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Contributo alla veduta idologica del transfertL'articolo "Contributo alla veduta idologica del transfert" é tratto dalla rubrica
Spazio Psicoanalisi.
Nell'articolo si parla di:
Articolo: 'Contributo alla veduta idologica del transfert'A cura di: Romano Biancoli
IntroduzioneNel suo libro "The Legacy of Erich Fromm" (1991) Daniel Burston classifica gli psicoanalisti in tre gruppi, a seconda del loro rapporto
con Freud: "loyal opposition", "dissident fringe", e "crypto-revisionists". "I feel (...) like a pupil and translator of Freud who is attempting to bring out his most important discoveries in order to enrich them and to deepen them by liberating them from the somewhat narrow libido theory" In questa stessa intervista, come anche in "The Crisis of Psychoanalysis" (1970), egli dichiara i suoi legami di amicizia e collaborazione
con Karen Horney, Clara Thompson e Sullivan, pero' ci tiene a distinguere le sue posizioni teoriche da quelle dei suoi amici. "Thus, there is a need, despite the obvious differences in their approaches, for a critical synthesis between relational model theories like Sullivan's, which stress developmental origins, and relational model theories like Fromm's, which stress the struggle for authentic selfhood" Sul rapporto di Fromm con Freud, bisogna tenere presenti le osservazioni di Alan Grey: "Analysts of different persuasions use the same words to convey widely different meanings. This lexical looseness not only confuses efforts at communication, but sometimes obscures important new ideas. This state of affairs certainly applies to several of the contributions of Erich Fromm. Partly his retention of orthodox terminology, even for radically altered concepts, grew up of Fromm's sense of allegiance with Freud" Poiche' la letteratura sul transfert ancora non si avvale del contributo originale di Fromm, proporro' una lettura del suo pensiero che
spero aiuti il confronto critico su di esso. La fissazione alla madreErich Fromm sostiene che l'attaccamento preedipico e' molto piu' intenso di quello edipico che Freud basava sul desiderio sessuale
dei figli per il genitore di sesso opposto. "Our insight into this pre-Oedipus phase in the little girl's development comes to us as a surprise, comparable in another field with the effect of the discovery of the Minoan-Mycenaean civilization behind that of Greece" In un inedito, poi pubblicato a cura di Rainer Funk (Fromm, 1992), Fromm cita un altro passo di Freud da "An Outline of Psychoanalysis": "In these two relations (feeding and care of the child's body) lies the root of a mother's importance. Unique, without parallel, established unalterably for a whole lifetime as the first and strongest love object and as a prototype of all later love relations - for both sexes. In all this the phylogenic foundation has so much the upper hand over personal accidental experience that it makes no difference whether a child has really sucked at the breast or has been brought up at the bottle and never enjoyed the tenderness of a mother's care" Secondo Fromm, Freud non trarrebbe le necessarie conseguenze da queste sue affermazioni, che avrebbero dovuto modificare la sua teoria
del complesso edipico. "the symbiotically attached person is part and parcel of the 'host' person to whom he is attached. He cannot live without that person, and if the relationship is threatened he feels extremely anxious frightened" La fissazione incestuosa simbiotica comporta il desiderio estremo di essere amato come un bambino piccolo, addirittura ancora lattante,
o perfino, nei casi piu' gravi, di rientrare nel ventre della madre, portando il rifiuto di ogni indipendenza da lei fino all'indistinzione. Punto di vista psicogenetico e punto di vista funzionale. L'anelito a una "Paradisical Existence"La fissazione alla madre puo' essere considerata in due modi: come la prosecuzione nella vita adulta dell'attaccamento infantile alla madre; oppure come "one of the 'spiritual' answers to human existence" (Fromm, 1992, p. 40). Il contributo specifico di Fromm sta nel secondo modo di vedere la fissazione alla madre. Fromm compara un punto di vista psicogenetico a un punto di vista funzionale, che si alternano nel lavoro psicoanalitico (1968). Non solo il bambino e' impotente e indifeso e si trova nella necessita' che qualcuno provveda ai suoi bisogni, anche l'adulto, di fronte
alla complessita' e difficolta' della vita, e' spesso debole e inerme e cerca appoggio, aiuto, fino a sottomettersi a qualcuno che gli
prometta totale protezione. Le fantasie di "paradisical existence" e di "magic helper" vengono qui assunte in una visione funzionalista, cioe' considerate nella funzione che svolgono nella psiche umana. Il concetto di idoloIl concetto di "magic helper" puo' in parte introdurre quello di idolo: esseri umani trasferiscono su figure a loro esterne, reali o
immaginarie, le loro facolta' e forze. I fedeli delle religioni rivelate accusavano i "pagani" di adorare non gli dei rappresentati in immagini bensi' le immagini stesse
(Biedermann, 1989). "Non ti fare scultura, ne' immagine alcuna delle cose che sono nel cielo in alto o sulla terra in basso o nelle acque sotto la terra; non ti prostrare davanti ad esse e non servire loro..." I Profeti dell'Antico Testamento descrivono gli idoli per denunciarne con piu' efficacia l'adorazione. "Cavano l'oro dal sacchetto, Una leggenda paleocristiana racconta che mentre Gesu', Maria e Giuseppe stavano fuggendo verso l'Egitto, al loro passaggio crollarono
365 idoli (Biedermann, 1989). Fromm auspica lo sviluppo di una "scienza degli idoli", di una "idologia" che studi gli idoli e li identifichi in tutti i loro vari tipi
cosi' come si sono manifestati nella storia umana (1966, p. 112). "An idol is the figure to which a person has transferred his own strength and powers. The more powerful the idol grows, the more impoverished the individual himself becomes. Only by being in touch with the idol can be he try to be in touch with himself. The idol, the work of his hands and fantasy, stands over and above him; its maker becomes his prisoner. Idolatry, in the sense of the Old Testament prophets, is essentially the concept as that of 'alienation'" Idolatria e transfertA proposito del transfert, Fromm pone la questione se si tratti solo della ripetizione di esperienze infantili oppure anche "of the mobilization of the 'idolatric passion'" (1992). Resta vero che i non disciolti legami profondi con le figure genitoriali sono continuamente rivissuti, riferendoli ad altre persone e
ad altre situazioni, e anche su questo tema, come su molti altri, Fromm riconosce in pieno il valore delle scoperte di Freud, pero' nota
e sottolinea come il transfert sia diffuso in tutti gli aspetti della vita sociale (1979, p.292) e non solo circoscritto al rapporto
psicoanalitico. "The transference phenomenon (...), a situation in which an individual feels helpless, in need of a leader of stronger authority, ready to submit to this authority, is one of the most frequent and most important phenomena in social life, quite beyond the individual family and the analytic situation. Con queste osservazioni che confermano la natura idolatrica del transfert, Fromm non intende polemizzare con Freud, ma si propone di ampliare i confini del concetto di transfert. "In fact, this is essentially what Freud indicated in "The Future of an Illusion" (1927c). The only difference between the view presented here and the classic theory is the idea that this longing is not necessarily - and is never exclusively - a repetition of childhood experience but, rather, is part of the 'human condition'" Fromm accetta anche l'idea sullivaniana di "parataxic distortion" (1940, 1953, 1956). "Una distorsione paratassica avviene ogni qualvolta in una determinata situazione interpersonale almeno uno dei due partecipanti reagisce ad una "personificazione", ossia ad un'immagine dell'altro, che esiste solo nella propria fantasia, ad una figurazione umana che e' gia' preformata da esperienze passate, e che viene quindi evocata da alcuni aspetti reali dell'attualita' altrui" Ma Fromm vede questo concetto da un punto di vista funzionale. Le richieste dell'Umanesimo radicale alla Psicoanalisi in materie di transfertL'umanesimo radicale, che vede nell'uomo la radice di tutto, parte dal presupposto che esista una natura umana come caratteristica della
specie umana, comune a tutti gli uomini, i quali presentano una stessa anatomia e una stessa fisiologia. Il trattamento psicoanalitico ispirato all'umanesimo radicale si propone il mutamento del paziente da un orientamento alla passivita'
interiore e al possedere ad un orientamento all'attivita' e alla vitalita' interiore, cioe' un passare dalla modalita' dell'avere alla
modalita' dell'essere (Fromm, 1976). Questa visione teorica trova applicazione clinica principalmente nella correlazione "center-to-center' tra analista e paziente (Fromm,
1960; Biancoli, 1995). Fromm (1968) raccomanda di rivolgersi quanto piu' e' possibile alla intera personalita' del paziente, a tutta la sua esperienza. Non basta sapere delle cose sul paziente, esplorare la sua periferia. Se il paziente, per temperamento e per carattere, e' una persona molto diversa dall'analista, questi lo puo' comprendere perche' tutto e' in lui, come tutto e' in ogni uomo. "What I mean is, everything is in us - there is no experience which another human being has which is not also an experience which we are capable of having" (Fromm, 1959, p. 20). E' la premessa umanistica che permette di lavorare in questo modo: "There is nothing in the patient which I do not have in me. Leggi la seconda parte dell'Articolo: Contributo alla veduta
"idologica" del Transfert
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