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Bambine e bambini hanno le stesse abilità matematiche, se trattati allo stesso modo Un nuovo studio conferma come il divario di genere nasca nei primi mesi di scuola
L'articolo " Bambine e bambini hanno le stesse abilità matematiche, se trattati allo stesso modo" parla di:
- Abilità matematiche di bambine e bambini all'inizio della scuola
- Stereotipi sociali e culturali legati al genere
- Come la scuola può influenzare la fiducia dei bambini nelle proprie capacità
A cura di: Redazione - Pubblicato il 03 Novembre 2025 Bambine e bambini hanno le stesse abilità matematiche, se trattati allo stesso modo Un nuovo studio conferma come il divario di genere nasca nei primi mesi di scuola
Parigi, Francia. Negli ultimi decenni, la questione delle differenze di genere nelle competenze matematiche è stata spesso
discussa.
Per molto tempo si è pensato che le bambine avessero, in media, una predisposizione inferiore verso le discipline scientifiche.
Un'idea radicata in pregiudizi culturali e storici, ma raramente sostenuta da prove neuroscientifiche solide.
Un nuovo studio pubblicato su Nature nel luglio 2025 da Pauline Martinot (Université Paris Cité) e Stanislas
Dehaene (Collège de France) offre una risposta chiara: le differenze di genere in matematica non sono innate, ma compaiono nei
primi mesi di scuola, probabilmente come conseguenza di fattori sociali e didattici.
Metodologia e risultati
La ricerca, intitolata Rapid emergence of a maths gender gap in first grade, ha coinvolto 2.653.082 bambini e bambine francesi
iscritti ai primi due anni della scuola primaria, tra il 2018 e il 2022.
Si tratta di una delle più ampie indagini mai condotte sull'argomento, durata quattro anni e basata su 46 test standardizzati
di matematica e linguaggio.
Gli studiosi hanno condotto un'analisi longitudinale, confrontando le prestazioni degli stessi bambini all'inizio del percorso scolastico
e nei mesi successivi, tenendo conto di variabili come età, livello socio-economico, tipo di scuola e provenienza familiare.
Il primo risultato mostra come le bambine e i bambini partano uguali.
All'ingresso nella scuola primaria non esiste alcuna differenza significativa tra maschi e femmine nelle abilità matematiche di base.
Le capacità di riconoscere quantità, numeri e relazioni spaziali sono identiche.
Questo dato conferma quanto già osservato in precedenti studi neuroscientifici: i cervelli dei bambini e delle bambine elaborano
la matematica nello stesso modo.
Non vi sono tracce di predisposizioni biologiche o differenze cognitive misurabili nei primi anni di vita.
Il divario nasce con la scuola: dopo appena quattro mesi, le analisi mostrano un piccolo ma significativo vantaggio dei maschi nei
test di matematica.
Con il passare del tempo (dopo uno, due e tre anni) questo divario tende ad aumentare, diventando stabile e statisticamente rilevante.
Gli autori hanno verificato che il fenomeno non dipende né dall'età né dal contesto familiare o economico: è
l'esperienza scolastica stessa a coincidere con l'inizio del divario.
Il confronto con le prove linguistiche rafforza questa conclusione: nelle abilità verbali, infatti, le femmine partono in leggero
vantaggio e mantengono prestazioni migliori solo nei primi anni, fino a una progressiva equalizzazione.
In altre parole, il divario matematico cresce con la scolarizzazione, mentre quello linguistico tende a ridursi.
Una "finestra critica" nei primi mesi di scuola
Secondo Martinot e Dehaene, il primo anno di scuola rappresenta una finestra cruciale nello sviluppo delle competenze e della
percezione di sé.
È in questa fase che le bambine e i bambini iniziano a interiorizzare, spesso inconsapevolmente, gli stereotipi sociali e
culturali legati al genere.
Non è la biologia, come abbiamo visto, a creare differenze, ma l'ambiente: le aspettative degli insegnanti, il modo in cui vengono
proposti i compiti, il linguaggio utilizzato in classe e perfino le reazioni alle risposte corrette o sbagliate possono contribuire a modellare
l'autostima e la fiducia nelle proprie capacità.
Gli autori parlano di "shaping socioculturale": un processo attraverso il quale le convinzioni diffuse ("le ragazze non sono portate
per la matematica") diventano parte del modo in cui gli studenti percepiscono se stessi e il loro valore.
Gli autori insistono su un punto: questi aspetti richiedono ulteriori ricerche sperimentali e osservazioni dirette in classe.
Tuttavia, il risultato principale rimane solido: il divario di genere in matematica non esiste all'inizio, ma emerge rapidamente con
l'esperienza scolastica.
Conclusione
Il lavoro di Martinot e Dehaene offre una riflessione sul ruolo della scuola nella formazione dell'autostima e delle identità
cognitive.
I dati mostrano infatti che la scuola può, senza volerlo, diventare il luogo dove si riproducono disuguaglianze che non esistono
alla partenza.
Ma allo stesso tempo, è anche il luogo in cui queste differenze possono essere prevenute.
Gli autori invitano quindi a concentrare l'attenzione sui primi mesi di istruzione, quando la mente dei bambini è più
aperta e malleabile.
Intervenire presto - con metodologie inclusive, un linguaggio neutro e un'attenzione equilibrata - può evitare che si radichino
percezioni di inferiorità o di "non essere portati" per certe materie.
Come scrivono: "Le percezioni, gli interessi e le competenze dei bambini e delle bambine derivano da strumenti neurocognitivi comuni.
È solo attraverso le credenze socioculturali che queste capacità diventano differenziate."
Un messaggio importante, per ricordarci che l'uguaglianza non si costruisce solo garantendo le stesse opportunità, ma anche
mettendo in discussione i modelli invisibili che, fin dalle prime esperienze scolastiche, possono cambiare il modo in cui i bambini
vedono se stessi.
Fonti
- Martinot P., et al. (2025), Rapid emergence of a maths gender gap in first grade, Nature
https://www.nature.com/articles/s41586-025-09126-4
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