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Come aiutare i nostri pazienti quando pensano di separarsi dal partner?
L'articolo " Come aiutare i nostri pazienti quando pensano di separarsi dal partner?", parla di:
- Caso clinico: Mina e Giulio
Dinamiche della scelta di separarsi Dialogo interno, visione di sé, piano d'azione
Come aiutare i nostri pazienti quando pensano di separarsi dal partner?
- Come aiutare i nostri pazienti quando pensano di separarsi dal partner?
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Capita spesso che, sebbene una persona abbia maturato la decisione di volersi separare dal partner, all'atto pratico non riesca a farlo;
così ci chiede supporto per aiutarla a prendere una decisione.
Il caso di Mina e Giulio
Mina è una donna di 44 anni sposata con Giulio. Hanno due figli gemelli di 4 anni, sono sposati da sei anni ma stanno insieme da
quasi quindici.
La loro relazione andava bene, fino all'arrivo dei figli. Da quel momento, Mina ha visto Giulio cambiare sentendolo sempre più distante.
Spesso stava fuori di casa, faceva tardi al lavoro e nei fine settimana mostrava insofferenza nelle attività familiari. Giulio ha sempre
rifiutato la terapia di coppia, attribuendo a Mina il fatto di essere esagerata e di dare troppo valore a cose che di per sé erano poco
importanti.
Negli anni, la situazione ha continuato a peggiorare. Mina ha notato sempre più distacco tra lei e Giulio e tra Giulio e i figli;
vedeva il marito che si rivolgeva ai figli solo in ottica educativa, senza però dedicare tempo a loro e alla relazione con loro. Quando
però lui decideva di essere presente e dedicare attenzione ai figli, riusciva a farlo facendoli divertire e sentire sereni; tuttavia,
i momenti erano rari.
Ad ogni tentativo di dialogo da parte della donna seguiva un litigio e solo quando Mina minacciava di lasciare Giulio allora lui per qualche
giorno cercava di mostrarsi più disponibile e presente. Poi però tutto tornava com'era. Da quattro anni.
Nel corso degli anni, la donna si era barcamenata tra la sensazione forte che quella relazione così com'era le generava frustrazione
e il senso di colpa provocato dall'idea di separarsi. Ora chiede aiuto perché si sente logorata da questa situazione e sente di non
farcela più.
Fermiamoci un attimo qui, perché questa è una dinamica che caratterizza molte situazioni di separazione.
Le dinamiche che entrano in gioco nella scelta di separarsi
L'ansia di decidere in fretta: quando una persona ci porta questo doppio vissuto, è importante prima di tutto non colludere con
la fretta che i pazienti hanno di scegliere cosa fare. Infatti, quando una persona arriva da noi per capire se la separazione è o non
è la strada giusta, è possibile che sia intrappolata da anni in sentimenti ambivalenti. Chiaramente negli anni è possibile
che la frustrazione sia aumentata, diventando intollerabile. Per questo possono arrivare da noi persone con un forte senso di urgenza.
Tuttavia, occorre tenere presente che una persona carica di frustrazione, ansia e sensi di colpa non è nella condizione di poter prendere
una decisione lucida e ponderata. Per questo motivo occorre chiarire che è importante esaminare in profondità le motivazioni che
sono alla base dell'una o dell'altra possibilità prima di scegliere come orientare l'azione.
Ricostruzione di un dialogo interno: è facile fare il tifo per Mina e vedere Giulio come l'evidente problema della coppia, vero?
Ricordiamoci sempre che il nostro compito non è quello di capire chi dei due sia il problema o di chi sia la colpa (per quello ci sono
giudici e avvocati), ma quello di aiutare la persona a capire cosa stia accadendo dentro di lei. Solo facendo ordine in questo senso, i nostri
pazienti potranno avere elementi chiari per prendere una decisione. Esprimere critiche o giudizi verso Giulio potrebbe mandare ancora più
in confusione Mina, che potrebbe sentirsi, ad esempio, in colpa per essere rimasta con lui per tutti quegli anni oppure per il suo parlar male
del padre dei suoi figli.
Il nostro compito è quello di aiutare la persona a mettere a fuoco, nel modo più preciso possibile, tutti i pensieri e le emozioni
che afferiscono alla parte che vuole andare e quelli relativi alla parte che vuole restare. Molto spesso già facendo questo la persona
ha sufficienti elementi per decidere, perché può rendersi conto, come nel caso di Mina, che in realtà a trattenerla non
è qualcosa di concreto o reale, ma la paura che allontanare i figli dal padre possa essere nocivo per i bambini. Tuttavia, esaminando
a fondo questa paura, la donna mette a fuoco che in realtà i figli esprimono spesso malessere per le critiche del padre o per sentirlo
distante. Inoltre, la freddezza che si è creata tra lei e lui è un qualcosa che anche sui figli in qualche modo potrebbe risuonare.
Arriva, quindi, a pensare che restare in quella situazione di coppia potrebbe comunque non garantire la serenità dei bambini. Riflette
anche sul fatto che forse, se Giulio avesse un contatto meno frequente con i figli, forse potrebbe sentirsi più a suo agio. È
una sua idea, ma è già un modo di pensare alternativo.
Facilitare le emozioni: Mina, come spesso capita nelle situazioni riconducibili alla separazione, si sente bloccata tra frustrazione
e senso di colpa. Frustrazione dovuta al fatto di sentirsi poco importante, poco supportata e, in ultima analisi, poco amata. Vive male il
fatto che lui non abbia voluto mai incontrare un terapeuta di coppia per provare a risolvere la situazione; la sente come la non volontà
da parte sua di veder stare meglio lei e i loro figli. Allo stesso tempo però, riconosce che ci sono anche dei momenti in cui Giulio
appare più presente e in quei momenti i bambini sono contenti di stare con il padre. Quei momenti lì la fanno desistere e la
spingono a pensare di fare un passo indietro.
Il nostro lavoro è quello di far emergere tutte le emozioni che entrano in gioco. Quando sente frustrazione? In quali momenti specifici?
Come reagisce lei alla frustrazione? Come vorrebbe reagire? Quali altre emozioni ci sono? La parte di sé che si sente colpevole
all'idea di separarsi da cosa è mossa? Quali sono i momenti in cui pensa che vada tutto bene? Quanta fiducia ha che la situazione possa
migliorare se sceglie di restare con Giulio? Cosa teme che accadrà se dovesse scegliere di separarsi? Lavorando a fondo su emozioni,
paure e motivazioni la matassa si dipana.
Aiutare a comprendere come i diversi scenari impattano sulla visione di sé: lavorando sulle emozioni, Mina riesce a mettere
a fuoco che molto del suo senso di colpa è legato alla paura di far soffrire i suoi genitori e quelli di Giulio. L'idea di rendersi
responsabile di una separazione la fa sentire una "persona egoista" (parole sue). Questo chiaramente la blocca, perché separarsi vuol
dire, nella sua idea, rendersi responsabile del dolore di altre persone.
Capire in che modo una decisione impatta sull'autostima è fondamentale per comprendere la base dei blocchi dell'agire. Emerge, quindi,
che a trattenere Mina non è un reale benessere percepito che c'è nella coppia o nella famiglia. I momenti di serenità sono
pochi, c'è quasi sempre un clima di tensione; raramente ci sono momenti di condivisione e tranquillità. Il dato di realtà
la porta a sentire che la frustrazione è l'emozione reale prevalente; emozione che porta anche al di fuori nella coppia e che la fa
sentire costantemente appesantita. Focalizza che a bloccarla è la paura e prende consapevolezza anche del fatto che l'idea di vedere
la felicità dei figli direttamente connessa a una coppia di genitori non separati, può essere rigida e fuorviante. Infatti,
riesce a dare importanza anche al fatto che una famiglia non separata ma in cui serpeggia spesso un clima di tensione può comunque
generare malessere nei bambini.
Piano d'azione: una volta aiutata la persona a fare chiarezza sulle emozioni, le idee, le paure connesse a ciascuna parte e le relative
implicazioni, è importante aiutare nel passaggio all'azione.
Chiaramente cosa fare è una scelta su cui noi non dobbiamo intervenire, ma sulla quale abbiamo sempre un ruolo di guida. Sollecitiamo
la persona a procedere per piccoli passi, in modo da poter gestire meglio le azioni e le reazioni.
Il primo passo di Mina è stato quello di andare dall'avvocato con il solo scopo di raccogliere informazioni e avere un'idea chiara degli
scenari possibili nel caso della separazione. Questo passaggio è stato fondamentale perché era qualcosa che non era mai riuscita
a fare. Raccogliere informazioni le aveva permesso di avere un'idea più precisa di cosa sarebbe successo. Il secondo passo è
stato quello di parlare con Giulio condividendo il fatto di essere stata dall'avvocato. L'obiettivo era capire come lui vivesse questa sua
decisione e iniziare a condividere delle mosse comuni per rendere una possibile separazione più serena e consensuale possibile.
Contrariamente ai tentativi di dialogo delle volte precedenti, Mina non aveva aspettative e comunicava qualcosa che aveva a che fare con lei
e non con ciò che si aspettava che lui facesse. Si tratta di una differenza enorme, perché nel primo caso la persona tende a
parlare con calma senza accusare l'altro e senza pretendere nulla; nel secondo caso, invece, spesso i toni si alzano, il clima che si genera
è di pretesa e giudizio. Giulio rimase molto sorpreso, e dopo giorni di silenzio granitico condivise con Mina che comprendeva la sua
scelta. Da quel momento il dialogo si è di nuovo aperto. Giulio, infatti, ha sentito la sicurezza con cui Mina ha preso in mano la
situazione, ma allo stesso tempo anche il non volersi muovere contro di lui.
Al momento hanno iniziato il percorso per la separazione consensuale.
Bibliografia
- U. Telfener (2007). Le forme dell'addio. Castelvecchi editore.
- G. della Valle; C. Soldani (2022). Due case da abitare. Mi presento sono Lulù. Porto Seguro editore.
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