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Test proiettivi 2: somministrante, tipi di test, somministrazione, pro e contro dei test proiettivi
L'articolo " Test proiettivi 2: somministrante, tipi di test, somministrazione, pro e contro dei test proiettivi" parla di:
- Tipologie di test proiettivi
Modalità di somministrazione Punti di forza e di debolezza
Articolo: 'Test proiettivi 2: somministrante, tipi di test, somministrazione, pro e contro dei test proiettivi'
INDICE: Test proiettivi 2: somministrante, tipi di test, somministrazione, pro e contro dei test proiettivi
- Tipologie di test proiettivi
- Modalità di somministrazione
- Cosa misurano i proiettivi
- I test proiettivi: tra pro e contro
- Conclusioni
- Bibliografia
- Altre letture su HT
Tipologie di test proiettivi
Si identificano le seguenti categorie di proiettivi:
- costitutivi: il soggetto attribuisce una struttura a uno stimolo praticamente amorfo o non strutturato. L'esempio più classico
è costituito dal test di Rorschach, composto da dieci macchie, delle quali cinque in bianco e nero, due colorate di rosso e tre con colori
pastello, cui il soggetto somministrato attribuisce una forma evocativa, a seguito di una stimolazione percettiva;
- costruttivi: in questo caso lo stimolo possiede una strutturazione più solida e organizzata, e il compito del soggetto è
quello di organizzarlo in una modalità ancora più precisa e dettagliata, che spesso comporta la manipolazione di oggetti. Ne
costituiscono un esempio il test del Villaggio di Arthus e lo Sceno Test di Von Staabs;
- interpretative: le immagini, pur dotate di struttura, mostrano un certo grado di ambiguità, un senso polisemico che consente una
collocazione in contesti esperienziali soggettivi e un'interpretazione costruita sulla base delle percezioni e dei vissuti psichici individuali;
si ricordano il TAT DI Murray, il CAT di Bellak, il Patte-Noire di Corman;
- di completamento: in questo caso il soggetto viene incaricato di completare, con una propria aggiunta personale, un engramma -
semantico o figurativo - mancante di un elemento; ad esempio il test di completamento di frasi, le favole della Duss, il SAT, il test di
Wartegg;
- grafici: al confine tra le tecniche proiettive vere e proprie e le tecniche espressive, essi comprendono tutte quelle tecniche che
richiedono la rappresentazione grafica di un elemento. Naturalmente, ad essere valutato non sarà il valore grafico del disegno, né
la sua conformità alla classicità dei canoni pittorici - aspetto che dovrà essere ben specificato in sede di somministrazione,
affinché non si attivino processi difensivi in grado di compromettere la naturalezza e l'autenticità della prova. A costituire
oggetto di interpretazione sarà soltanto il significato psichico e relazionale che dal disegno potrà essere evinto, grazie alle
elaborazioni teorico interpretative del somministrante. Il soggetto, dotato di una penna e di un foglio, dovrà dunque sentirsi libero di
realizzare ciò che vorrà, in un contesto di libertà tecnico espressiva aperta e non giudicante. Ne fanno parte il test della
figura umana, il test della famiglia, il test dell'albero, il test dell'uomo sotto la pioggia, il test dello scarabocchio.
I proiettivi di questo tipo vengono utilizzati soprattutto con i bambini, data l'immediatezza espressiva conferita dal canale grafico,
la sua capacità di aggirare gli intoppi dell'elaborazione verbale, l'alto potenziale espressivo, anche di fronte anche a situazioni
difficilmente verbalizzabili.
Il disegno è il racconto che e il bambino fa di se stesso, ciò che gli consente di proiettare quanto di meraviglioso porta
in sé (Renan, p. 432, 1974). Egli proietta la sua auto immagine nell'ambiente e nello spazio: ciò che è, ciò
che vorrebbe essere e ciò che rifiuta di essere. La somministrazione di un proiettivo grafico con i soggetti infantili si rivela in grado
di costruire un ambiente ludico, ricco di contenuti metaforici e simbolici, con cui stornare la tensione altrimenti provocata da domande aperte.
Inoltre, una competenza non ancora matura nell'impiego dello strumento verbale, ben si concilia con l'impiego di tecniche operative con cui il
bambino può dar sfogo ai propri vissuti emotivi, ivi compresi quelli di disagio arcaico non narrabile, nella consapevolezza di muoversi
all'interno di un contesto magico, salvifico e reversibile come quello garantito dallo spazio ludico-immaginativo.
È infine noto come, in presenza di vissuti angoscianti o di stimoli ansiogeni, il bambino tenda ad agire anziché a parlare, ed
è egualmente noto che l'inconscio del bambino non si mostra meno persecutorio di quello dell'adulto, ma caso mai l'opposto (Freud, 1967):
un'attività che comporti anche una scarica motoria - come ad esempio il test grafico - si mostrerà dunque in grado di allentare
il processo secondario, favorendo l'effetto proiettivo e abreattivo (Freud, 1936).
Per questo il disegno diventa uno strumento diagnostico di altissimo valore informativo, dal quale un'indagine della personalità e del
funzionamento infantile non può prescindere.
Modalità di somministrazione
Prima del test
Non esiste un momento prestabilito in cui somministrare il test proiettivo. In genere se ne raccomanda la somministrazione dopo aver svolto una
serie di colloqui individuali con il somministrando, utili in primo luogo al raccoglimento di indispensabili dati anamnestici, secondariamente
alla costruzione di un contatto relazionale con lo stesso e infine a spiegare le modalità di somministrazione e svolgimento del test,
tenendo sempre presente il motivo dell'invio.
Importante il luogo di somministrazione. L'ambiente deve risultare sobrio, dotato di illuminazione e temperature adeguate, in modo da
non creare un disagio fisiologico durante la prestazione; l'arredamento dovrà conformarsi a uno stile essenziale, privo di stimoli che
potrebbero confondere o favorire la distrazione, e la stessa presenza del clinico dovrà mostrarsi costante ma non invasiva dello spazio
psichico.
È necessario che il clinico si premuri di fornire al soggetto istruzioni chiare e semplici, cercando di normalizzare il contesto
e di risolvere eventuali dubbi o incertezze. Sarà importante, nello specifico, sottolineare il contesto non giudicante del setting,
ribadendo come in nessun caso il test verrà valutato nella sua componente performativa, perché non è questo l'obiettivo
per cui viene sottoposto.
Tuttavia è opportuno non dilungarsi nelle delucidazioni pre-test.
Nell'affermare che il clinico deve abituarsi a dire il meno possibile, per dare voce soltanto a ciò che è necessario prima
della somministrazione di un test, Bohm (1968) intende disincentivare un'eccessiva spiegazione delle dinamiche interpretative dello stesso,
che, oltre a mostrarsi fuorvianti, impatterebbero inevitabilmente con il costrutto di oggettività del test attivando meccanismi difensivi
e di desiderabilità sociale.
Per garantire l'attendibilità del risultato sarà dunque opportuno, di volta in volta, indagare su un'eventuale conoscenza del
test, laddove è ovvio che una somministrazione pregressa potrebbe neutralizzare il connotato di non familiarità dello stimolo,
necessaria a una mobilitazione frustrante da cui dipende l'attivarsi del meccanismo proiettivo. Inoltre, una conoscenza eccessiva del test
potrebbe rendere più probabile la costruzione di un risultato acquiescente con le richieste del contesto diagnostico. Pensiamo a un
Rorschach somministrato in ambito peritale, magari all'interno di un processo penale: il somministrando cercherà di dare un'immagine
di sé quanto più possibile conforme all'obiettivo che intende perseguire in sede processuale; così come un test grafico
somministrato a un carcerato, a un genitore che intende ottenere l'affido del figlio etc. Gli interessi personali specifici potrebbero, in
questi casi, influenzare sostanzialmente con l'autenticità del risultato.
Durante la compilazione
È preferibile fare riferimento ad una valutazione globale e omnicomprensiva. Pertanto non si dovrà valutare soltanto l'elemento
contenutistico del test, essendo doveroso prestare attenzione anche all'atteggiamento del somministrando, prima e dopo l'inizio della
prova. In particolare, per quanto riguarda l'aspetto non verbale, dovranno essere indagati la mimica facciale, l'espressione, la postura, lo
sguardo. Una valutazione dell'approccio verbale implicherà l'attenzione al numero di domande eventualmente poste durante o prima della
compilazione, tenendo conto che una presenza eccessiva delle stesse potrebbe risultare indice di un approccio ansioso o di disagio, di una
tendenza al perfezionismo o al vissuto competitivo, ma anche di personalità ossessiva o paranoide, mentre una mancanza totale delle
stesse potrebbe indicare un'indifferenza di base verso la prova, e quindi uno scarso impegno nella compilazione.
Se il paziente si sente stanco e chiede di fermarsi è opportuno assecondarlo, così come sarà doveroso chiedere il motivo
del disagio e della stanchezza. Salva la necessità di riprendere prima possibile il test, che dovrà essere concluso in un'unica
sessione. Valutare anche eventuali atteggiamenti oppositivi, tentativi di eludere o di coinvolgere il clinico nella compilazione.
Dopo la somministrazione
- Al termine del test sarà necessario svolgere un'attenta e dettagliata operazione di inchiesta-siglatura sul materiale ricavato,
mediante l'utilizzo di un modello teorico interpretativo validato, sul quale il clinico può vantare competenze specifiche assodate;.
- Le interpretazioni dovranno mostrarsi costruite sulla base del modello teorico adottato e delle risposte ottenute, alle quali il
somministratore dovrà prestare esclusiva attenzione, per evitare di influenzare il soggetto con le proprie aspettative, o ancor peggio
di sovrapporre le proprie proiezioni a quelle dell'esaminato. Il modello teorico di riferimento dovrà essere altresì specificamente
indicato all'interno della relazione finale.
- Oltre al risultato interpretativo sarà opportuno dar conto dell'atteggiamento complessivamente mostrato dal soggetto durante la
somministrazione, evidenziando eventuali condotte collaborative, eccessivamente acquiescenti e adesive o al contrario distanti e oppositive,
espresse anche in modalità non verbale.
- Nel caso di test di completamento sarà necessario effettuare un'attenta valutazione della prestazione narrativa, considerata
sotto il punto di vista sintattico e semantico: osservare dunque la costruzione della frase, la ricchezza lessicale, la congruenza della
narrazione, la ricchezza e l'adeguatezza dei nessi associativi, la linearità della trama, la funzione dei singoli personaggi, tenendo
presenti tutti gli elementi che potrebbero identificare una caduta attentiva dovuta a irruzioni del processo primario, o al contrario di un
eccessivo funzionamento del processo secondario (nel caso del TAT o dell'ORT in cui abbondino descrizioni dettagliate e meticolose, ad esempio,
o razionalizzazioni tipiche delle personalità ossessive).
- Sarà importante restituire un feedback finale circa il risultato del test. Questo servirà a consolidare la motivazione
e la compliance dell'esaminato, evitando vissuti di impotenza e frustrazione durante la compilazione. Fornire un risultato sarà inoltre
indice di lealtà professionale da parte del clinico.
- Il report dovrà essere breve, essenziale, specifico ed esaustivo. È opportuno non dilungarsi nelle descrizioni, mostrarsi
essenziali e diretti, soprattutto ove la relazione non sia destinata a organi burocratici (ad esempio perizie legali per tribunali) ma al paziente
all'interno di una terapia; ciò al fine di evitare quanto più possibile tecnicismi potenzialmente confusivi.
- Nell'esporre il risultato specifico, si dovranno evidenziare i punti critici, enfatizzando tuttavia anche i punti di forza e le
capacità preservate.
- Ricordiamo che il test proiettivo si presenta come un insostituibile strumento di indagine della personalità. Profondo, accurato e
tuttavia non esaustivo. Per questo fondare una diagnosi sulla mera somministrazione del medesimo non sarebbe opportuno né professionalmente
attendibile. Appare piuttosto necessario integrare i risultati con quelli tratti da ulteriori strumenti di indagine - interviste, self report,
colloqui, consulti anamnestici, osservazioni cliniche - al fine di raggiungere un esito diagnostico quanto più possibile veritiero.
Cosa misurano i proiettivi
Il risultato dei test proiettivi è finalizzato a identificare il funzionamento della dell'Es, dell'Io e del SuperIo, oltre alle
interazioni tra queste tre strutture psichiche. Dunque si mostra utile a valutare il funzionamento del processo secondario e la sua capacità
di dominare il processo primario, la maturità dei meccanismi di difesa, lo stato di coesione di integrità dell'Io.
Dal punto di vista cognitivo consente di valutare l'esame della realtà, la funzione di insight e di autoconsapevolezza, il pensiero
concreto e astratto, la strutturazione dei nessi associativi, il rapporto tra processo primario e secondario; il meccanismo proiettivo costituisce
inoltre uno strumento di esplorazione dei processi di regolazione emotiva, della capacità di tollerare ansia, separazione, frustrazione,
possibilità di procrastinare bisogni e desideri in una funzione adattiva.
Sotto il punto di vista relazionale un proiettivo permette di inquadrare la qualità dei legami affettivi arcaici, la capacità di
esplorazione del contesto, l'investimento nella relazione con l'altro, il tono affettivo inter e intraindivuale, capacità esplorative.
Attraverso la somministrazione di grafici come Patte Noir, test di Blacky e favole della Duss, applicati soprattutto con un target infantile,
sarà possibile individuare la presenza di conflitti rimossi verso uno dei componenti della famiglia, lo stato di evoluzione psichica,
emotiva e sessuale, eventuali vissuti traumatici intrafamiliari.
I test proiettivi: tra pro e contro
I punti di forza dei mezzi proiettivi sono numerosi e validati:
- la possibilità di indagare i vissuti inconsci, aggirando i meccanismi di difesa coscienti e favorendo il riemergere di processi
primari arcaici, emozioni non gestite o evacuate in via espulsiva;
- un carico stressogeno non eccessivo nella richiesta;
- un potenziale espressivo elevato, che si traduce nella possibilità di slatentizzare contenuti psichici non narrabili.
Di seguito i maggiori punti di debolezza:
- scarsa validità di costrutto; debole validità di convergenza; dubbia attendibilità psicometrica, nello specifico
determinati dalla mutevolezza del risultato sulla base dei diversi momenti - o dei differenti stadi della terapia - in cui può essere
somministrato il test;
- a rendere scientificamente poco attendibile il risultato dei proiettivi si aggiunge la mancanza di una metodologia consolidata sulla
quale fondare l'attribuzione e il calcolo dei punteggi, che spesso si mostrano il frutto di una scelta arbitraria del clinico; un'interpretazione
che, non basandosi su modelli standardizzati, viene delegata a una valutazione soggettiva, potrebbe rivelarsi mutevole e poco attendibile.
In proposito venga tuttavia consentita un'osservazione: indubbiamente, tramite l'impiego di un approccio metodologico psicometrico, la
componente di attendibilità dei test proiettivi risulterebbe beneficiata.
Al contempo, una focalizzazione eccessiva su aspetti statistico-probabilistici rischierebbe di snaturare l'identità stessa dei proiettivi,
costringendo in uno spazio saturante stimoli essenzialmente non strutturati, con innegabile nocumento dell'effetto proiettivo.
Non si dimentichi che il fine della diagnostica proiettiva non è quello di raggiungere dati oggettivi e insindacabili, quanto quello di
destare associazioni fantasmatiche inconsce, in grado di attivare meccanismi vivificanti del vissuto interiore, del pensiero immaginativo, del
mondo arcaico non verbalizzato.
L'indagine proiettiva è volta alla fantasia prima ancora che alla realtà, se con il termine fantasia si intende la forza motrice
poietica grazie alla quale è possibile trasformare la realtà esteriore in funzione di quella interiore e conoscere gli strumenti
psichici che hanno reso possibile questa trasformazione: meccanismi di difesa, forza dell'Io, funzionamento del processo primario e secondario,
capacità di regressione, dominio dell'Es ... il tutto al fine di scandagliare i meandri di una profondità inconscia latente che
le difese censuranti dell'Io rendono illeggibile.
Dunque è facile cadere nel frainteso, quando si parla dell'importanza di non saturare il contesto somministrativo-interpretativo dei test
proiettivi, non volendo intendere con ciò un'anarchia di significato in cui l'incertezza dei parametri costituisca il solo punto fermo,
quanto la tutela di uno spazio psichico individuale, generativo sì di risultati polisemici e mutevoli ma proprio per questo clinicamente
"fecondi".
Infine, i test proiettivi non vengono somministrati al fine di ottenere una diagnosi nosologica definitiva. L'esito della somministrazione
risulterà piuttosto un dato da integrare con il resto delle informazioni a disposizione del clinico, per divenirne parte fondamentale.
Conclusioni
Quanto ai lavori che mettono in dubbio l'oggettività, la fedeltà e la validità dei test proiettivi si potrebbero
opporre altrettanti lavori che depongono in senso contrario (Anxieu, 1965, p. 221). È quanto affermato da Anzieu, con un'asserzione
che, ci sembra di poter dire, pone fine alla bagarre costruita attorno alla opportunità di impiegarli nei vari contesti diagnostici e di
ricerca.
Le tecniche proiettive permettono una diagnosi dell'individuo nel pieno rispetto della sua singolarità, che, fatta salva l'importanza del
dato oggettivo, non può essere ridotta a un aspetto standardizzabile a priori. In ciascuno è presente un universo privato, un mondo
soggettivo fatto di opinioni e di esperienze, di pulsioni, attese e bisogni che orientano attivamente condotte e motivazioni.
Questo mondo privato, così intriso di mistero e rimosso, sfugge al controllo e alla consapevolezza tanto da non poter essere indagato
attraverso un semplice controllo introspettivo, uno sforzo mnestico o un'operazione cognitiva.
Il proiettivo è uno strumento che consente di indagare aspetti nascosti della personalità e del comportamento, incoraggia
un'ampia diversificazione delle risposte del soggetto, è altamente multidimensionale ed evoca risposte massimamente estese e ricche pur
nella minima consapevolezza del soggetto che le fornisce (Lindszey, 1961, p. 45).
Dunque il rapporto è inversamente proporzionale: ad un minimo contenuto somministrato, fa da riscontro un risultato di grande ricchezza
emotiva che l'esaminato fornisce senza neppure rendersene conto, avvalendosi del potenziale espressivo regressivo e comunicativo insito nella
presentazione dello stimolo.
La proiezione apre una breccia nel mondo interiore, rendendolo valicabile. È una chiave creativa ed elaborativa, il cui valore aggiunto
consiste proprio nella possibilità di dar vita a un contesto mai saturo, ove il simbolo può venir trasformato, plasmato sulla base
delle capacità fantasmatiche del soggetto, diventando il viatico per l'esplorazione del suo nucleo identitario, del suo idioma più
profondo e inconsapevole.
In un contesto diagnostico eccessivamente garantito e oggettivizzato, l'emersione di questo aspetto non sarebbe possibile. Per questo la presenza
di un proiettivo, per quanto non esaustiva, viene reputata indefettibile all'interno di ogni batteria valutativa che possa considerarsi completa.
Bibliografia
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Altre letture su HT
- Rebecca Farsi, "Test proiettivi 1:
proiezione, percezione, appercezione e struttura degli stimoli", articolo pubblicato su HumanTrainer.com, Psico-Pratika n. 197, 2023
- Brendan, "La tecnica proiettiva
"Sceno-test" di Gerdhild v. Staabs", articolo pubblicato su HumanTrainer.com, Psico-Pratika n. 66, 2011
- Valentina Zappa, "Recensione Test: Il test di Wartegg",
articolo pubblicato su HumanTrainer.com, Psico-Pratika n. 135, 2017
- Valentina Zappa, "La valutazione
psicodiagnostica in età evolutiva. Le fasi e gli strumenti: dal primo incontro alla restituzione",
articolo pubblicato su HumanTrainer.com, Psico-Pratika n. 100, 2013
- Debora Guerra, "Gli Strumenti Psicodiagnostici",
articolo pubblicato su HumanTrainer.com, Psico-Pratika n. 47, 2009
- Valentina Zappa, "Recensione Test: Il Disegno della
Famiglia", articolo pubblicato su HumanTrainer.com, Psico-Pratika n. 112, 2014
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