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Attaccamento e configurazione del SéL'articolo "Attaccamento e configurazione del Sé" parla di:
Articolo: 'Attaccamento e configurazione del Sé'A cura di: Monica Vivona
«Compito dei genitori è donare 1. Attaccamento e configurazione del SéDalle attuali ricerche condotte in ambito psicosociale, emerge l'immagine di un bambino attivo e protagonista del suo sviluppo. Il bambino fin dalla nascita è capace di instaurare relazioni (seppur asimmetriche, rispetto all'adulto caregiver). Fin dalla nascita il bambino svolge un ruolo attivo nel definire la sua relazione con il caregiver: è coinvolto in uno scambio interattivo e si dimostra capace di autoregolare i suoi comportamenti attraverso meccanismi di feedback con coloro che interagiscono con lui. I neonati sono dotati di requisiti percettivi e di strutture temporali (ritmi nell'alimentazione, ritmo sonno-veglia) deputati a consentire loro il contatto con l'adulto di riferimento. Gli studi di Bowlby e dei suoi collaboratori hanno evidenziato come il legame iniziale che ogni bambino instaura con la propria madre dipenda da un bisogno innato di entrare in contatto con gli appartenenti alla propria specie, il comportamento di attaccamento è quel comportamento che il bambino manifesta verso un adulto di riferimento, che ritiene in grado di affrontare il mondo in modo adeguato. Questo comportamento diviene evidente ogni volta che il bambino è spaventato, stanco, malato, e si attenua quando riceve conforto e cure. Se l'obiettivo esterno del sistema di attaccamento è quello di garantire la vicinanza con il caregiver, quello interno è di motivare il bambino alla ricerca di una sicurezza interna. Il compito biologico e psicosociale dell'adulto caregiver è quello di essere una base sicura per il bambino, da cui il bambino
si possa affacciare verso il mondo esterno e a cui possa ritornare sapendo che sarà accolto, nutrito, rassicurato, confortato. 2. Attaccamento e sicurezza interiore«L'attaccamento originario svolge la funzione di prototipo della sicurezza interiore per l'intera vita della persona, di un bisogno che persiste nel tempo di una base sicura dalla quale la persona parte per vivere con fiducia la vita in modo autonomo». La bidirezionalità di questo primo scambio consente al bambino lo sviluppo di un senso di sicurezza e di fiducia in sé,
nonché un rafforzamento della relazione tra lui e l'adulto. Se qualcosa non funziona in questo primo prezioso scambio relazionale, il bambino potrà mettere in atto comportamenti che possono aiutarlo a difendersi, anche se in modo disfunzionale per la sua crescita e il suo benessere futuro. L'indisponibilità dell'adulto di riferimento, da cui il bambino dipende per la sua protezione e sopravvivenza, creerà nel bambino una vulnerabilità verso la paura della perdita dell'altro. Questo primo scambio relazionale e la conseguente sicurezza (o insicurezza) interiore che il bambino sviluppa sono connessi alla futura
capacità di autorealizzazione. Il senso di sé e l'autostima si formano e si costruiscono in funzione di tale relazione primaria. Inoltre il legame che il bambino sperimenta in questa relazione con il caregiver, modellerà i successivi legami, poiché l'individuo, nel momento del contatto con l'altro, porta con sé tutto il bagaglio delle esperienze precedenti. L'immagine di sé che sviluppa un individuo che ha avuto un attaccamento sicuro è di essere una persona amabile, degna di essere amata, con buona autostima, che ha fiducia negli altri (ma non in modo indiscriminato). Sarà un individuo amabile con le persone amichevoli, difeso con chi percepisce come ostile, si prenderà cura di sé e delle persone che ama, non si affiderà alle persone che non conosce, sarà selettivo nei comportamenti empatici e nel rivelare se stesso, saprà appoggiarsi agli altri. La sicurezza interiore e il senso di autostima richiedono la capacità L'essere autonomo nella relazione, il divenire in grado di allontanarsi dalla famiglia sono strettamente connessi al senso di fiducia in sé, e ciò è più facile se si ha avuto una madre responsiva e non invasiva o invischiante. Da una buona esperienza di appartenenza si sviluppa una funzionale capacità di autonomia. 3. Stili di attaccamento e introiezioniAinsworth (1969), Lorenzini e Sassaroli (1995) individuano quattro
Nell'attaccamento sicuro, la sicurezza dell'accessibilità materna rende il bambino tranquillo nello spingersi a esplorare le
novità. Le persone con attaccamento sicuro I bambini con attaccamento insicuro-evitante hanno sperimentato più volte la difficoltà ad accedere alla figura di
attaccamento e hanno imparato progressivamente a farne a meno, concentrandosi sul mondo inanimato piuttosto che sulle persone. I bambini con attaccamento insicuro-ambivalente, avendo sperimentato l'imprevedibilità della figura di attaccamento, tentano
di mantenere con lei una vicinanza strettissima, rinunciando a qualsiasi movimento esplorativo autonomo. L'attaccamento disorganizzato-disorientato si realizza quando la figura di attaccamento è sperimentata come minacciosa. Il
caregiver è spaventato/spaventante. Il bambino è portato a leggere sul volto della figura di attaccamento se nell'ambiente
esistano pericoli oppure no; nel caso della madre spaventata/spaventante egli riceve costantemente un messaggio di pericolo, e poiché
non trova nell'ambiente alcun motivo che lo confermi, la madre diventa fonte di minaccia. 4. Modelli Operativi Interni e livello cognitivo-verbaleLa teoria dell'attaccamento sostiene che il bambino costruisce delle rappresentazioni Le esperienze di attaccamento nell'infanzia influenzano lo stile di personalità e Questo avviene per un bisogno di coerenza da parte dell'individuo, che seleziona le informazioni congruenti con le proprie aspettative. Inoltre questo è un sistema per evitare ed escludere in modo difensivo le informazioni che potrebbero far riattivare il sistema di attaccamento. L'individuo vuole evitare il dolore, mentre potrebbe essere molto doloroso l'affrontare La sicurezza dell'attaccamento, che favorisce la sicurezza interiore e il senso di sé, è caratterizzata dalla capacità
di chiedere conforto, oppure dalla capacità di esprimere Gli individui con un attaccamento insicuro elaborano le informazioni in modo pregiudiziale, escludono dall'elaborazione le informazioni che potrebbero far attivare il sistema di attaccamento, poiché si aspettano, in base alle loro prime esperienze, di non poter essere confortati. La Tabella che segue delinea lo stile di attaccamento, il comportamento del bambino,
Possiamo collocare i MOI nel livello cognitivo-verbale, il livello che ci connette con «La nostra capacità di "riflettere" di volgerci indietro verso la nostra storia personale, crea il concetto che abbiamo di noi stessi, rinsalda la nostra identità e i ruoli che ci siamo assunti. [...]. Il livello cognitivo-verbale rappresenta il livello dell'esperienza con il quale il bambino, per creare una teoria del sé e del mondo, lavora in modo attivo attraverso le proprie introiezioni, inizia a verificarle, ne sperimenta la validità o meno con l'azione». 5. Gestalt incompiute e groundL'esperienza di attaccamento, di appartenenza, è parte significativa del ground dell'individuo e costituisce lo sfondo, che può essere uno sfondo che sostiene oppure essere instabile. L'esperienza di attaccamento insicuro che un bambino vive, può rimamene nella sua vita come una situazione incompiuta. L'esperienza di un attaccamento insicuro è un fattore di rischio per la costruzione di un solido ground della personalità, poiché i bisogni primari insoddisfatti, vengono relegati nello sfondo, creando una trappola, poiché i bisogni non riconosciuti e non soddisfatti rappresentano delle zone d'ombra che bloccano e limitano il proprio potere personale. 6. Adattamento creativo e modalità di resistenza al contatto«Nella ricerca di un adattamento creativo all'altro, o a un ambiente non sempre favorevole, l'individuo trova modalità di contatto e di relazione con le proprie figure di attaccamento sia soddisfacenti che insoddisfacenti [...]. Il bambino ha bisogno di essere approvato dagli adulti di riferimento, e sviluppare un senso di appartenenza, così metterà in atto comportamenti che gli permettono di adattarsi all'ambiente. Quando il caregiver non è responsivo, non è disponibile, è incostante, i comportamenti di attaccamento (pianto, richiamo...) del bambino falliscono costantemente, il bambino è costretto a sviluppare strategie difensive che escludano queste dolorose informazioni dalla consapevolezza. Dobbiamo ritenere normale la variabilità delle modalità di resistenza al contatto dell'individuo, ma la sua rigidità,
che si esprime in un impoverimento del funzionamento cognitivo, affettivo, interpersonale e del controllo degli impulsi, Le modalità di resistenza al contatto, sono state attivate utilmente e in maniera funzionale in epoche evolutive precedenti, quando il soggetto, vuoi per l'età e per lo sviluppo, vuoi per la pressione rappresentata dalla carenza e/o dal trauma, non aveva altre risorse a cui attingere. Più queste modalità di resistenza al contatto saranno rigide, inappropriate all'età e alla situazione, tanto più procureranno ulteriore disagio soggettivo e interpersonale. Sostanzialmente la rigidità fa fallire lo scopo originario di tipo funzionale per cui erano state attivate nel passato: se ad esempio è protettivo per un bambino piccolo stare vicino al caregiver, è meno praticabile per lui, diventato adulto, non poter recarsi al lavoro, se non accompagnato dalla propria madre! Dunque, una condotta adattiva e funzionale (la dipendenza) può divenire disfunzionale in un'altra circostanza. In questo esempio «la modalità di resistenza al contatto è una modalità con cui l'individuo interrompe la
naturale tendenza a incidere e esplorare l'ambiente, per salvaguardare il suo senso di attaccamento e di dipendenza nella relazione». Le modalità di resistenza al contatto sono:
7. Attaccamento e Psicopatologia nell'infanziaI bambini con attaccamento sicuro risolvono i problemi evolutivi in modo adattivo. Al contrario, quelli con attaccamento insicuro mostrano difficoltà nella tarda infanzia, che includono eccessiva dipendenza, competenza sociale limitata e una minor forza dell'io. Alcuni studi suggeriscono che l'attaccamento insicuro sia un fattore di rischio per lo sviluppo di una psicopatologia nell'infanzia. Pur
suggerendo che la psicopatologia possa instaurarsi attraverso percorsi multipli, mostrano l'esistenza di un'associazione tra attaccamento
insicuro infantile e vulnerabilità a sintomi psichiatrici in epoche successive della vita, quando le prime esperienze di vita
e le rappresentazioni dell'esperienza di attaccamento influenzano l'autostima, l'autoregolazione delle emozioni In linea di massima, si può affermare che un attaccamento sicuro predispone alla salute mentale e alla presenza di relazioni stabili
e gratificanti, ciò è dovuto alla fondamentale funzione di rendere l'individuo capace di «appoggiarsi al Sé
per evocare l'Altro in un periodo di assenza, per colmare il vuoto prima della riunione o prima che l'attaccamento si ristabilisca». Uno stile di attaccamento insicuro tende a interferire con lo sviluppo nell'ordine in cui costituisce un fattore di vulnerabilità generale, che può sfociare in varie costellazioni psicopatologiche, anche se ci sono altri fattori significativi: temperamento del bambino, capacità di resilienza, supporto socio-ambientale, le altre e successive relazioni di attaccamento significative familiari ed extrafamiliari. In particolare, è stato rilevato un legame tra l'attaccamento evitante e i disturbi della condotta, mentre l'attaccamento ambivalente è risultato associato all'evitamento sociale nei bambini piccoli e alla solitudine. L'attaccamento insicuro è un fattore di rischio rispetto all'emergere di difficoltà emotive e di problemi del comportamento nei bambini che sono vittime di maltrattamenti o di abuso, e in quelli che hanno genitori che presentano psicopatologie o fanno uso di sostanze. Anche l'attaccamento disorganizzato-disorientato si è rivelato un fattore di rischio per successivi comportamenti
disorganizzati e problematici nell'infanzia. L'eccessiva focalizzazione sul genitore depresso sembra essere il fattore eziologico più importante della depressione infantile. A motivo di questa focalizzazione, il bambino non impara a regolare l'affetto negativo. Inoltre, dal momento che la madre depressa si rivolge al bambino per soddisfare i propri bisogni di attaccamento e per alleviare il proprio stress, questo perpetua da una generazione all'altra gli stili di attaccamento e di difesa. Molti altri studi hanno rilevato le relazioni che intercorrono tra l'attaccamento evitante e la rabbia repressa per la mancanza di
contatto fisico o di tenerezza, per l'invadenza insensibile o il rifiuto di comportamenti di attaccamento da parte del caregiver. 8. Attaccamento e Psicopatologia nell'età adultaPochi studi hanno studiato direttamente il legami tra tipo di attaccamento e psicopatologia nell'età adulta. Le ricerche forniscono evidenza che l'attaccamento insicuro è uno dei fattori di rischio di psicopatologia. 8.1 Radici relazionali dei Disturbi di PersonalitàI disturbi di personalità sono raggruppati, nel Manuale Diagnostico e Statistico
8.2 Cluster A: Bizzarro/EccentricoI soggetti di questo cluster hanno avuto un attaccamento spesso trascurante da parte del caregiver, la madre appare stranamente incompetente a sintonizzarsi con i bisogni profondi dei figli, e questi, anche se formalmente accuditi, sembrano incapaci di cogliere i propri e altrui stati psichici, di empatizzare con essi. Il padre può apparire spesso una figura distruttiva, non contenuto dalla moglie. Questi individui, per sfuggire dall'esperienza angosciante di essere soli di fronte alla propria/altrui rabbia, potrebbero ritirarsi in un mondo di pensieri propri, difendendosi dalla frustrazione con una sorta di anestesia psichica e convertano la rabbia in freddezza e disprezzo. Questi pazienti sembrano dipendere più dalle cose e dalla loro costanza che dalle persone, quasi si difendessero dal più instabile mondo relazionale attraverso la prevedibilità del mondo inanimato (computer, la propria stanza, le proprie abitudini...). Dipendono cioè dalla costanza dell'ambiente e reagiscono con disagio, rabbia o persecutorietà in tutti i casi in cui le loro aspettative o previsioni vengono alterate. Raramente hanno legami affettivi e prediligono la solitudine. In questo clima di deprivazione affettiva caratterizzata dall'evitamento, il bambino, spesso dotato intellettivamente, è allevato con schemi rigidi ("devi", "non devi"), da caregiver presi dalle proprie priorità e non responsivi. Poggiandosi sull'attività di autostimolazione con attività ripetitive/sedative, il bambino impara a difendersi controllando l'ambiente e ritirandosi nei suoi pensieri, nel tentativo di fabbricare un mondo in cui gli eventi dolorosi non esistano o possano essere dimenticati. 8.2 Cluster B: Drammatico/Emotivo/IncostanteQuesto cluster è caratterizzato dall'uso dell'emotività come modalità di espressione di sé e di influenza delle
relazioni interpersonali. Il tema del non controllo rimanda all'epoca in cui il controllo viene proposto nello sviluppo (fase del NO) e fa ipotizzare una manovra
inconscia di un bambino di due anni che, arrabbiato, fa scenate e si oppone, un bambino fragile, insicuro, angosciabile. Acquisire controllo sui propri impulsi è un'operazione che richiede:
La persona che insegna controllo deve avere fiducia in se stessa, avere a cuore il bambino, farlo stare bene, rendendolo così collaborante. Ciò per questo cluster non avviene. Su questa base le reazioni del bambino oscillano dal panico, perché si accorge di essere affidato a una persona che non sa/non vuole occuparsi di lui, a vissuti compensatori di potenza sul saper fare a proprio modo, saper provvedere a se stesso, al saper sostenere e sopportare la figura di riferimento, saper fare a meno di un adulto di riferimento, saper sedurre una figura sostitutiva con le proprie qualità. L'effetto di eccitamento di queste manovre compensatorie è proporzionale al panico che il soggetto sperimenterebbe se non riuscisse ad attivarle e rappresenta l'euforia di essere riuscito a sfuggire a un vissuto di vuoto e di privazione grazie alle proprie risorse. Risorse che purtroppo spesso risultano insufficienti ai compiti eccessivi di auto-allevamento o di supporto dei genitori con cui l'individuo si misura. Tutto ciò dà vita a modelli operativi interni che deflagrano quando i vissuti di autonomia della vita adulta richiedono adattamento come espressione di sicurezza interna e di equilibrata regolazione. 8.4 Cluster C: Ansioso/PaurosoQuesto cluster è caratterizzato dal vissuto di preoccupazione dei soggetti In questo cluster appaiono frequentemente tratti dell'attaccamento ansioso ambivalente o evitante. Sembra esistere un collegamento tra la dimensione relazionale dell'ipercontrollo e tutto il cluster C. Volendo distinguere, da questo punto di vista, le tre categorie del cluster C, si potrebbe parlare di controllo iperprotettivo per i dipendenti, controllo basato sulla vergogna per gli evitanti, controllo basato sull'eccesso di regole e disciplina per gli ossessivi. Il cronico sentimento d'inadeguatezza che caratterizza i pazienti di questo cluster può provenire dalla sproporzione tra lo sviluppo e i compiti di inversione dei ruoli che i genitori chiedono ai figli. Le madri spesso si comportano da sorelle dei figli, chiedono loro di riempire le loro solitudini, di sedare le loro ansie, di dar loro soddisfazione con i loro successi necessari a migliorare la loro autostima. I padri appaiono insicuri, insensibili, chiedono ai figli di non dare problemi. La sproporzione del compito rispetto alle forze possedute da questi individui
9. Psicoterapia della GestaltLe precoci esperienze di attaccamento determinano modelli non acquisiti definitivamente. I modelli di un'esperienza precoce di attaccamento insicuro possono essere riorganizzati. Questo è ciò che accade nella psicoterapia: nel rapporto con il terapeuta il paziente ha l'occasione di ricevere una risposta
alle sue esigenze di attaccamento diversa da quella ricevuta prima dai genitori e poi da eventuali partner affettivi. Nella relazione psicoterapeutica, l'individuo può cambiare le proprie aspettative sull'ambiente e sugli altri, quindi cambiano i suoi MOI. Il terapeuta si pone come base sicura, offre disponibilità emotiva, empatia e sostegno, conforta, aiuta a regolare le emozioni, e questo fa sì che il paziente possa dipendere e poi andare verso l'autonomia. «La cura è un co-costruire lo sfondo dell'esperienza di relazione». Il terapeuta proporrà al paziente modalità diverse da quelle che ha appreso nel suo originario ambiente: per il paziente che
non è stato visto, accolto, protetto, vivere Note
Bibliografia
Commenti: 21 Giovanna alle ore 13:10 del 24/09/2013 E quando ci si innamora di un uomo ormai più che 50enne, che ha vissuto profondi traumi dell'attaccamento nell'infanzia e nell'adolescenza, che non è riuscito ad avere una compagna stabile, che ha rinunciato a cercarla, che vive solo gli inizi, magari travolgenti, delle storie ma non costruisce nulla per il futuro, che dichiara che per lui "l'amore non è importante", che accumula problemi di natura psicosomatica, che afferma la propria totale autosufficienza, che ti cerca come confidente quando i livelli di sconforto sono alti, avvicinandosi a te con le modalità del corteggiamento anche se non è forse esattamente quelo che lui sta cercando, cosa si fa? L'unica è scappare, vero? 2 Veronica alle ore 12:44 del 23/02/2018 Scappare di certo, anche perchè a meno che non vada a fare un percorso psicoterapico serio è impensabile pensare che ci possa essere un miglioramento di qualche genere. Cosa ne pensi? Lascia un commento
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