i
giorni.
Anche leggere opere di narrativa può contribuire ad aumentare l'empatia. Secondo il professor Raymond Mar - professore nel
dipartimento di Psicologia della York University di Toronto - per capire una storia ci impegniamo a comprendere prima di tutto i suoi
personaggi, le loro reazioni, le motivazioni, gli obiettivi. Grazie a questa attività, possiamo migliorare la nostra capacità
di capire le persone reali nel mondo reale. Stando ad alcune ricerche, infatti, per leggere una storia vengono utilizzate le stesse
capacità cognitive che entrano in gioco durante la cognizione sociale.
Un "facilitatore" dell'empatia sarebbe poi l'ormone dell'ossitocina. Durante una ricerca condotta nel 2015, la Dott.ssa Bianca Marlin -
neuroscienziata e assistente professore di Psicologia della Columbia University - scoprì come i topi che avevano appena partorito
fossero più propensi a prendersi cura dei cuccioli in lacrime proprio per via di questo ormone, che agiva sui centri del cervello
motivando comportamenti prosociali e di sopravvivenza. Nel corso della ricerca emerse poi come l'ossitocina fosse in grado di stimolare
risposte di aiuto anche in assenza di legami di sangue: una volta somministrata a topi vergini, infatti, la loro reazione fu quella di
prendersi cura dei cuccioli che non erano loro figli5. Secondo la neuroscienziata, quindi, assumendo comportamenti che promuovono
il rilascio di ossitocina (come il contatto visivo e il tocco fisico morbido), è possibile aumentare la propria empatia.
Importante per aumentare l'empatia è anche percepire qualcuno come "ingroup" (appartenente al proprio gruppo) o comunque trovare
qualcosa in comune, un'identità condivisa.
Durante una ricerca condotta con l'utilizzo della fMRI (Risonanza Magnetica Funzionale) il Dott. Jay Van Bavel - Phd e professore di Psicologia
e Scienze neurali della New York University - ha scoperto come essere inseriti nella stessa squadra di lavoro possa aumentare la cooperazione
e innescare sentimenti positivi nei confronti di chi fino a quel momento era stato percepito come outgroup6.
Anche essere curiosi e provare interesse per gli altri può agevolare l'empatia.
La Dott.ssa Alexandra Main - Ph.D. e assistente professore dell'Università della California - sostiene che se si è in una
situazione in cui difficilmente scatta l'empatia, non vuol dire che una persona non ci interessa, ma semplicemente che forse non riusciamo a
capirne il punto di vista. In questi casi far domande e lasciarsi incuriosire dalla vita altrui potrebbe cambiare le cose: più interesse
esprimiamo per qualcuno, maggiore diventa l'empatia nella relazione.
Esistono anche dei veri e propri blocchi di empatia o situazioni in cui si fa fatica a provarla. Per superarli, secondo la Dott.ssa
Karina Schumann - PhD e professore di Psicologia sociale dell'Università di Pittsburgh - è necessario concentrarsi proprio sulla
difficoltà che stiamo provando. Se per esempio ci risulta difficile passare del tempo con persone negative, dobbiamo sforzarci di farlo,
riflettendo su un momento in cui siamo stati noi ad avere una visione negativa di qualcosa e prestando loro ascolto senza interromperle o
discutendo sul loro modo di reagire alle cose.
Infine, per riuscire ad aumentare la propria empatia può essere molto utile adottare la filosofia del "What-if" (letteralmente
"E se"), cioè mettere in discussione le proprie supposizioni e reazioni automatiche e non saltare subito alle conclusioni. Secondo
la Dott.ssa Ann Rumble - PhD e docente di Psicologia presso la Northern Arizona University - è importante ricorrere a questo tipo di
pensiero soprattutto in situazioni frustranti. Se per esempio un paziente è sempre in ritardo agli appuntamenti, non bisogna dar per
scontato che non prenda sul serio la terapia, perché magari potrebbe avere difficoltà da altri punti di vista (per es. trasporto
inaffidabile o stress). Se stiamo facendo un'ipotesi negativa, quindi, è meglio rallentare e ammettere che potremmo sbagliarci.
Note
- "How to increase empathy and unite society", articolo comparso sul sito web del The Economist, 7 Giugno 2019
www.economist.com/open-future/2019/06/07/how-to-increase-empathy-and-unite-society
- Karen E. Smith et al., "Medical students' empathy positively predicts charitable donation behavior", The Journal of Positive
Psychology, Vol. 15, n. 6, 2020
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33042206/
- Jason A. Okonofua, Jennifer L. Eberhardt, "Two Strikes: Race and the Disciplining of Young Students", Psychological Science, Vol.
26, n. 5, 2015
edens.berkeley.edu/PDF/2strikes.pdf
- Jason A. Okonofua et al., "Brief intervention to encourage empathic discipline cuts suspension rates in half among adolescents",
PNAS, Vol. 113, n. 19, 2016
https://www.pnas.org/doi/full/10.1073/pnas.1523698113?_x_tr_sl=en&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it&_x_tr_pto=sc
- Bianca J. Marlin et al., "Oxytocin enables maternal behaviour by balancing cortical inhibition", Natura, Vol. 520, n. 7548, 2015
www.nature.com/articles/nature14402
- Jay Van Bavel et al., "Their pain gives us pleasure: How intergroup dynamics shape empathic failures and counter-empathic responses",
Psychological Science, Vol. 19, n. 11, 2008
www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4112600/
Fonte
- Ashley Abramson, "Cultivating empathy", pubblicato sul sito web dell'American Psychological Association, 1 Novembre 2021
https://www.apa.org/monitor/2021/11/feature-cultivating-empathy
Altre letture su HT
- Redazione, "Autismo
ed empatia: cade lo stereotipo sulla presunta incapacità di provare emozioni",
articolo pubblicato su HumanTrainer.com, Psico-Pratika nr. 126, 2016
- Redazione, "Covid-19: effetti della pandemia
sulla percezione di altri disastri", articolo pubblicato su HumanTrainer.com, Psico-Pratika nr. 182, 2021
- Laura Messina, "Recensione libro: Intelligenza
emotiva", articolo pubblicato su HumanTrainer.com, Psico-Pratika nr. 75, 2012
- Monica Vivona, "Attaccamento e configurazione
del Sé", articolo pubblicato su HumanTrainer.com, Psico-Pratika nr. 32, 2008
- Giuseppe Caserta, "Recensione libro: "Dune"
di Frank Herbert", articolo pubblicato su HumanTrainer.com, Psico-Pratika nr. 81, 2012
- Monica Vivona, "Bullismo: Quando l'affermazione di se' nuoce
all'altro", articolo pubblicato su HumanTrainer.com, Psico-Pratika nr. 19, 2005
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