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Valutazione dello stress lavoro correlato: Psicologi e Sindacati a confrontoL'articolo "Valutazione dello stress lavoro correlato: Psicologi e Sindacati a confronto", parla di:
Articolo: 'Valutazione dello stress lavoro correlato: Psicologi e Sindacati a confronto'A cura di: Maura Luciano
PremessaCon l'introduzione nell'ordinamento italiano dell'art. 28, comma 1, D.Lgs. n. 81/2008 è stato sancito per le imprese e le
pubbliche amministrazioni l'obbligo di valutare, tra gli svariati rischi che potrebbero minacciare la sicurezza e la salute dei lavoratori
(rischio chimico, biologico etc), anche il rischio da stress lavoro correlato. Al contrario di ciò che tutti noi Psicologi auspicavamo in merito, la normativa vigente non ha in alcun modo definito la valutazione
dello stress lavoro correlato come un campo di competenza esclusiva dello Psicologo (sebbene fosse proprio questa la figura professionale
più adatta a questo scopo). Stress lavoro correlato: indicazioni e controindicazioniLe indicazioni della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro illustrate in un documento approvato il 17 novembre 2010 hanno tentato di fornire ai datori di lavoro in modo semplice, breve e comprensibile un percorso metodologico che rappresenta il livello minimo di attuazione dell'obbligo nel quale la valutazione deve prendere in esame non i singoli lavoratori ma i gruppi omogenei di lavoratori, inclusi i dirigenti e i preposti, che risultino esposti a rischi dello stesso tipo. Tali indicazioni hanno sollevato non poche critiche, in particolar modo sull'eccessiva semplicità e superficialità con cui
questo tema è stato trattato, dimostrando che, a differenza dei paesi europei in cui il tema della sicurezza e dello stress ha una
notevole rilevanza soprattutto ai fini preventivi, qui in Italia la direttiva è vissuta come una brutta "gatta da pelare" una vera e
propria "rogna" da cui ogni datore di lavoro o imprenditore vorrebbe liberarsi (...ma, purtroppo per noi, non a tutti i costi!). A tal proposito, pochi mesi fa, presso la sala Tobagi della UIL Nazionale a Roma, ho assistito in veste di Psicologa, ad una tavola rotonda
sulle metodologie e gli strumenti per la valutazione dei rischi da stress lavoro correlato. Ci si è soffermati sulle maggiori criticità del modello proposto ed in particolare è stato osservato che sarebbe stato
opportuno prevedere la consultazione dei lavoratori come auspicabile e non solo possibile: sia i rappresentanti sindacali che i colleghi hanno
quindi considerato che la valutazione soggettiva, oltre a quella oggettiva, fosse necessaria e determinante ai fini di una corretta analisi
del clima e del contesto organizzativo. Metodologie a confrontoLa Dott.ssa Deitinger ha illustrato l'efficacia dei modelli Europei, i quali contemplano giustamente la valutazione soggettiva dei
lavoratori già dalle prime fasi: (Belgio - "Modello SoBane" - Germania - "procedura Start" - Modello Danese - "Flexicurity") e
l'approccio integrato "HSE" (Health and Safety Executive) adoperato in Italia.
Come si evince dalle principali fonti in materia gli step a cui attenersi per garantire una corretta valutazione e non incorrere in sanzioni amministrative e penali sono le seguenti: fase 1, preparazione dell'organizzazioneil datore di lavoro deve garantire il coinvolgimento dei dirigenti, dei preposti, del medico competente dove previsto, del responsabile e degli addetti al servizio di prevenzione e di protezione, dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e dei lavoratori; fase 2, identificazione dei fattori di rischio stressoffrire percorsi informativi/formativi ad hoc per illustrare a dirigenti e preposti le modalità della procedura valutativa; fase 3, raccolta dati, valutazione oggettiva e soggettivaquesta fase di raccolta dati avviene mediante: fase 4, valutazione del rischiola valutazione del rischio si esplica in due momenti: Il primo momento consiste nella raccolta di dati aziendali mediante la compilazione di una check list di indicatori rilevabili relativi al
contesto e al contenuto del lavoro (es. ambiente di lavoro, qualità delle relazioni, orari di lavoro, esposizione a rischi chimici/biologici,
turnazione, opportunità di sviluppo di carriera etc). fase 5, formalizzazione dei risultatisviluppare e implementare il piano d'azione. Individuare un percorso per l'adozione di eventuali misure preventive e correttive. fase 6, monitoraggio e controllo del piano d'azioneè essenziale monitorare nel tempo ogni provvedimento adottato per verificarne l'efficacia, con particolare riguardo alle criticità emerse nelle fasi precedenti. Il Dott. Christian Nardella ha poi illustrato i due principali strumenti di valutazione a cui i ricercatori stanno lavorando: in particolar modo si è soffermato sul test Va.RP (Valutazione Rischi Psicosociali) in fase di validazione, da adoperare nelle grandi aziende (con un numero di dipendenti superiore a 50). Per quanto riguarda le micro e piccole imprese (con un numero di dipendenti inferiore a 50) è disponibile la CSL-PMI (Checklist
sullo stress lavoro correlato per piccole Aziende1), un questionario di 24 item costruito su scala Likert a 4 step che valuta
tre principali dimensioni: L'incontro si è concluso con l'intervento del Segretario Confederale della UIL Paolo Carcassi, il quale ha illustrato il
percorso e le iniziative che la UIL Nazionale intende perseguire in merito a questa tematica. Consigli e precauzioniVorrei terminare questo breve resoconto sul confronto tra Psicologi e Sindacati con un consiglio personale e professionale rivolto ai colleghi
Psicologi impegnati nella valutazione dei rischi da stress lavoro correlato. Il prossimo incontro tra Psicologi dell'INAIL e Sindacati si terrà a Napoli il 23 Giugno 2011. Note
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