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Disturbo Narcisistico di Personalità: le emozioni del Terapeuta Italia. Indagine preliminare sulle risposte emotive di Terapeuti di diverso orientamento con il paziente con DNP.
L'articolo " Disturbo Narcisistico di Personalità: le emozioni del Terapeuta" parla di:
- Premesse e obiettivi dell'indagine di SPR-Italia
- Procedure, Test, Dimensioni del Controtransfert
- Analisi dei risultati e prospettive future di ricerca
A cura di: Redazione - Pubblicato il 8 settembre 2015 Disturbo Narcisistico di Personalità: le emozioni del Terapeuta Italia. Indagine preliminare sulle risposte emotive di Terapeuti di diverso orientamento con il paziente con DNP.
La letteratura scientifica ha evidenziato come la presa in carico di pazienti con Disturbi di Personalità - Antisociale, Borderline,
Istrionica e Narcisistica - possa provocare particolari emozioni negative nei clinici.
Lungo i precedenti filoni di ricerca, si innesta una nuova indagine preliminare
(*)
da parte di alcuni ricercatori della sezione italiana della Society for Psychotherapy Research (*), focalizzata
sulle reazioni emotive di Terapeuti di diverso orientamento, età e genere che hanno in cura pazienti con Disturbo Narcisistico di
Personalità per verificare:
- l'associazione fra Disturbo Narcisistico di Personalità e risposte emotive del Clinico quali ad esempio: disimpegno, ritiro, rabbia,
risentimenti o svalutazione;
- se queste reazioni possono dipendere dall'orientamento del Clinico o da altre variabili, come età e genere.
Disturbo Narcisistico di Personalità
I pazienti con Disturbo Narcisistico di Personalità mostrano comportamenti disfunzionali comuni, associati a tratti di
vulnerabilità e grandiosità, che tendono a reiterare nella relazione terapeutica, e diviene difficile stabilire
una relazione terapeutica caratterizzata da intimità, sicurezza e fiducia.
Il Terapeuta, più spesso rispetto ad altre patologie, si trova ad affrontare una relazione in cui compaiono tentativi di prevaricazione,
di strumentalizzazione, invadenza e fenomeni vendicativi, oppure il paziente tende a instaurare una relazione fredda ed evitante.
«In realtà molti pazienti con dinamiche narcisistiche lottano con un fragile senso di sé e cercano di sconfessare
la propria vulnerabilità facendo sentire gli altri (tra cui il terapeuta) inferiori e impotenti»
(*).
Cercano di veder confermata la visione positiva o grandiosa che hanno di sé, rifiutando esperienze negative in tal senso, per questo
possono reagire con rabbia o aggressività nei confronti del Terapeuta
(*),
il quale può quindi sentirsi sopraffatto, rifiutato, inadeguato.
«Oltretutto, i sentimenti fortemente negativi o contrastanti nei confronti di questi pazienti, insieme al loro alto tasso di
drop-out, le difficoltà nel riconoscere e verbalizzare le proprie esperienze interne, la loro riluttanza e la poco chiara motivazione
al trattamento possono avere un impatto negativo per la costruzione di una buona alleanza terapeutica»
(*).
Campioni
I ricercatori Annalisa Tanzilli
(*),
Vittorio Lingiardi
(*),
Laura Muzi
(*)
e Antonello Colli
(*)
- autori di numerose ricerche su questo e altri temi scientifici - per questa nuova indagine preliminare, hanno fatto contattare 400
professionisti - fra Psichiatri e Psicologi - attraverso Servizio Sanitario Nazionale, Centri clinici specializzati nel trattamento dei
Disturbi di Personalità, Associazione di Studi Psicoanalitici di Milano (ASP) e Centro di Terapia Metacognitiva Interpersonale di Roma
(Centro TMT).
L'adesione è stata del 62.5%: i Clinici che hanno accettato di partecipare (250), sono stati invitati a selezionare in maniera
casuale
(*)
una persona fra i pazienti in carico - da almeno otto settimane e non più di sei mesi - che avesse almeno 18 anni, non presentasse disturbi
psicotici e non fosse sottoposta a trattamento farmacologico per i sintomi di questi disturbi.
Procedura
Questionario. I ricercatori hanno strutturato un questionario (*) da sottoporre ai clinici per
raccogliere informazioni circa:
- i pazienti: età, genere, livello di istruzione, status socio-economico, diagnosi e valutazione del funzionamento globale
valutato tramite scala GAF (*), informazioni
riguardo le terapie, come lunghezza di trattamento e il numero di sessioni;
- i clinici: dati demografici e professionali, come l'esperienza clinica in termini di anni, ore di lavoro e numero di pazienti; il
loro ambito professionale (Psicologia, Psichiatria) e l'orientamento terapeutico (Psicodinamico o Cognitivo Comportamentale).
TRQ. I Clinici hanno fatto una valutazione delle proprie reazioni emotive attraverso il TRQ - Therapist Response Questionnaire
(*) - subito dopo la sessione con il paziente prescelto per lo studio.
Il Therapist Response Questionnaire rileva una gamma di risposte emotive, cognitive e comportamentali in relazione al paziente e
valuta i modelli di controtransfert in terapia.
È composto da 79 item redatti in un linguaggio non tecnico e quotidiano - adatto a Clinici di diversi ambiti e orientamenti - a cui
assegnare punteggi da 1 ("non vero") a 5 ("molto vero") della scala Likert. Ad esempio:
"Nella seduta con lui/lei mi annoio".
"Rispetto alla maggior parte dei pazienti, ho la sensazione di essere stato tirato dentro a cose, di cui non mi sono reso conto fino
a dopo che la seduta è finita".
Tramite il TRQ, i ricercatori hanno individuato 8 dimensioni di controtransfert.
Hanno quindi analizzato l'attendibilità del test. Il calcolo ha confermato la coerenza interna nell'atteggiamento dei Clinici riguardo
a ciascun item:
- sopraffatto/disorganizzato → .78
- impotente/inadeguato → .83
- positivo → .82
- speciale/troppo coinvolto → .75
- sessualizzato → .76
- disimpegnato → .77
- genitoriale/protettivo → .85
- criticato/maltrattato → .81
SWAP-200. Nelle tre settimane successive è seguita la valutazione da parte dei Clinici della personalità dei pazienti
attraverso la SWAP-200 - Shedler-Westen Assessment Procedure-200 (*)
- procedura più complessa rispetto al test precedente.
La Shedler-Westen Assessment Procedure-200 è usata per l'assessment di Disturbi di Personalità, tratti sub-clinici e
del profilo di funzionamento psicologico.
È composta da 200 dichiarazioni di personalità e misura gli atteggiamenti dei pazienti attraverso item descrittivi degli aspetti
psicologici e comportamentali.
Dalla somministrazione della SWAP-200 sono emersi 35 casi di Disturbo Narcisistico di Personalità e per l'indagine ci si
è soffermati sui 35 casi emersi.
Il gruppo dei Pazienti era formato da da 21 uomini e 14 donne fra i 29 e i 42 anni, in cura da almeno due mesi, 25 privatamente, 10
presso i Servizi di Salute Mentale.
Alcuni riportavano anche altri disturbi psicologici: alimentari (nove persone), di ansia generalizzata (quattro), da uso di sostanze (due) e
disturbo di panico (due).
Il gruppo dei Clinici era costituito da 23 Psicologi e 12 Psichiatri (20 donne e 15 uomini) fra i 34 e 56 anni, con un'esperienza
clinica variabile da 3 a 17 anni, per un impegno settimanale di terapia fra le 13 e le 25 ore.
19 erano di orientamento Psicodinamico, 16 Cognitivo-Comportamentale.
Analisi dei dati e risultati
I ricercatori hanno eseguito una analisi di correlazione bivariata di tutti i fattori TRQ e la scala NPD (Narcissistic Personality
Disorder) della SWAP-200, per verificare se i pattern specifici di reazione emotiva dei Clinici potevano essere associati al Disturbo di
Personalità Narcisistica e in quale frequenza.
Hanno riscontrato che il Disturbo di Personalità Narcisistica rilevato dalla SWAP-200 era positivamente associato con il
controtransfert disimpegnato, criticato/maltrattato, rilevato dal TRQ, e negativamente associato a una riposta emotiva positiva dei
Clinici.
Il controtransfert di tipo disimpegnato si connotava di sentimenti negativi come distrazione, frustrazione e noia, a
discapito della capacità empatica del terapeuta di sintonizzarsi con il paziente e della sua presenza all'interno del setting.
L'indagine conferma, quindi, che i pazienti con DNP tendono a suscitare nei Clinici reazioni emotive negative e - dal momento che il
buon esito di una terapia si basa sull'alleanza terapeutica - il trattamento dei pazienti risulta molto impegnativo per i Clinici.
Tramite un'analisi di regressione multipla gerarchica si è concluso che tale associazione non potesse dipendere da fattori quali
l'approccio clinico, il genere o l'età.
Conclusioni
I risultati di questa indagine sono coerenti con gli studi fatti in precedenza.
I ricercatori precisano che lo studio è ancora in fase preliminare, il campione limitato, quindi non pienamente rappresentativo di tutte
le relazioni terapeutiche, tuttavia questi risultati preliminari forniscono informazioni preziose, fondate empiricamente, sulle esperienze di
controtransfert più comuni con i pazienti con DNP e sulla patologia in generale.
Porre maggiore attenzione sulla relazione fra i Terapeuti e questi "impegnativi" pazienti, infatti, «potrebbe essere molto
importante per comprendere meglio le loro principali dinamiche psicopatologiche, ma anche per attuare interventi terapeutici efficaci tarati
sul paziente»
(*).
Per i futuri sviluppi di ricerca, il campione in esame sarà certamente ampliato, con un numero adeguato e bilanciato di
terapeuti di entrambi gli indirizzi terapeutici.
Potrebbero inoltre essere introdotte la supervisione, la ripresa video e la trascrizione delle sessioni di terapia.
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