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Il Life Coaching

L'articolo "Il Life Coaching", parla di:

  • Interventi di prevenzione
  • Prevenzione come strumento utile alla diffusione di una "cultura del benessere"
  • Life Coaching come metodo di sviluppo del potenziale umano
Psico-Pratika:
Numero N 31 Anno 2007

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Articolo: 'Il Life Coaching: Nuovi Orientamenti per la Prevenzione'

A cura di: Erika Crispino
Life Coaching

Oggi piu' che mai il termine prevenzione e' entrato a far parte del linguaggio comune.
Una parola che, sempre piu' spesso, viene usata in diversi contesti, Medico, Educativo, Psicologico, Politico, Accademico...

Nell'immaginario collettivo questa parola evoca immediatamente le note campagne di prevenzione, veicolate generalmente dai mezzi di comunicazione di massa (in particolare la televisione), per limitare la diffusione di patologie organiche quali, ad esempio, il cancro o l'AIDS.

In genere queste campagne si riducono alla pura e semplice trasmissione di informazioni sulle caratteristiche e le conseguenze delle suddette patologie, sui comportamenti a rischio che possono aumentare la probabilita' di contrarre o sviluppare la "malattia", sulle contromisure preventive da adottare per evitare che cio' avvenga.
Altrettanto note le campagne per la prevenzione di condotte a rischio, rivolte soprattutto ai giovani, quali il consumo di sostanze psicoattive e di fenomeni, purtroppo in costante aumento, come le ben note "stragi del sabato sera".

In via generale i pilastri su cui sono fondati i messaggi trasmessi sono la minaccia, essenzialmente basata sulla prefigurazione delle conseguenze negative cui tali condotte a rischio possono condurre (si pensi al famosa scritta "il fumo uccide" in bella mostra sui pacchetti di sigarette), e la persuasione, la quale dovrebbe indurre i destinatari ad adottare stili di vita piu' sani, prospettando tutti i benefici derivanti dalla messa in atto di condotte salubri.

Nonostante la vasta diffusione di siffatte pratiche preventive, esse hanno mostrato dei livelli di efficacia piuttosto bassi.
Si tratta difatti di "interventi" approntati secondo un criterio di massificazione (ossia non sono differenziati a seconda delle peculiari caratteristiche del target di riferimento) facendo ricorso ad una prassi trasmissiva inscritta all'interno di una struttura comunicativa gerarchica di tipo top-down.
Parliamo cioe' di un semplice passaggio di informazioni fornite da un "esperto", che molto spesso e' un semplice testimonial, ad un pubblico spesso disattento, dal momento che non viene attivamente coinvolto e che, per questo, non e' in grado di "responsabilizzarsi" (Franzese, 2006).

Una molteplicita' di studi, al contrario, ha dimostrato la necessita' di "personalizzare" gli interventi di prevenzione, adeguandoli alle peculiarita' specifiche del destinatario.

Oramai da diversi anni, si e' diffusa, nel panorama scientifico internazionale, la tendenza a designare la prevenzione come strumento utile alla diffusione di una "cultura del benessere", un mezzo capace di promuovere il progressivo radicamento e consolidamento di un atteggiamento orientato alla tutela della salute fisica e psichica ed al miglioramento della qualita' della propria vita.

In tale sede intendo prendere in considerazione quei modelli di intervento che fanno specifico riferimento alla prevenzione del disagio psicologico.
Fare prevenzione in ambito psicologico vuol dire lavorare al fine di esercitare un controllo su potenziali fattori di rischio in grado di determinare il verificarsi di problemi emotivi, relazionali, comportamentali.
Tutto cio' si traduce nel tentativo di promuovere benessere, una condizione raggiungibile mediante l'utilizzo di risorse personali ed ambientali (capacita' proprie che vanno valorizzate, aiuto di familiari ed amici, servizi territoriali) e la diffusione ed il progressivo radicamento di una "cultura della salute" che faccia maturare negli individui e nelle comunita' la consapevolezza della necessita' di prevenire i problemi quando possibile con lo scopo di raggiunger un'autonomia individuale (Crispino, Gulimanoska, PeerLab, 2006).

Credo che, piu' di ogni altra cosa, sia questo il punto essenziale su cui dovrebbe far leva qualsiasi programma di prevenzione: il perseguimento dell'autonomia individuale mediante l'utilizzo delle risorse personali ed ambientali.
Difatti, gia' nel 1986 'l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanita') sottolineava l'importanza di sviluppare una visione ecologica della salute che prevedeva l'inclusione del fruitore nei processi di sviluppo delle loro potenzialita' e nella promozione della salute dell'individuo.

E' in tale prospettiva che sono stati elaborati modelli di intervento come la Peer Education (educazione tra pari) e i programmi di Life Skills Education, ed e' sempre in tale ottica che si colloca un metodo come il Life Coaching, che per la sua natura e per le sue caratteristiche, appare un approccio particolarmente indicato per la prevenzione in ambito psicologico, in particolare di fenomeni come le dipendenze e il bullismo, soprattutto allorche' lo si considera come metodo di intervento a livello di prevenzione primaria.

Cio' nonostante il Life Coaching e' un metodo che finora raramente e' stato utilizzato nell'ambito di interventi di prevenzione, cosi' come raramente e' stato preso in considerazione in ambito socio-sanitario.

Il coaching e' un approccio diffusosi nel mondo occidentale negli ultimi 20 anni la cui applicazione ha riguardato diversi settori della vita sociale e dell'attivita' umana, in particolare nel settore delle organizzazioni produttive, il cui scopo prevalente e' l'addestramento dei dirigenti aziendali al fine di pervenire ad un sostanziale miglioramento delle performance e della qualita' delle relazioni all'interno dell'azienda.
In ambito universitario e' stato applicato per il miglioramento del livello di apprendimento e delle performance degli studenti in sede di esame.

Tuttavia e' nell'ambito sportivo che esso trova le sue origini.
Il coaching infatti nasce negli Stati Uniti, negli anni '80, come tecnica per incrementare le performance sportive.
Non a caso il termine coaching deriva dalla parola inglese coach (allenatore).
Esso, infatti, puo' essere considerato un vero e proprio metodo di allenamento.
Cosi' come un allenatore stimola l'atleta ad esercitare e sviluppare i muscoli, il coach promuovere nel proprio cliente l'espressione e lo sviluppo del potenziale umano.

L'elaborazione di tale tecnica si deve alle geniali intuizioni di Timothy Gallwey, uno pedagogista dell'Universita' di Harvard che si era interessato ai processi di insegnamento di diversi sport, in particolare il tennis.
Egli aveva infatti messo in luce la necessita' di "liberare le potenzialita' di una persona perche' riesca a portare al massimo il suo rendimento; aiutarla ad apprendere, piuttosto che limitarsi a impartirle insegnamenti".
In queste parole viene in parte riassunta l'essenza stessa del coaching.
Successivamente tale tecnica e' stata ulteriormente elaborata da sir. John Withmore (2006).

Dagli Stati Uniti il coaching si e' diffuso in altri paesi, in particolare in Europa.
Benche' attualmente l'ambito delle organizzazioni produttive sia certamente quello in cui il coaching si e' maggiormente diffuso, almeno in Italia, in realta' esso e' un metodo che puo' essere applicato dei piu' diversi settori della vita sociale e dell'attivita' umana.
In effetti e' cio' che accade negli Stati Uniti dove il campo di applicazione del coaching e' molto piu' ampio. Difatti esistono molteplici forme di coaching: il personal coaching, il family coaching, il parent coaching, lo student coaching, il corporate coaching ecc.
Le specializzazioni sono tantissime e si moltiplicano costantemente.
In Italia purtroppo siamo ancora in una fase del tutto pionieristica.

Rintracciare i fondamenti teorici alla base del processo di coaching e' un compito senz'altro piu' difficile in quanto ben pochi sono gli autori che hanno esplicitato i presupposti teorici sottesi al loro modello di coaching.

Secondo alcuni autori, tra cui Williams e Davis (Williams, Davis, 2002) il coaching affonda le proprie radici nella Psicologia ed in particolare alcuni dei suoi principi cardine traggono ispirazione dai contributi di personaggi di spicco come Carl Gustav Jung e Alfred Adler.

Altri importanti contributi sono rintracciabili nella Psicosintesi di Roberto Assagioli, nella Psicologia dell'Essere di Abraham H. Maslow, nella Psicologia Positiva di Martin Seligman, nella Self Determination Theory di Deci e Ryan, nel concetto di Autoefficacia elaborato da Albert Bandura e nel concetto di Goal Setting proposto da Locke e Latham; altrettanto importanti i contributi di autori sistemico-relazionali, come l'approccio umanistico integrato di Virginia Satir o l'approccio strategico di Milton Erickson.

Non e' possibile approfondire i diversi contributi teorici che sono alla base del metodo in quanto esula dagli scopi di questo articolo.
E' non di meno necessario definire in termini piu' precisi che cos'e' il Life Coaching.
Con il termine Life Coaching intendo riferirmi, in questa sede, ad un metodo applicabile in qualsiasi settore che coinvolga lo sviluppo e la crescita personale, professionale e la sfera delle relazioni umane.
E' dunque la persona nella sua globalita' e in quanto principale artefice del proprio sviluppo ad essere al centro dell'attenzione, nelle sue diverse dimensioni psicologiche (gli aspetti cognitivi, quelli affettivo-emotivi e quelli sociali).

Possiamo definire, quindi, il Life Coaching come un metodo di sviluppo del potenziale umano, fondato su una relazione creativa (tra il coach e il suo cliente), focalizzato sulla scoperta e valorizzazione delle potenzialita' personali, il cui scopo e' il miglioramento delle performance e il raggiungimento degli obiettivi.
In termini piu' generali possiamo definirlo come un metodo di sviluppo delle potenzialita' personali fondato sul presupposto dell'unicita' dell'individuo e finalizzato al cambiamento e l'autorealizzazione individuale, per come la percepisce, crea e costruisce il cliente, attraverso un processo di continua maturazione e consapevolezza (Stanchieri, 2004a, 2004b).

Il Life Coaching si focalizza dunque sul rafforzamento delle parti funzionali del se' del cliente affinche' raggiunga un determinato obiettivo.
E' un processo di "allenamento" dove vengono migliorate le performance o la qualita' dell'esperienza, piuttosto che trattate le disfunzioni (Grant, 2001).
E' un metodo che mira al cambiamento delle condizioni di vita della persona, puntando a moltiplicare le possibilita' di scelta che l'individuo ha davanti a se', nella direzione di un'espansione della conoscenza di se', di una riscoperta e valorizzazione delle proprie risorse, che diventano gli strumenti su cui imparare a far leva per raggiungere i propri obiettivi.

Il Life Coaching e' dunque un approccio basato sulla gratificazione, in quanto lavora sulle risorse, sulla capacita' e le competenze della persona, focalizzando l'attenzione su cio' che funziona.

Il cliente viene incoraggiato a lavorare su cio' che sta gia' facendo al fine di raggiungere un ulteriore miglioramento.
Cio' aumenta la fiducia del cliente in se' stesso e nelle proprie capacita' stimolando la motivazione al cambiamento con l'intento di aiutarlo a trovare ed esprimere piu' liberamente la propria unicita'.
Lo scopo e' quello di stimolare il cliente a lavorare su piccoli e specifici cambiamenti relativi a sentimenti, pensieri, sensazioni, immagini interne ecc. (Crispino, 2006).
In genere le persone lo richiedono quando vogliono sviluppare ed utilizzare al meglio le proprie potenzialita' e la propria creativita', raggiungere un obiettivo, migliorare le proprie relazioni (d'amore, d'amicizia, di lavoro), risolvere un problema.

Cio' che accomuna tutte le persone che decidono di affidarsi all'esperienza di un Coach, e' la voglia di raggiungere i propri obiettivi, l'aspirazione di rendere concreto e raggiungibile un proprio desiderio, la volonta' di fronteggiare cambiamenti significativi nella propria vita.
In definitiva, la voglia di mettersi in gioco e di affrontare il cambiamento (Crispino, Gulimanoska, 2007).
Cio' implica ovviamente una piena assunzione di responsabilita', da parte del cliente, delle scelte effettuate.
Alla persona sono riconosciute capacita', esperienza e competenze tali per cui egli e nelle condizioni per poter liberamente scegliere la meta e il percorso attraverso il quale raggiungerla.

L'aiuto che il coach fornisce al suo cliente si orienta in direzione della crescita e dell'autonomia dell'altro, ed e' quindi scevro da manipolazioni, imposizioni, metodi eterodiretti volti ad assoggettare la volonta' della persona (Crispino, 2006).

Il vero compito del coach e' mettersi al servizio del cliente.
Il coach mette in campo le sue competenze perche' il cliente decida obiettivi e azioni in ragione dei suoi desideri e potenzialita'.

La conditio sine qua non affinche' il processo di coaching sia attuabile e pervenga a significativi livelli di efficacia, l'elemento imprescindibile, e' il raggiungimento di alti livelli di motivazione da parte del cliente nell'intraprendere il percorso che porta al cambiamento, unito all'assoluta autonomia e liberta' di scelta.

In ragione di quanto finora detto, se consideriamo il Life Coaching come un approccio, le cui tecniche e i cui metodi sono primariamente volti a porre il soggetto nelle condizioni ottimali affinche' possa riconoscere e potenziare le risorse connaturate alla sua personalita' e ad utilizzarle correttamente al fine di sortire esiti positivi in termini di perseguimento degli obiettivi prefissati, allora possiamo affermare che la sostanza stessa dell'approccio sta nel perseguimento dell'indipendenza personale, nel miglioramento della qualita' delle relazioni (di qualsiasi natura esse siano), in definitiva, nella promozione della salute psicologica, obiettivi primari di qualsivoglia intervento preventivo.

Data la sua natura, riteniamo che il Life Coaching sia un valido e potente strumento preventivo proprio per le sue caratteristiche di approccio volto allo sviluppo delle potenzialita' personali e al raggiungimento dell'autonomia e dell'auto-realizzazione.

Riferimenti bibliografici
  • Crispino E., (2006). Un confronto costituzionale tra approcci. In Albano T., Gulimanoska L., La Psicologia del Coaching. Un modello efficace per le dipendenze. Edizioni Kappa, Roma.
  • Crispino E., Gulimanoska L., (2007). Il Coaching. Un metodo efficace per le dipendenze. In Albano T., Gulimanoska L. (a cura di), ), In-Dipendenza: un percorso verso l'autonomia. Manuale per la cura e la prevenzione delle dipendenze. Vol. II, Franco Angeli, Milano.
  • Crispino E., Gulimanoska L., PeerLab, (2006). Scienza e Coscienza. La Peer Education e le nuove tecnologie. Psicotech n. 1, Franco Angeli, Milano.
  • Franzese C., (2006). Il Coaching per le dipendenze. In Albano T.,Gulimanoska L., La Psicologia del Coaching. Un modello efficace per le dipendenze. Edizioni Kappa, Roma.
  • Grant A.M., (2001). Towards a Psychology of Coaching: The Impact of Coaching on Metacognition, Mental Health and Goal Attainment. Department of Psychology, "Macquarie University", Sydney, Australia.
  • Stanchieri L., (2004). Il life coaching. Verdechiaro Edizioni, Reggio Emilia.
  • Stanchieri L., (2004). Il meglio di se'. Franco Angeli, Milano.
  • Whitmore J., (2006). Coaching. Sperling & Kupfer Editori.
  • Williams P., Davis D.C., (2002). Therapist As Life Coach. New York, NY: W.W. Norton & Co. Inc.

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