50 sfumature di grigio, tra BDSM e DSM Le diverse prospettive degli Psicologi e i risultati discordanti delle ricerche.
L'articolo " 50 sfumature di grigio, tra BDSM e DSM" parla di:
- Fifty Shades of Grey, caso letterario e cinematografico
- Nuovo DSM: distinzione fra comportamenti e disturbi sessuali
- Opportunità di conoscenza o normalizzazione della violenza?
A cura di: Redazione - Pubblicato il 3 marzo 2015 50 sfumature di grigio, tra BDSM e DSM Le diverse prospettive degli Psicologi e i risultati discordanti delle ricerche.
Dopo il caso letterario della scrittrice E.L. James (*),
il film di Sam Taylor-Johnson (*) - appena uscito nelle sale cinematografiche -
è già campione di incassi. A gremirle sono soprattutto donne e il fenomeno suscita interesse anche nel mondo della Psicologia.
"50 sfumature di grigio" ha in qualche modo sdoganato il BDSM, acronimo che definisce le pratiche sessuali di: Bondage
e Disciplina, Dominazione e Sottomissione, Sadismo e Masochismo (*), aprendo a una "misconosciuta
sottocultura" (*).
Il "dominatore", prima visto come sadico e perverso sociopatico, è un giovane affascinante, aitante e facoltoso - Christian Grey
- che invita la sua "sottomessa" - Anastasia Steele - a sottoscrivere un vero e proprio contratto prima degli appuntamenti erotici, e a
fermarlo qualora le pratiche BDSM provocassero dolore.
Il DSM-5 (*), del resto, ha stabilito una
distinzione netta fra "comportamenti" sessuali e "disturbi" sessuali: alcune condotte sessuali, prima considerate "parafilie",
sono state escluse dall'ultima edizione del Manuale.
La Psicoterapeuta inglese Tania Glyde
(*),
in riferimento alle pratiche BDSM, parla di "zona d'ombra della Psicoterapia" e paragona l'atteggiamento nei confronti di chi le agisce
- da parte della società, ma anche di alcuni colleghi Terapeuti - a quello che si poteva avere 60 anni fa nei confronti delle persone
omosessuali.
Inoltre osserva che oggi un gay o un trans è socialmente più accettato di un eterosessuale "poliamoroso"
(*) o che pratica sesso "kinky"
(*) con suo/a marito/moglie.
La Psicoterapeuta britannica ritiene sia un pregiudizio credere che le pratiche BDSM siano violente e pericolose e che le persone "kinky"
soffrano di disturbi o possano danneggiare gli altri, e sottolinea che il BDSM è disciplinato da regole precise, una sorta di etichetta
che richiede innanzitutto il consenso e include limiti, come emerge chiaramente nel romanzo e anche nella trasposizione cinematografica.
«Il BDSM non è abuso proprio perché è consensuale.
- Scrive la Glyde su the Lancet Psychiatry - Questo non viene insegnato nei corsi di Psicoterapia (almeno in nessuno che io conosca)
perché la consapevolezza delle diversità di genere e sessuali viene affrontata a mala pena»
(*).
"Fifty Shades of Grey" potrebbe avere un valore positivo nel far luce su pratiche erotiche e comportamenti sessuali poco esplorati,
proprio perché etichettati come "parafilie" fino al 2013 dal DSM, e ancora oggi oggetto di stigma.
Il cambiamento per la Glyde è alle porte, tuttavia «tutto ciò che ho letto a riguardo finora indica che potrei rimanere
delusa» (*).
Psicologi e Psicoterapeuti infatti offrono sul tema opinioni contrastanti.
Chi come la Glyde intravede in "Fifty Shades of Grey" un'opportunità di conoscenza, chi invece come Denise Dellarosa Cummins
- Psicologa e ricercatrice - lo considera pericoloso.
«Fifty Shades è un "playbook" per manipolare le insicurezze delle donne in modo da attirarle verso rapporti violenti.
- Scrive la Cummins su Psychology Today -.
Il suo immenso successo fra le donne è un fenomeno culturale che offre uno scorcio sui motivi per cui è così facile
per le donne cadere in relazioni violente e perché sia così difficile lasciarle»
(*).
Anche dal mondo della ricerca emergono risultati discordanti.
Un'indagine citata dalla Glyde - condotta in Australia su 19.307 persone fra i 16 e i 59 anni - rivela che le persone con esperienze BDSM
(*)
non hanno subito coercizioni di alcun tipo.
Non presentano disturbi sessuali, psicologici o storie di abusi alle spalle; né sentimenti di angoscia o ansia, anzi gli uomini
mostrano livelli di disagio psicologico inferiori rispetto a quelli dediti al sesso, per così dire, "canonico"
(*).
Uno studio della Michigan State University - pubblicato su the Journal of Women's Health - si allinea invece con l'opinione
della Cummins, associando la lettura di libri come "Fifty Shades of Grey" a rischi per la salute per adolescenti e giovani donne.
Perpetrare la violenza sulle donne nella narrativa finisce per "normalizzarla", contribuendo a una rappresentazione della
sessualità femminile degradante
(*).
La ricerca condotta negli USA ha coinvolto 655 donne fra i 18 e i 24 anni, 219 avevano letto il primo libro o tutta la serie "Fifty
Shades", 436 no.
Fra le ragazze che avevano letto solo il primo libro (*) si riscontrava che era più frequente che
avessero avuto 5 o più partner nella vita, abitudini nocive per la salute, come il binge drinking - spesso associate alla violenza
domestica - e maggiore tendenza alla vittimizzazione.
Fra le forme di violenza individuate nell'indagine: ingiurie, maltrattamenti fisici intenzionali (*),
pressioni sessuali e psicologiche, minacce, forme di controllo, telefonate e messaggi indesiderati, ai limiti dello stalking.
Ovviamente, i ricercatori ammettono che l'ordine temporale del rapporto fra lettura della serie e comportamenti a rischio può essere
reversibile.
In ogni caso essa può creare i prodromi per questi comportamenti oppure riaffermarli e «aggravare il trauma
correlato»
(*).
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