Saranno Linguistica e Psicologia a farci uscire dalla crisi? USA. Dopo le ricerche sull'impulso allo shopping, arriva un'indagine su come la struttura grammaticale della lingua condizioni
la nostra capacità di risparmiare
L'articolo " Saranno Linguistica e Psicologia a farci uscire dalla crisi?" parla di:
- L'indagine dell'economista comportamentale Keith Chen
- Correlazione fra uso dei verbi al futuro e atteggiamenti
- Risultati della ricerca e precedenti studi sull'attività cerebrale
A cura di: Redazione - Pubblicato il 2 ottobre 2013
Saranno Linguistica e Psicologia a farci uscire dalla crisi? USA. Dopo le ricerche sull'impulso allo shopping, arriva un'indagine su come la struttura grammaticale della lingua condizioni
la nostra capacità di risparmiare
Il mese scorso The Atlantic ha pubblicato "Language and Spendind"
(*), un video
che illustra le teorie dell'economista comportamentale Keith Chen, professore della UCLA
(*), secondo il quale la struttura grammaticale della lingua che parliamo influenzerebbe
la nostra capacità di risparmiare denaro e altri comportamenti legati alla salute.
Il suo lavoro cerca di rispondere a una domanda a cui generazioni di economisti hanno cercato di dare risposta, e cioè:
«Perché i paesi con economie e istituzioni apparentemente simili mostrano spesso comportamenti di risparmio radicalmente
diversi?»
(*).
Il video parte da teorie formulate dal 1930, per cui il mostro modo di leggere, scrivere e parlare costruisce il modo in cui vediamo il mondo,
per poi focalizzarsi su un'altra intrigante domanda: «il modo in cui la lingua ci costringe a pensare al tempo, potrebbe influenzare
la propensione a comportarci nel tempo?»
(*).
I popoli che parlano lingue che usano la forma verbale del futuro quando parlano del domani sono «grammaticalmente costretti a
scinderlo dal presente e trattarlo come fosse una cosa visceralmente diversa». Il fatto di percepire il futuro come lontano e non
sentirne l'imminenza secondo Chen – fa sì che «sarà più difficile risparmiare».
Una lingua che non usa la forma verbale del futuro invece fa percepire l'oggi e il domani nella stessa maniera, e così - sentendo
il futuro già presente - le persone sarebbero più propense al risparmio, a comportamenti orientati al futuro più
responsabili e salutari.
Nella ricerca ha formato coppie statisticamente confrontabili che vivono in paesi con lingue autoctone diverse, con e senza l'uso del futuro.
Risultato: risparmiano di più le famiglie che non usano il futuro.
«Sono del 30% più inclini a risparmiare in denaro in un anno qualunque» e questo ha effetti cumulativi.
«... al momento del pensionamento le persone che parlano lingue senza futuro, con reddito costante, avranno messo da parte il 25%
in più».
Nei paesi OCSE in cui si parlano lingue di ceppo germanico - con pochi riferimenti al futuro - (Germania, Olanda, Norvegia, Svezia, Danimarca
etc.) la propensione al risparmio è decisamente più alta e all'anno si registra un risparmio del 6% in più del PIL
(*).
Ma non finisce qui!
Keith Chen ha esaminato anche il rapporto fra lingua e atteggiamento nei confronti della salute, considerando ad esempio il fumo
come risparmio negativo.
«Se il risparmio è un dolore immediato in cambio di un piacere futuro, il fumo è esattamente l'opposto. È
piacere immediato in cambio di dolore futuro».
Le persone che non usano il futuro «sono dal 20 al 24% meno inclini a diventare fumatori (...) hanno dal 13 al 17% in meno di
probabilità di diventare obesi al momento di andare in pensione» e sono anche più propensi a praticare sesso sicuro
(*).
Il video della teoria di Chen è stato pubblicato - ma con riserva - anche sul blog di due noti linguisti americani
(*),
che insistono sulla necessità di ulteriori approfondimenti e controlli dei risultati. L'obiezione naturale è che sia il
linguaggio ad esprimere le inclinazioni di un popolo e le sue caratteristiche socio-culturali e non viceversa.
La speranza e l'obiettivo di Chen invece è che questa ricerca permetta di: «mettere strumenti a disposizione delle
persone, in modo che possano diventare migliori risparmiatori e investitori più consapevoli per il loro futuro»
(*).
Sul modo di percepire il futuro - e in particolare le gratificazioni future - indagano da tempo anche la Psicologia e la Neuropsicologia.
Grazie al monitoraggio dell'attività cerebrale con risonanza magnetica sono stati individuati, nella corteccia mediale
prefrontale, i meccanismi che governano l'impulso allo shopping e la propensione al risparmio.
Attraverso la stimolazione transcraniale, si è inoltre cercato di "ri-programmare" la memoria e "disattivare l'impulso a spendere"
(*), azzardando
persino uno "zapping cerebrale" per placare gli istinti dei malati di shopping
(*).
Saranno forse Economia comportamentale, Linguistica, Psicologia ad aiutarci ad affrontare la crisi?
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