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Tesina in Terapia Psicoanalitica: La Riparazione.

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Tesina in Terapia Psicoanalitica: La Riparazione.
Materiale clinico, contributi teorici e nuove prospettive di analisi

scritto da:

Linda Pascucci

- Psicologa

Parla di:
- La Riparazione: il caso di Lucy
- Klein, Winnicott e Crocetti
- La storia di Edipo a Colono

articolo tratto da psico-pratika - Guarda tutti gli articoli

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Tesina in Terapia Psicoanalitica: La Riparazione.
Materiale clinico, contributi teorici e nuove prospettive di analisi

Tesina in Terapia Psicoanalitica: La Riparazione.
Materiale clinico, contributi teorici e nuove prospettive di analisi
2.2 TRA MELANIE KLEIN E D. W. WINNICOTT: IL PROCESSO DI RIPARAZIONE

La nozione di riparazione compare per la prima volta in un saggio del 1929 di Melanie Klein 'Situazioni d'angoscia infantile espresse in una opera musicale e nel racconto di un impeto artistico' e sara' ulteriormente precisato nel corso dello sviluppo del suo pensiero aprendo dunque la strada alla scoperta della posizione depressiva nel 1934.
E' caratteristico che sia attraverso un'opera musicale e la creazione artistica, che M. Klein arriva a vedere la riparazione.
Nell'opera musicata da Ravel su libretto di Colette, un bambino pigro non vuole fare i compiti e viene messo a stecchetto dalla madre, percio' si arrabbia e devasta la stanza in cui si trova, fino ad assalire il gatto e persino lo scoiattolo nella gabbia.
Ma gli oggetti seviziati acquistano vita, si ribellano, lo aggrediscono, insieme ad orribili insetti ed animali.
Mentre questi fanno a gara per morderlo, nella rissa uno scoiattolo cade a terra ferito.
E' a questo punto che il bambino si precipita a soccorrere lo scoiattolo bisbigliando, al contempo, 'mamma'.
Gli animali sbalorditi fanno l'elogio del 'buon' bambino e alcuni di essi invocano 'mamma'.
Per il passaggio nel bambino da sadismo, indotto da frustrazione orale, a pieta' e simpatia, in identificazione con lo scoiattolo ferito, la Klein parla di conversione, di parola che riscatta.
Questa sembra essere la riparazione, la riparazione vera, la conversione dal voler mettere la mamma nell'angolo all'invocare il suo nome.
Sembra pertanto vero che per una genuina riparazione non basta bendare lo scoiattolo, bisogna invocare 'mamma' e il suo aiuto, ammettendo dunque l'importanza di una conflittuale dipendenza.

I processi riparativi, secondo la Klein, sono propri della posizione depressiva le cui qualita' emozionali vengono definite dal riconoscimento dell'ambivalenza e della dipendenza dall'oggetto, con la conseguente possibilita' di tollerare il dolore e accettare la propria responsabilita' nei confronti dell'oggetto stesso.
Requisiti tutti che permettono l'individuazione delle differenze tra realta' esterna ed interna.
La spinta a riparare, che nasce in questo stadio, e' percio' il risultato della maggior capacita' di cogliere la realta' psichica oltre che della crescente attivita' di sintesi.
Essa infatti e' indice di una reazione piu' realistica ai dolorosi sentimenti di cordoglio, timore e colpa che derivano dall'aggressivita' rivolta all'oggetto d'amore.
Inoltre, la lotta e lo sforzo per proteggere l'oggetto, dando luogo a relazioni oggettuali piu' soddisfacenti e alle sublimazioni, aumentano la sintesi e rafforzano l'integrazione dell'Io.
L'integrazione dell'Io compie, tra i tre e i sei mesi di eta', notevoli progressi: l'introiezione agisce sulla madre come persona intera (cio' consente una identificazione piu' completa con lei); i processi di scissione riguardano gli oggetti interi e si riducono di intensita'; infine avviene una unificazione dei sentimenti e delle fantasie relative all'oggetto.
Il bambino e' ora in grado, sulla base di questi processi integrativi, di provare con maggior intensita' sentimenti depressivi causati dal sentire che l'oggetto amato e' stato leso dai suoi impulsi distruttivi.

Cio' conduce ad una identificazione con l'oggetto leso: ne deriva il tentativo da un lato di inibire le pulsioni aggressive e dall'altro la spinta a riparare.
Il bambino prova sia angoscia depressiva (M. Klein distingue due tipi di angoscia: quella persecutoria, connessa all'annientamento dell'Io, e quella depressiva, relativa agliattacchi che il soggetto compie sui suoi oggetti d'amore interni ed esterni) che senso di colpa, dovuti entrambi all'interazione tra libido e aggressivita', visto che l'oggetto verso cui egli dirige la propria aggressivita' coincide con l'oggetto della libido.
Contemporaneamente al senso di colpa si instaura una 'spinta imperiosa ad annullare il male, ossia a riparare' (Klein M., 1948), conseguenza quest'ultima del senso di colpa stesso.

Mentre nella posizione schizo-paranoide l'angoscia riguarda la propria sopravvivenza, nella posizione depressiva l'angoscia fa riferimento alla sopravvivenza dei propri oggetti buoni all'interno e all'esterno.
Entrambe presuppongono i concetti di Freud di ambivalenza e conflitto tra amore e odio, tra pulsione di vita e pulsione di morte.

Nella posizione schizo-paranoide operano meccanismi di scissione e proiezione pertanto l'ambivalenza del bambino verso il seno, che soddisfatto ama e frustrato odia, produce divisione dell'oggetto in due: un buon seno e un cattivo seno.
Entrambi, una volta internalizzati lo fanno sentire alternativamente sostenuto e internamente attaccato, mentre la riproiezione di questi oggetti interni sul seno esterno e l'ulteriore re-introiezione produce circoli viziosi o virtuosi, che portano a crescente benessere o a crescente senso di persecuzione.
Nella posizione depressiva l'oggetto acquista piu' importanza ed e' il sentirsi responsabile di un suo deterioramento nel mondo interno e talvolta anche in quello esterno, che conduce ad atti di riparazione.
Se risulta troppo faticoso accogliere questa responsabilita' si producono operazioni difensive di vario tipo, quali un ritorno alla posizione schizo-paranoide oppure un fluttuare in uno stato maniacale, in cui l'entita' del danno viene negata.

La riparazione, processo necessario per ridurre la depressone, viene inizialmente adoperata in modo onnipotente: la progressiva acquisizione di fiducia nelle proprie capacita' restaurative e negli oggetti consentira' di attenuare tale onnipotenza.
La restaurazione degli oggetti d'amore danneggiati contribuisce cosi' a rafforzare le basi di uno sviluppo normale

    'diminuisce l'angoscia persecutoria relativa agli oggetti interni ed esterni, gli oggetti interni si installano piu' saldamente, cosa che comporta un maggior senso di sicurezza, e tutto cio' rafforza e arricchisce l'Io'
    (Klein M., 1952).

In seguito ad un maggior adattamento alla realta', si verifica anche un cambiamento nell'atteggiamento del bambino di fronte alla frustrazione: ora e' possibile distinguere le frustrazioni provenienti dall'esterno dai pericoli interni fantasticati.
Cio' permette sia di stabilire un nesso piu' coerente tra aggressivita' e frustrazioni esterne sia di impiegare concretamente la propria aggressivita', che attiva ora un senso di colpa minore e consente la piena realizzazione del processo riparativo.
E' possibile affrontare correttamente il senso di colpa se nel precedente periodo il bambino e' riuscito

    'a installare dentro di se' l'oggetto buono che costituisce il nucleo del suo Io'
    (Klein M., 1952).

La dialettica costante fra le posizioni schizo-paranoide e depressiva descritte dalla Klein permette di distinguere diverse modalita' riparative con differenti esiti, in cui gioca invariabilmente un ruolo centrale il senso di colpa, nel doppio registro di colpa persecutoria e depressiva.

La prima causata dalla profonda angoscia per gli attacchi all'oggetto materno, mobilizza riparazioni compulsive, difettose o fallimentari.
La seconda, collegata ugualmente all'angoscia per gli attacchi all'oggetto, si serve di un conquistato senso di fiducia nella non totale distruzione di esso.
La possibilita' di internalizzare una relazione positiva con l'oggetto intero implica una diminuzione nell'uso dell'identificazione proiettiva, responsabile delle riparazioni onnipotenti, autartiche, fondamentalmente inefficaci.
La riparazione viene pertanto intesa dalla Klein come indice dei processi di sublimazione e base della creativita'.
La creativita' infatti trae impulso dalla spinta ad elaborare le angosce rispetto agli oggetti primari, angosce che, mediante la simbolizzazione, attivano riparazioni sostitutive.
La creativita' e', in questo senso, l'estensione e la prosecuzione della riparazione, tesa pero' non piu' a ricostituire il possesso dell'oggetto intero, ma la sua creazione indefinita in forme nuove.
Non a caso la Klein indica fra queste il gioco, la creativita' artistica, la psicoanalisi.
La Klein lascia pero' sullo sfondo un quesito e cioe' se la madre giochi un ruolo influente nella costituzione di questi processi o se la capacita' del bambino di riparare gli oggetti interni e' sostanzialmente indipendente dalle qualita' materne.

In 'Alcune conclusioni teoriche sulla vita emotiva del bambino nella prima infanzia' del 1952 si trova la formulazione piu' completa del concetto di riparazione secondo la Klein:

    'Quando l'infante sente di rivolgere impulsi e fantasie distruttivi alla persona dell'intero oggetto amato, prova gran senso di colpa, accompagnato da intenso bisogno di ripararlo, preservarlo e ridargli vita.
    Tali emozioni corrispondono a stati di lutto e le difese poste in atto a tentativi da parte dell'Io di superare il lutto.
    Derivando in fondo dalla pulsione di vita, la tendenza alla riparazione attinge a fantasie e desideri libidici.
    Tale tendenza fa parte di tutte le sublimazioni, e rimane dalla loro formazione in poi lo strumento principale di controllo e attenuazione degli stati depressivi'.

Vero amore non puo' percio' darsi in mancanza di atti mentali di riparazione.
In questo senso la riparazione si qualifica piu' come meccanismo di sviluppo accanto, ed in alternativa, ai meccanismi di difesa.

Ad una prima lettura la posizione di D. W. Winnicott non sembra distinguersi da quella di M. Klein: in molti passi, infatti, quando egli presenta l'instaurarsi della 'spinta ad agire in modo costruttivo e a dare', tende ad evidenziare una sorta di condivisione delle idee kleiniane e risulta quindi piu' difficile la discriminazione dei due contributi.
In particolare c'e' un brano in cui cio' risalta meglio tratto da 'Le mie opinioni personali sul contributo kleiniano' (1962) in cui Winnicott afferma:

    'la Klein riusci' a chiarirmi, in base al materiale presentato dai miei pazienti, come la capacita' di preoccuparsi e di sentirsi colpevoli sia una conquista, ed e' questa capacita', non la depressione, che caratterizza l'arrivo alla posizione depressiva nel caso del bambino che cresce.
    Il raggiungimento di questo stadio e' associato a idee di indennizzo e di riparazione e, invero, l'individuo non puo' accettare la presenza di idee distruttive e aggressive nella propria natura senza l'esperienza riparativa, e per questo motivo la presenza costante dell'oggetto d'amore e' necessario in questo stadio, giacche' solo in questo modo e' possibile riparare'.

Dove sono dunque le differenze?
E' possibile coglierne immediatamente una quando ci accostiamo allo scritto 'La riparazione in funzione della difesa materna organizzata contro la depressione' del 1948.
L'accento e' qui posto su quella che viene definita 'falsa riparazione': essa non riguarda il processo intrapsichico toutcourt, ma il processo pseudo-riparativo che si costituisce non tanto in relazione ad una colpa sperimentata dal bambino, quanto in funzione di una colpa provata dalla madre e in funzione della sua depressione.
Tale situazione puo' ostacolare la possibilita' che il bambino arrivi ad una 'capacita' di restituzione personale'.
Il bambino infatti offre se stesso a riparazione dell'oggetto, rinuncia all'espressione dei suoi bisogni e dei suoi impulsi, a favore di comportamenti compiacenti che lo proteggono dalla ritorsione o dall'abbandono materno sentiti come catastrofici.
E' solo la scoperta del proprio amore con l'inevitabile complicazione dell'aggressivita' e colpa che da' senso per Winnicott al desiderio di riparazione.

E' affrontando il tema dell'aggressivita', nello scritto 'L'aggressivita' ed il rapporto con lo sviluppo emozionale' del 1950, che Winnicott esamina meglio il tema della riparazione.
Superficialmente sembra esserci solo un cambiamento di etichetta rispetto alla Klein: 'stadio della preoccupazione' anziche' 'posizione depressiva', e si conferma anche qui l'idea che Winnicott accetti integralmente le posizioni kleiniane sulla riparazione.
In realta' vi aggiunge elementi personali, coerenti e pertinenti con il suo quadro teorico.

Dopo aver menzionato una aggressivita' relativa allo stadio (di dipendenza assoluta) in cui il bambino non e' in grado di individuare l'identita' dell'oggetto che ama e di quello che odia, di differenziare cio' che e' me da cio' che non e' me, rimanendo quindi nell'incapacita' di provare colpa, Winnicott sposta la sua attenzione allo stadio successivo, nel quale l'integrazione dell'Io consente al bambino il riconoscimento del danno procurato all'oggetto amato.
In altre parole solo quando l'individuo arriva a sperimentare la capacita' di provare senso di colpa in relazione alla madre che si verifica la condizione necessaria per lo sviluppo della successiva possibilita' di riparare.

Va specificato che per l'autore il senso di colpa e' una forma particolare di angoscia legata all'ambivalenza e cioe' alla compresenza di odio e amore, come si evince in 'La psicoanalisi e il senso di colpa' del 1956.
Il senso di colpa 'comporta pertanto un livello di integrazione dell'Io tale da permettere di conservare un'immagine buona dell'oggetto insieme all'idea di distruggerlo'.
E' questa ambivalenza assieme alla tolleranza di essa, da parte dell'individuo, che costituisce la base per un adeguato grado di sviluppo e di salute psichica.

Winnicott nel suo successivo scritto 'Lo sviluppo della capacita' di preoccuparsi' del 1962 afferma:

    'L'individuo, prima che da bambino sperimenti l'ambivalenza di fatto, e' divenuto, da infante, capace di sperimentare l'ambivalenza nella fantasia (...) ha cominciato a mettersi in relazione con oggetti che sono sempre meno fenomeni soggettivi, e sempre di piu' fenomeni non-me percepiti obiettivamente.
    Egli ha cominciato a costituire un Se', e cioe' un'unita' contenuta fisicamente nella pelle del corpo e psicologicamente integrata.
    La madre e' diventata nella sua mente, un'immagine coerente e il termine -oggetto intero- diventa ora applicabile. (...)
    Questa evoluzione implica un Io che cominci ad essere indipendente dall'Io ausiliario della madre, e si puo' dire che ora esiste un interno del lattante, e percio' anche un fuori'.

Nello specifico il bambino, mediante l'holding materno, acquisisce la capacita' di controllare in modo non patologico la coesistenza e l'intrecciarsi di odio e amore, e quindi e' in grado di sperimentare ambivalenza verso l'oggetto.
Egli si trova di fronte ad una 'madre oggetto', che appaga i suoi bisogni e che 'diventa il bersaglio dell'esperienza eccitata sostenuta dalla tensione istintuale allo stato grezzo' e una 'madre ambiente', il cui compito e' l'assistenza e che riceve tutto cio' che e' 'definibile come affetto e come sentire condivisibile'.

Le condizioni favorevoli in questa fase sono che 'la madre continui ad essere viva e disponibile, disponibile sia fisicamente sia nel senso di non essere preoccupata da qualche altra cosa'.

Il bimbo deve scoprire che la madre-oggetto sopravvive nonostante ella sia meta delle pulsioni erotico-aggressive provenienti dall'Es, cariche di fantasie d'amore sadiche e distruttive.
La madre-ambiente, la cui funzione e' quella di continuare ad essere empatica con il figlio, resiste anch'essa agli attacchi:

    'l'infante prova angoscia, perche' se consuma la madre la perdera'; ma questa angoscia viene modificata dal fatto che egli ha qualcosa da dare alla madre-ambiente.
    Egli ha una crescente fiducia che si presentera' l'occasione di contribuire, di dare qualcosa alla madre-ambiente, e questa fiducia lo rende capace di contenere l'angoscia.
    Contenuta in questo modo, l'angoscia si modifica qualitativamente e diventa senso di colpa'.

Questo ciclo positivo, che secondo Winnicott si deve ripetere un numero considerevole di volte per potersi radicare, e' cosi' sinteticamente composto: ad una esperienza istintuale fa seguito una accettazione della responsabilita' che e' chiamata senso di colpa, ne deriva una elaborazione e dunque un vero gesto ripartivo.
Il senso di colpa viene arginato senza essere sentito come tale e denominato 'preoccupazione'.
Preoccuparsi significa che il soggetto si prende cura o prova apprensione.
Essa precede lo sviluppo della capacita' di preoccupazione responsabile.

In altri termini

    'La parola preoccupazione e' usata per indicare l'aspetto positivo di un fenomeno il cui aspetto negativo e' indicato dalla parola 'senso di colpa'.
    Preoccuparsi comporta anche il progetto di una integrazione e di uno sviluppo ulteriori, ed e' in relazione positiva con il senso di responsabilita' avvertito dall'individuo soprattutto relativamente ai rapporti in cui sono implicate le pulsioni istintuali'.

In modo piu' specifico, la preoccupazione responsabile e' un aspetto del senso di colpa che Winnicott propone di guardare in una prospettiva di figura-sfondo ribaltata.

E' dunque l'esistenza di un ambiente affettivo sufficientemente buono ossia di una madre capace di offrire al proprio bambino la possibilita' di contribuire di dare e di riparare che, nel processo di crescita, consente all'infante di sviluppare la capacita' di preoccuparsi.

La madre-ambiente che resiste alla distruzione ed e' in grado di accettare le testimonianze di riparazione che l'infante offre lungo l'arco delle giornate, permette al bambino di sperimentare che l'oggetto non e' distrutto e cio' conduce ad una riduzione dell'angoscia e alla possibilita' di una riparazione sana.
Al senso di colpa fa posto la preoccupazione per l'oggetto, la necessita' di preservarlo, dove la preservazione viene sperimentata dall'infante come un proprio atto creativo piuttosto che una qualita' materna.
In un altro passaggio l'autore spiega:

    'Il bambino sta diventando capace di preoccuparsi e di assumersi la responsabilita' dei propri impulsi istintuali e delle funzioni che ad essi competono.
    Questo costituisce uno degli elementi costruttivi del gioco e del lavoro'.

La non sopravvivenza della madre-oggetto o l'impossibilita' della madre-ambiente di accogliere cio' che le viene dato dal figlio nella forma di autentici atti riparativi, conducono il bambino ad avvertire un senso di colpa intollerabile che lo portera' alla conseguente perdita sia della capacita' di preoccuparsi che di provare senso di colpa.

In tal modo il processo di riparazione si blocca e l'individuo diventa sostanzialmente incapace di prendersi carico delle proprie spinte distruttive.

Ne deriva l'inibizione dell'istinto o un'altra forma primitiva di difesa quale la scissione o la disintegrazione.

Trattando la riparazione non possiamo non parlare della distruzione.
Innanzitutto per Winnicott la riparazione e' una modalita' attraverso la quale l'individuo puo' tollerare la distruttivita' insita in lui, una distruttivita' che e' solo potenziale:

    'Cio' che e' difficile per chiunque e' assumersi la piena responsabilita' della distruttivita' che e' personale e intrinseca a un rapporto con un oggetto che e' sentito come buono: in altre parole, la distruttivita' collegata all'amore'.

Il bambino non intende distruggere l'oggetto.
La distruzione appartiene al fatto che l'oggetto potrebbe non sopravvivere (sottraendosi, per cause esterne o interne, all'amore spietato del bambino), ma l'oggetto normalmente sopravvive e la sua distruzione continua solo a livello inconscio.
In questo senso possiamo dire che Winnicott vede l'aggressivita' primaria, istintuale, come distruzione magica in fantasia e costruttivita' nella vita reale di cio' che e' stato danneggiato in fantasia:

    'Quando c'e' speranza riguardo alle cose interne, la vita istintuale e' attiva e l'individuo puo' godere dell'uso degli impulsi istintuali, compresi quelli aggressivi, riparando nella vita reale cio' che e' stato danneggiato nella fantasia'.

La distruzione magica va di pari passo con la creazione magica, nel senso che l'infante attua la distruzione magica nel momento in cui gli oggetti passano dallo stato di fenomeni soggettivi all'essere percepiti oggettivamente.

E questa distruzione dell'oggetto continua tutta la vita: ognuno di noi uccide quotidianamente, senza averne intenzioni, cio' che ama.
Una parte della soggettivita' dell'oggetto amato e' irrimediabilmente distrutta nel nostro mondo interno ed e' questo il prezzo che occorre pagare perche' l'appropriazione soggettiva dell'oggetto diventi possibile.

In una lettera ad Anna Freud, Winnicott (1948) cosi' sintetizza le sue idee a proposito del rapporto tra aggressivita', colpa e riparazione:

    'I guai del mondo non sono dovuti alla aggressivita' dell'umanita' in generale, bensi' all'aggressivita' rimossa nel singolo individuo.
    Ne consegue che il rimedio non consiste nell'educare i bambini a gestire e controllare l'aggressivita', ma piuttosto nel provvedere affinche' il maggior numero di essi abbia condizioni di vita (di ambiente emozionale) tanto stabili e attendibili che essi, ciascuno di essi, possano arrivare a conoscere e tollerare come parte di se' la propria aggressivita' (l'amore vorace dei primi tempi, la distruttivita', la capacita' di odiare).
    Occorre percio' rispetto per la colpa e la depressione e pieno riconoscimento delle tendenze riparative, quand'esse esistono'.

Sono dunque due gli aspetti che caratterizzano in senso originale il concetto winnicottiano di riparazione: il primo riguarda il ruolo della funzione materna.
La riparazione puo' avvenire se e solo se, esiste una madre che sia capace di riconoscere che in quel momento il bambino le sta donando qualcosa, assicurandogli cioe' con la sua presenza mentale una 'attendibile possibilita' di riparare'.
Winnicott insiste proprio sulla 'capacita' della madre a sopravvivere al momento istintuale' del bambino e quindi 'ad essere li' pronta a ricevere e capire il vero gesto riparativo'.

Ne deriva che similmente al fenomeno transizionale, collocato tra realta' oggettiva e realta' soggettiva, e' la madre a dare valore e significato all'atto della riparazione mediante la sua funzione di ponte tra l'oggetto leso e l'oggetto restaurato.

Il secondo aspetto, al primo correlato, da' la possibilita' di approfondire alcune caratteristiche dello sviluppo mentale secondo Winnicott.
La capacita' di dare, che il bambino sviluppa alla fine del percorso che conduce alla riparazione, e' resa possibile, secondo l'autore, da quella che possiamo considerare una anticipazione della funzione di autoriflessione.
Il bambino giunto alla posizione depressiva, nella quale secondo Winnicott si realizza la sua unita', non coglie piu' solo gli effetti dell'attacco portato alla madre, bensi' si trova a considerare anche le conseguenze che le esperienze istintuali hanno sul proprio Se'.



Leggi la parte 3: 3.1 La storia di Edipo a Colono: verso la riparazione
(Tesina in Terapia Psicoanalitica: La Riparazione. Materiale clinico, contributi teorici e nuove prospettive di analisi)
Linda Pascucci

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