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Covid-19: effetti della pandemia sulla percezione di altri disastri

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Covid-19: effetti della pandemia sulla percezione di altri disastri
USA-Canada. Secondo psicologi e ricercatori la pandemia sta modificando il modo in cui reagiamo a guerre, terremoti, incendi

L'articolo "Covid-19: effetti della pandemia sulla percezione di altri disastri" parla di:

  • Covid ed altri eventi avversi
  • Effetti dei disastri su vittime e osservatori
  • Capacità di coping ed empatia
Psico-Pratika:
Numero 182 Anno 2021

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A cura di: Redazione - Pubblicato il 06 Dicembre 2021

Covid-19: effetti della pandemia sulla percezione di altri disastri
USA-Canada. Secondo psicologi e ricercatori la pandemia sta modificando il modo in cui reagiamo a guerre, terremoti, incendi

USA-Canada. La capacità delle persone di elaborare e reagire a disastri come guerre, terremoti, incendi e di entrare in empatia con gli altri, starebbe subendo un cambiamento a causa degli ultimi due anni vissuti in una situazione di pandemia mondiale.

È quanto sostengono gli studiosi americani Steven Taylor - professore e psicologo clinico presso l'Università della British Columbia di Vancouver, in Canada -, Joe Ruzek - ricercatore della Palo Alto University, in California - e Kang Lee - neuroscienziato dello sviluppo dell'Università di Toronto, in Canada -, le cui tesi sono state raccolte in un articolo pubblicato online lo scorso 22 Agosto sulla rivista "The Atlantic".

Premesse.
Il coronavirus - afferma Jacob Stern, autore dell'articolo - ha colpito negli ultimi due anni tutto il mondo e, per quanto la sofferenza provocata da questo disastro non sia stata distribuita in modo uniforme, tutti ne hanno comunque sentito gli effetti.
Contemporaneamente, però, altre catastrofi hanno continuato a palesarsi nel resto del pianeta, come per esempio terremoti, incendi, sparatorie, guerre.
I ricercatori si sono chiesti allora in quale modo la pandemia stia cambiando il nostro modo di elaborare gli altri disastri e come reagiremo a questi eventi in futuro.
Nello specifico, due sono le domande che sorgono in tal senso: una relativa alle vittime delle catastrofi future, quindi a chi le subirà e come le affronterà; l'altra, invece, riguarda gli osservatori, cioè coloro che non vivranno altri disastri in prima persona, ma li osserveranno da una distanza di sicurezza.

Effetti sulle vittime e sugli osservatori.
Per quando riguarda coloro che subiranno in prima persona catastrofi future e dovranno affrontale, potrebbero essere più vulnerabili alle conseguenze psicologiche di questi eventi a causa del periodo storico in cui stiamo vivendo.

Secondo il Dott. Steven Taylor, alcuni soggetti, quando sopravvivono ad una catastrofe, sviluppano una maggiore resilienza. In questo modo, in caso di nuovo evento avverso, sono in grado di cavarsela anche meglio rispetto al passato.
Per la maggior parte delle persone, però, si assiste invece ad un aggravarsi dello stress.
Sopravvivere ad un evento avverso, infatti, può far aumentare il rischio di risposta psicologica malsana ad un nuovo disastro. A sostegno di questa tesi - dichiara Taylor - gli incendi che si verificano ormai ogni anno in California: molti tra i sopravvissuti, infatti, hanno dichiarato di sentirsi ossessionati dai roghi successivi.

Per il Dottor Joe Ruzek il problema principale sarebbe nelle capacità di coping, ovvero nella nostra capacità di far fronte agli avvenimenti avversi. Per il ricercatore californiano, infatti, tali riserve sono entità finite, dunque l'averne fatto ricorso negli ultimi 2 anni a causa del coronavirus, avrebbe provocato una loro diminuzione.
La pandemia ha in sostanza reso tutti noi più fragili dal punto di vista psicologico, quindi meno capaci di reagire ed affrontare al meglio situazioni come terremoti, sparatorie, nuove epidemie.

Per quanto riguarda invece quanti si ritroveranno in futuro ad essere osservatori di nuovi disastri, ci si è concentrati principalmente sull'empatia. Se da un lato l'aver già vissuto una catastrofe potrebbe rendere le persone più empatiche nei confronti dei sopravvissuti a nuovi eventi, dall'altro, invece, potrebbe portarle a sentirsi stanche ed assuefatte.

Il Dott. Kang Lee, in una ricerca sull'empatia post-disastro pubblicata nel 20131, ha scoperto come immediatamente dopo un forte terremoto i bambini di 9 anni possono diventare più generosi nei confronti degli altri. Queste loro tendenze altruistiche, però, tendono poi a tornare a livelli di normalità pre-terremoto nei 3 anni successivi all'evento.
Il limite della maggior parte degli studi in questo campo - afferma lo stesso Lee - è che si sono concentrati fino ad ora su disastri a breve termine come i terremoti e poche volte anche su disastri lunghi e prolungati come le pandemie.
Per valutare gli effetti che la pandemia ha sulla generosità, allora, secondo Lee potrebbe essere utile esaminare i dati riguardanti le donazioni di beneficenza. Nel 2020, nonostante la crisi economica provocata dalla pandemia, negli USA le donazioni hanno raggiunto il massimo storico, ma è stato previsto un ritorno alla normalità già dopo 1 anno.
Il neuroscienziato di Toronto ipotizza, allora, che nel post pandemia le persone possano essere meno inclini all'empatia. In modo particolare, questo potrebbe accadere quando le vittime di nuovi disastri mondiali sono lontane da quelle persone che hanno le risorse per poterle aiutare. A conferma di questa tesi una sua ulteriore ricerca non ancora pubblicata, secondo la quale dopo i disastri i pregiudizi razziali e nazionali tendono ad aumentare. Ciò potrebbe esser dovuto al fatto che quando le nostre riserve di generosità stanno per terminare, siamo più propensi ad aiutare chi ci assomiglia e ci vive accanto.

Per il Dott. Taylor, la questione è tutta nell'"esaurimento" delle persone: dopo aver vissuto atrocità e stress per via del disastro mondiale, non vogliono più sentir parlare di certe cose, dunque semplicemente le ignorano.
Alcuni starebbero anche reagendo in modo inquietante: nell'articolo, infatti, si racconta di come, durante un incontro tra il Dott. Taylor e alcuni parenti e amici, parlando dei filmati riguardanti gli afghani che recentemente, presi dalla disperazione, si sono aggrappati agli aerei americani in partenza, ci sia stato chi ha dichiarato di aver trovato quei video "divertenti".

Conclusioni.
In sintesi, i sopravvissuti a disastri mondiali sarebbero più vulnerabili al trauma di altre catastrofi, mentre chi è solo spettatore di nuovi disastri si mostrerebbe meno disposto ad entrare in empatia con gli altri ed offrire il proprio aiuto.
Tuttavia, per il professore Taylor non ci sarebbe pericolo che queste reazioni diventino la norma: nelle sue ricerche ha, infatti, scoperto come gli effetti dei disastri sull'empatia sono in realtà di breve durata.
Se questa scoperta venisse confermata, potrebbe voler dire che la pandemia non sarebbe riuscita a cambiarci come molti si aspettavano, dunque in futuro non saremo né più assuefatti ai disastri, né più empatici con chi ne vive di nuovi.

Note
  1. Yiyuan Li, Hong Li, Jean Decety e Kang Lee, "Experiencing a Natural Disaster Alters Children's Altruistic Giving", pubblicato su Sage journals il 10 Luglio 2013
    journals.sagepub.com/doi/abs/10.1177/0956797613479975
Fonte
  • Jacob Stern, "All These Simultaneous Disasters Are Messing With Our Brains", comunicato stampa pubblicato su TheAtlantic.com il 22 Agosto 2021
    www.theatlantic.com/health/archive/2021/08/will-pandemic-fatigue-change-how-we-process-disasters/619858/
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Commenti: 1
1 BF alle ore 18:18 del 27/01/2022

La battaglia che stiamo affrontando è percepita da molti come una vera e propria guerra, e la prolungata condizione di precarietà ed instabilità percepita ha portato molti, anche se non direttamente coinvolti (nel senso che non hanno avuto esperienza in prima persona della malattia), a sviluppare proprio i sindromi da stress post-traumatico. 

 

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