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Stress e probiotici: analizzati gli effetti benefici del Mycobacterium vaccae

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Stress e probiotici: analizzati gli effetti benefici del Mycobacterium vaccae
Usa. Studio mostra come questo probiotico agisca sull'infiammazione cerebrale provocata dallo stress

L'articolo "Stress e probiotici: analizzati gli effetti benefici del Mycobacterium vaccae" parla di:

  • Il probiotico Mycobacterium vaccae
    L'esperimento sui ratti
    Effetti sui livelli di interleuchina 4 ed allarmina
Psico-Pratika:
Numero 148 Anno 2018

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A cura di: Redazione - Pubblicato il 02 Luglio 2018

Stress e probiotici: analizzati gli effetti benefici del Mycobacterium vaccae
Usa. Studio mostra come questo probiotico agisca sull'infiammazione cerebrale provocata dallo stress

Boulder, Colorado. Il Mycobacterium vaccae, un probiotico che cresce nel terreno, potrebbe portare effetti benefici a livello cerebrale a lungo termine. Nello specifico, sarebbe capace di ridurre l'infiammazione di alcune aree del cervello, rendendo quindi un individuo maggiormente resistente agli effetti fisici e comportamentali provocati dallo stress.
Lo sostiene un nuovo studio condotto presso la University of Colorado at Boulder dal Dr. Mattew Frank* ed un gruppo di ricercatori, pubblicato sulla rivista Brain, Behavior and Immunity*.

Premesse della ricerca. Alcune ricerche di settore hanno mostrato come l'esposizione a fattori di stress provochi comportamenti ansiosi e depressivi in parte mediati dai processi neuroinfiammatori. L'infiammazione a livello cerebrale provocata dallo stress, infatti, può colpire neurotrasmettitori che influenzano l'umore come la dopamina o la norepinefrina, aumentando così il rischio di esser colpiti da disturbi come l'ansia e il Disturbo Post Traumatico da Stress.
Anche eventi come malattie, traumi o interventi chirurgici possono avere un ruolo in questo meccanismo: possono, infatti, rendere maggiormente sensibili alcune zone del cervello, provocando così una risposta infiammatoria; l'infiammazione a sua volta può portare a disturbi dell'umore e declino cognitivo. Un esempio - afferma il Dott. Frank - possiamo averlo pensando a ciò che proviamo quando veniamo colpiti dall'influenza.

Il probiotico Mycobacterium vaccae fu scoperto negli anni Novanta sulle rive del lago Kyoga, in Uganda, per via di un caso particolare collegato alla tubercolosi: i residenti in questa zona, infatti, mostrarono di reagire meglio al vaccino. Ciò era dovuto proprio alla presenza del batterio nel terreno: provocando effetti immunomodulanti nelle persone, aumentava l'efficacia dell'immunizzazione.
Da quel momento, quindi, i ricercatori cominciarono a studiare il probiotico, cercando di capire se potesse essere utile anche per altre patologie. Per esempio analizzarono i suoi effetti su pazienti affetti da cancro al polmone, scoprendo così che, per quanto non fosse in grado di allungare la vita di quelle persone, comunque riusciva a migliorarne l'umore.

Ulteriori ricerche nel corso del tempo sottolinearono l'effetto immunoregolatore e antiinfiammatorio del batterio. Uno studio precedente condotto proprio presso la University of Colorado, per esempio, mostrò come somministrando il Mycobacterium vaccae a un gruppo di topi sottoposti ad una particolare situazione (ovvero messi a contatto per 19 giorni con un maschio aggressivo), si ottenessero effetti positivi in termini di umore: i roditori immunizzati, infatti, assumevano un comportamento meno ansioso e registravano minori probabilità di soffrire di colite o infiammazione dei tessuti periferici.

Nonostante queste scoperte, però, fino ad ora gli effetti del batterio sui processi neuroimmuni sono rimasti in gran parte inesplorati, motivo per il quale il team del Colorado ha deciso di dar vita a questo nuovo studio.

Sviluppo e risultati della ricerca. Per capire in quale modo il Mycobacterium vaccae agisce nel cervello, i ricercatori dell'Università del Colorado hanno iniettato il batterio per tre volte ad alcuni ratti maschi (una somministrazione a settimana).
Analizzando in seguito la loro condizione, si sono accorti di come i topi immunizzati presentassero livelli elevati della interleuchina 4 (IL-4), una proteina antiinfiammatoria secreta dal sistema immunitario. In modo particolare, otto giorni dopo l'ultima iniezione l'IL-4 era maggiore in un'area cerebrale coinvolta nella modulazione delle funzioni cognitive, della paura e dell'ansia, ovvero nell'ippocampo.

Nel corso dell'esperimento i topi immunizzati sono stati anche esposti a fattori di stress. In questo caso, hanno mostrato livelli più bassi dell'HMGB1, proteina soprannominata "allarmina" che viene rilasciata nell'organismo in caso di cellule fortemente stressate o morte e che si ritiene sia coinvolta nel sensibilizzare il cervello all'infiammazione.
Dopo essere stati sottoposti a elementi/situazioni stressanti, i topi immunizzati hanno mostrato un comportamento meno ansioso.

Conclusioni. Secondo il co-autore Christopher A. Lowry* l'esperimento ha messo in luce come i probiotici in generale - già noti per avere effetti su funzioni cognitive, ansia e paura - riescano anche a indurre uno stato antiinfiammatorio nel cervello. Questi microbi "buoni" o i loro segnali in qualche modo si muovo verso l'ippocampo.

Lowry attualmente è impegnato in uno studio che cerca di capire se i veterani di guerra affetti da Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD) possano trarre benefici da un altro probiotico formato da un ceppo batterico differente, ovvero il Lactobacillus reuteri.
Per lo studioso, quindi, il Mycobacterium vaccae stesso potrebbe un giorno essere somministrato a persone che soffrono di PTSD come soldati o i dipendenti ospedalieri impegnati in interventi di emergenza, in modo tale da frenare gli effetti deleteri che lo stress provoca nel loro organismo e soprattutto nel cervello. Il probiotico potrebbe anche mostrarsi utile per prevenire i disturbi cognitivi provocati da sepsi (infezione batterica generalizzata a tutto l'organismo).

In conclusione, per il team della University of Colorado at Boulder i risultati ottenuti con questo esperimento, qualora fossero confermati anche da studi clinici su umani, potrebbero portare vantaggi per un certo numero di malattie neuroinfiammatorie: si potrebbe, infatti, in futuro dar vita a immunizzazioni basate su probiotici per proteggere le persone dai pericoli dell'ansia e del disturbo post traumatico da stress, ma anche veder nascere nuove cure per il trattamento della depressione.

Fonte
  • Frank M.G. et al., "Immunization with Mycobacterium vaccae induces an anti-inflammatory milieu in the CNS: Attenuation of stress-induced microglial priming, alarmins and anxiety-like behavior", pubblicato su Brain, Behavior and Immunity, 26 Maggio 2018,
    www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29807129
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