HT: La Psicologia per Professionisti Depressione e elettroshock, nel 2013... che shock!!! | |||||||
Home Psico-Pratika | Articoli PsicologiaPsicologia ClinicaPsicologia del LavoroRisorse Psy | ||||||
HT Psicologia Network
Psicologia-Psicoterapia.it
Centro Studi Sociali sull'Infanzia e l'Adolescenza
Masterclass di formazione specialistica: 'L'adolescenza tra patologia e normalità' - Online PsicoCitta.it
|
Depressione e elettroshock, nel 2013... che shock!!!Libero pensiero: Depressione e elettroshock, nel 2013... che shock!!!Scritto da: Alda McMurphy alle ore 20:27 del 02/03/2013 Non so, forse ero ancora l'unica a ignorare il fatto che nel 2013 ancora si usi l'elettroshock... bene ora lo so e ne sono shockata... Commenti: 211 Giovanna alle ore 01:40 del 07/03/2013 Viviamo in una società in cui, a parte qualche eccezione, in vari ambiti mi sembra che l'obiettivo vero non sia il bene della persona e ai vari livelli di questi ambiti non ci si muova con amore verso il prossimo. Nell'educazione, ad esempio, eccezioni a parte, spesso gli obiettivi sono il controllo della persona e il portare a casa lo stipendio, nella ricerca scientifica e medica spesso gli obiettivi sono di tipo economico e in particolare il potere è nelle mani delle case farmaceutiche che indottrinano i medici e delle aziende che producono attrezzature sanitarie. Esistono, certo, altri diversi e interessanti tipi di approccio (te ne cito uno, per esempio: l'igienismo detto anche igiene naturale) alle questioni umane (sanitarie, educative,ecc...), ma nella nostra società va per la maggiore un modello che tende al ricorso di strumenti invasivi o chimici che portano grandi guadagni a grosse aziende. Alla fine è tua la scelta se orientare la tua vita e il tuo lavoro in questa direzione rinforzando questo sistema o cambiare percorso con tutte le difficoltà che comporta. Informati "a 360 gradi" e scoprirai cose inaspettate (nel bene e nel male). 2 Elisabetta alle ore 08:11 del 07/03/2013 Rispondo a Giovanna. Sono insegnante e psicologa, ti assicuro che il 99, 9% delle persone che conosco in campo educativo lavora con passione e cercando di non demoralizzarsi per tutte le difficoltà che sia dal punto di vista delle relazioni (genitori contestatori o assenti) che dal punto di vista delle risorse. Solo un banale esempio: il personale ATA che dovrebbe è pagato per sorvegliare i corridoi permettendoci di mandare in bagno chi ha necessità fuori dall'orario della ricreazione è talmente ridotto all'osso che o stanno -sta, se è uno solo- in portineria per aprire a chi deve entrare o sta nei vari piani della scuola, a rotazione oraria, perché così chi ha bisogno possa essere mandato in bagno. Il restante 0.1% è costituito da colleghi che non sperano più che qualcosa possa migliorare e aspettano il pensionamento pur continuando a cercare di fare il loro dovere. Non voglio essere pessimista, me nemmeno ottimista, cerco solo di guardare la realtà in maniera realista e, ove possibile, propositiva. Nel campo della "cura dell'anima" so che tanto deve essere ancora fatto e conosco almeno una ragazza che nella disperazione di dover sentire i propri pensieri ha chiesto che le venisse praticato l'elettroshock, inutile. E ciò nonostante so che degli psicofarmaci possono permettere a una persona di tirare avanti, ma contemporaneamente serve intrapendere una psicoterapia a avviare una forte rete di supporto sociale (familiare in primis, ma è di solito proprio lì il problema). E nulla può essere ottenuto per la persona in questione senza la decisione della persona stessa di riconoscere il problema e volerlo risolvere. Non mi pronuncio sulle cosa farmaceutiche, sappiamo tutti che "la salute" è un grosso bussiness, anche quella dei bambini... 3 Riccardo alle ore 08:48 del 07/03/2013 La terapia elettroconvulsiva è diversa dell'elettroshock di "qualcuno volo sul nido del cuculo". In caso di depressioni maggiori farmaco resistenti è una pratica che si usa ancora. Il mio consiglio: prima di allarmarsi è meglio informarsi. 4 Francesco alle ore 11:38 del 07/03/2013 La TEC è esattamente il classico Elettroshock o meglio TERAPIA ELETTRO CONVULSIVANTE... approntata negli anni trenta da Bini e Cerletti i quali proprio per tale creazione sono stati negli anni 50 candidati al Nobel... il che dovrebbe farci ripensare almeno un po' al senso dei Nobel e al ruolo politico che hanno (voglio menzionare il Nobel a Julius Wagner-Jauregg per la cura delle demenze attraverso l'induzione di febbri malariche, lavoro questo da quale proprio Cerletti e Bini partirono con l'idea dell'elettroshock...) io credo personalmente che tale tipo di questioni sollevino qualcosa di importante nel nostro rapporto con la malattia... siamo chiamati a scegliere che cos'è la malattia, che cos'è la norma e a chiederci qual è in nostro rapporto con essa... e questo al di là di saperi più o meno fittiziamente codificati... e credo che la questione sia decisiva per la psicologia: scienza della relazione, dello sviluppo, del sintomo come espressione della singolarità del soggetto o scienza ortepedica, della norma, della riduzione dello scarto da essa cioè del sintomo come distanza dalla normalità...????
altri approfondimenti interessanti: MERINI, BASAGLIA, FOUCAULT e LACAN.... 5 Francesco alle ore 11:38 del 07/03/2013
«In quel manicomio esistevano gli orrori degli elettroshock. Ogni tanto ci assiepavano dentro una stanza e ci facevano quelle orribili fatture. Io le chiamavo fatture perché non servivano che ad abbrutire il nostro spirito e le nostre menti. La stanzetta degli elettroshock era una stanzetta quanto mai angusta e terribile; e più terribile ancora era l’anticamera, dove ci preparavano per il triste evento. Ci facevano una premorfina, e poi ci davano del curaro, perché gli arti non prendessero ad agitarsi in modo sproporzionato durante la scarica elettrica. L’attesa era angosciosa. Molte piangevano. Qualcuna orinava per terra. Una volta arrivai a prendere la caposala per la gola, a nome di tutte le mie compagne. Il risultato fu che fui sottoposta all’elettroshock per prima, e senza anestesia preliminare, di modo che sentii ogni cosa. E ancora ne conservo l’atroce ricordo». ALDA MERINI 6 cinzia alle ore 13:00 del 07/03/2013 A me pare che la domanda di Alda sia del tutto lecita, ad avercene di nuove leve che si interrgano su ciò che vedono piuttoto che assorbire passivamnete gliinsenamenti di chi è più anziano (professionlmente intendo). Per quanto attine all'elettroshock, io sono una psicologa e psicoterapeuta, con esperienza in OPG e reparti con persone affette da patologie pischiatriche gravi. A me appaiono chiari gli effetti negativi di questa tecnica e contestualmente non riesco ad avere chiari elementi di miglioramento delle condizioni di BENESSERE dell PERSONA. Ciò di cui a mio parere non dovremmo mai scordarci è che i nostri servizi si basano sulla promozione del benessere della persona, abbiamo davanti persone , essere umani complessi e unici che vanno rispettati nella loro complessità non PATOLOGIE ma ESSERI UMANI, PERSONE. 7 Giovanna alle ore 15:39 del 07/03/2013 Rispondo a Elisabetta. Sul campo educativo mi riferivo all'orientamento alla persona. Ti faccio un esempio: l'orientamento e il modo di crescere i bambini di Summerhill vs l'orientamento di moltissimi asili (ho lavorato in parecchi ed è stato doloroso veder addestrare i bambini a diventare sudditi e non a diventare persone creative e capaci di autogovernarsi) e scuole (e ahimè famiglie.....). 8 gianni alle ore 16:03 del 07/03/2013 rispondo un po' a tutti con una affermazione di gregory bateson in verso un'ecologia della mente: " gli esseri umani scoprono cose che non funzionano e continuano a farle" 9 gianni alle ore 16:15 del 07/03/2013 il topolino premiato con un pezzo di formaggio ritorna nel labirino con curiosità a aumenta le sue esplorazioni per raggiungere il fondo e l'uscita dal labirinto, sviluppando la sua intelligenza. il topolino punito con una scarica elettrica per aver sbagliato il percorso, si deprime, si spaventa, smette di entrare nel labirinto, interrompe l'apprendimento. (skinner) nella mia lunga carriera di insegnante di classe e di sostegno e preside ho sempre utilizzato il complimento ad ogni minimo progresso raggiunto da ogni alunno. non si punisce l'alunno che deve imparare. si premia il progresso anche fatto a piccoli passi. non si dice mai a un bambino "qui hai sbagliato", ma è meglio dire " da qualche parte c'è un errore" cerchiamolo insieme. e insieme significa che l'insegnante con la punto della matita esplora le varie parti del compito guidando il bambino a lasciando che sia lui a scoprirlo, quindi passa a insegnargli come ha fatto e come avrebbe dovuto farlo... ( da i segreti di reuven feuerstein sullo sviluppo dell'intelligenza... 10 Roberto alle ore 16:17 del 07/03/2013 Sono d’accordo pienamente su quanto scritto da Giovanna e poi da Francesco. Volendo scendere nella realtà nuda e cruda si deve dire che la malattia mentale è ancora nel 2013 un inesplicabile mistero, un muro oltre il quale non è dato vedere una qualche luce. Dalle prigioni manicomiali si è passati alle prigioni farmacologiche, riducendo il “disturbo dell’anima” ad una mera questione biochimica con l’adiuvante di qualche scarica elettrica.
Ultima drammatica sequenza di questo dramma globale della follia vede un imprenditore di Perugia, già da tempo paziente psichiatrico, uccidere due impiegate per poi suicidarsi. Conclusione terribile resa ancor più insensata da un’ennesima prova di impotenza e incompetenza terapeutica.
Tutto ancora come ai tempi della Merini che, come tantissimi altri, ha dato l’ennesima prova del fatto che genio e follia si tengono spesso per mano …
“Non so se esistano le ali della farfalla, ma è la polvere che le fa volare. Ogni uomo ha le piccole polveri del passato che deve sentirsi addosso e che non deve perdere … sono il suo cammino”(Alda Merini).
11 gianni alle ore 16:28 del 07/03/2013 un giorno assegnai il tema delle vacanze appena trascorse in prima media sul mare d'estate. tutti produssero un foglio protocollo pieno di notizie. il solito pierino svogliato e irrequieto per tutta l'ra non volle fare il compito. incoraggiato a fare e scrivere qualcosa qualcosa sul mare strappò maldestramente un pezzo di carta rivinando una pagina del suo nuovo diario e scrisse in un attimo e me lo portò alla cattedre dicendo: " ecco il mio tema, sei contento adesso?". in piemontese aveva scritto: " ...mi pensu al mar ca 'aiè quatt passerass ca 'a piiu al sul"... a me piacque tantissimo, ne fui soddisfatto... mi complimentai con lui per la sua poesia...sorpreso per non essere stato sgridato , anzi incoraggiato per aver fatto cosi poco manifestò un tipo di gioia che non posso descrivere a parole. una gioia che si ripete ancora in me quest'oggi che per inserirmi in questo spazio ho ricordato l'episodio... 12 Gnomo alle ore 22:10 del 07/03/2013 La psichiatria nei secoli ha continuato a macinare fallimenti, molto sovente in mala fede, le tecniche si sono affinate ma i risultati rimangono gli stessi. Se si continua di questo passo (inventare continuamente patologie mentali nuove e relativi psicofarmaci) si arriverà ad un trattamento di massa con conseguenze devastanti per il futuro dei nostri giovani. Come sta succedendo in politica, anche nella medicina qualcuno deve iniziare a ribellarsi a questo marciume. A partie dalle università bisogna andare oltre agli attuali studi mediocri e miopi. Il concetto di malattia mentale è sbagliato perchè non è la mente ad essere sofferente ma il cervello, il quale funge da interfaccia tra mente e corpo. La mente è energia pura e risiede al di fuori del cervello e se in un cervello gia sofferente introduciamo sostanze chimiche non otteniamo altro che il peggioramento della sua salute riducendo inesorabilmente i canali di collegamento con la mente. La realta dei fatti è che l'interesse economico che gira attorno ai farmaci è tale da insabbiare e soffocare tutte le ricerche alternative a quelle ufficiali miopi ed accecate dai dollari. 13 Giovanna alle ore 22:38 del 07/03/2013 Gianni (delle ore 16,28) mi hai fatto ricordare come all'asilo trattando con calore, con rispetto, con attenzione, con affetto, con fiducia bambini che all'inizio parevano ingestibili e pericolosi per i loro coetanei ci sia stata una trasformazione costruttiva del loro comportamento e un loro rasserenamento... 14 Giovanna alle ore 15:35 del 08/03/2013 Noi Uomini abbiamo ancora tanto cammino da fare per quanto concerne lo spirito, abbiamo ancora timore del"diverso" in ogni sfumatura, sia essa estetica, morale o di pensiero. Siamo ancora untori!!! La diversità invece è il nostro patrimonio che manifesta ampliamente ciò che siamo dentro, ciò che ognuno di noi vede dal proprio punto di vista, che differisce da qullo di ogni altra persona, proprio perchè diversa è la risposta emotiva ed emozionale. Perbacco, siamo unici e irripetibili, perchè dobbiamo essere cloni? Pedagogista del corso di vita 15 Giovanna alle ore 16:38 del 08/03/2013 Rispondo alla mia omonima delle ore 15,35. ...oltre a chiamati come me, la pensi come me... siamo cloni? Scherzi a parte, se riuscissimo tutti non solo a non temere la diversità dell'altro, ma anche ad amarla sarebbe il trionfo della pace e della creatività. 16 Federica alle ore 11:40 del 09/03/2013 Consiglio a tutti un sito per una miglior informazione: www.ccdu.org 17 Massimo alle ore 09:31 del 10/03/2013 Sono psicologo e psicoterapeuta e, chiaramente, l'elettroshock descritto nel film "Qualcuno volò..." ed in centinaia di altri film non è discutibile: è sbagliato e basta. Tuttavia, almeno che io sappia, l'elettroshock che si fa oggi, per legge, è solo per forme gravissime di depressioni catatoniche (e pochissime altre condizioni molto gravi) e proprio quando ogni altro mezzo ha fallito. Tra l'altro, sempre che io sappia, visto il pericolo di rottura delle ossa che c'era prima, mentre era in corso il "trattamento", ora ci sono gradazioni di intensità differenti, oltre all'utilizzo degli anestetici...chiaramente se le cose stessero veramente così, io non sarei assolutamente contrario, proprio come ultima ratio stracontrollata, a provare, almeno una volta e non più volte, anche questo tipo di trattamento (non la considero cura). Quando ero più giovane ero scettico anche sull'utilizzo degli psicofarmaci, credendo follemente nella forza della sola parola. La pratica clinica mi ha disilluso molto, in certi casi non è possibile fare psicoterapia senza l'aiuto iniziale, ma solo iniziale, dei farmaci. Io li utilizzo, grazie all'aiuto di psichiatri avveduti, come terapia medica che aiutano la psicoterapia e con l'obiettivo dello scalaggio progressivo nel tempo fino ad arrivare, più velocemente possibile, alla sola psicoterapia. Credo che in alcune depressioni gravi, la tec, se usata come si dovrebbe, potrebbe aiutare. Infine aborro tutte le posizioni aprioristicamente pregiudiziali, in ogni senso, quindi prima di parlare male di una tecnica ho imparato ad informarmi, almeno un pò, senza lasciarmi condizionare o trasportare dal flusso di pensiero più emotivo che obiettivo...spero che chi si occupa degli esseri umani, e che dovrebbe avere una certa sensibilità alla sintonizzazione verso l'esterno, non interagisca con troppi paraocchi... 18 Marco alle ore 14:09 del 10/03/2013 Ho letto 17 commenti e/o pensieri, di 17 meravigliose, sensibili, persone!! Fantastico l'approccio alla formazione di Gianni, la sensibilità di Alda, le due Giovanne e tutti gli altri. Leggere questi post, AIUTA, siatene piacevolemente consapevoli. 19 Giovanna alle ore 17:11 del 10/03/2013 Bene, oltre alle nostre iniziative come singoli, non ci resta che unire le competenze di ciascuno e attivare tutti insieme un Servizio di Promozione della Persona...(!) 20 Giovanna alle ore 14:06 del 11/03/2013 Ben detto!!! Cordialmente Giovanna 21 Demis alle ore 18:20 del 02/07/2015 Io mi curo da più di vent'anni per depressione e problemi vari e ho provato l'elettroshock: quello che si fà oggi è meno pericoloso di quello del famoso film con jack Nicholson perchè la scossa dura al massimo 1 secondo in anestesia.Si perde la memoria per qualche giorno poi si riacquista. Questo trattamento non mi ha fatto praticamente nulla ne in positivo ne in negativo sono arrivato a stare benino solo con psicofarmaci, colloqui con medici, infermieri e volontari.Quello che non mi piace è che si è controllati e indirizzati a fare solo determinate cose e gli ambienti che ho frequentato erano sempre gli stessi e le asttività erano semplici e ripetitive. Bisognerebbe valorizzare di più le capacità che molti diabili hanno ma vengono indirizzate per cose inutili dal punto di vista di inserimento sociale e lasvorativo.E poi pesa molto lo stigma e il pregiudizio verso chi ha dei problemi che tiene le persone lontane Cosa ne pensi? Lascia un commentoQuesto libero pensiero è presente nelle seguenti categorie:
|
||||||
P.IVA 03661210405 © 2001-2024 |
HT Psicologia - Depressione e elettroshock, nel 2013... che shock!!! |