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Lo psicologo (non psicoterapeuta) può seguire i bambini?

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Lo psicologo (non psicoterapeuta) può seguire i bambini?

Libero pensiero: Lo psicologo (non psicoterapeuta) può seguire i bambini?

Scritto da: Meris alle ore 20:07 del 24/04/2011

Salve a tutti,

sono neo psicologa (appena iscritta all'albo e al primo anno della scuola di specializzazione in psicodramma psicanalitico) e sono pronta a partire con la libera professione (a tal proposito ringrazio il Dr. Sirri per i corsi gratis on line, che per quanto ho potuto leggere, forniscono consigli pratici e linee guida chiare, per poter affrontare questa esperienza con pro-attività e fiducia).

Mi sento naturalmente portata verso il mondo dell'infanzia, verso i bisogni dei bambini e quindi verso questo tipo di utenza.

Non mi è chiaro se con il "semplice" (che tanto semplice non è) titolo di psicologa posso seguire questo tipo di utenza, visto che sono laureata in psicologia clinita e di comunità e non in psicologia evolutiva o simili... mi aiutate a capire meglio?

Grazie e Buona Pasqua.Sorridente

Commenti: 6
1 giuseppe alle ore 08:54 del 05/05/2011

.....puoi farlo ma con onestà intellettuale, fermati dove non puoi più proseguire e affidati ad un collega più asperto.

ps: non chiedere consigli ai proprietari di scuole di psicoterapia............fanno solo i loro interessi. ciao

2 Bruna alle ore 03:06 del 06/05/2011

Ciao, io iniziai a vedere prima i bambini che gli adulti, ma mi ero laureata in psicologia dello sviluppo e dell'educazione e avevo svolto il tirocinio post laurea presso un servizio di neuropsichiatria infantile, dove ho svolto successivamente anche il tirocinio di specializzazione, e sono diventata psicoterapeuta dell'adulto e di gruppo. La psicoterapia con i bambini non è affatto facile, anzi è più complessa rispetto a quella con gli adulti, ti consiglio prima di iniziare di leggere alcuni libri importanti, come Il Colloquio clinico con i bambini e gli adolescenti di Philip Barker dell'Astrolabio e altri ancora come la tecnica psicoterapeutica di Ferro; e Telleschi R., Torre G. (a cura di), (1997) Il primo colloquio con l'adolescente, R. Cortina ed., puoi fare una ricerca su google, troverai anche il pdf sul colloquio con l'adolescente di Nicola Lalli con una biografia essenziale, non scordarti i manuali di Ammaniti e di Marcelli. Inoltre dovresti conoscere alcuni test grafici, che ti aiutano molto, per inquadrare la situazione, come il test dell'Albero, il test della Famiglia e il test della Figura Umana, ti consiglio oltre ai rispettivi manuali, inizialmente, il libro di Dolores Passi Tognazzo "Metodi e tecniche nella diagnosi di personalità" che fornisce anche una "griglia" per la rilevazione dell'anamnesi (per non tralasciare nessuna area). E' importante poi, che tu conosca i disturbi in età evolutiva come vengono classificati dal DSM-IV-TR.

3 Bruna alle ore 03:08 del 06/05/2011

.... e che studi su un buon manuale di neuropsichiatria infantile (c'è il De Negri, ma te ne volevo consigliare uno più agevole, e più recente ma non ricordo gli autori) e anche che consulti un manuale in tecniche di osservazione del comportamento infantile, perché i primi tempi, sarebbe meglio allenarsi ad osservare, perché come sai i bambini utilizzano il gioco e il disegno per comunicare ancor più che con il linguaggio, anche se a volte ti spiazzano perché sono molto franchi e diretti. Ti consiglio anche un ripasso degli autori psicodinamici che hanno dato un contributo notevole all'analisi dei bambini (S. Freud con lo sviluppo psicosessuale, A. Freud, M. Klein, Spitz, Winnicott, ecc., Bowlby e Ainsworth per il legame d'attaccamento). Poi dovresti prepararti una serie di domande per la raccolta dell'anamnesi che partono dall'incontro dei genitori, matrimonio o convivenza, come ha vissuto il parto, problematiche eventuali, tappe di sviluppo a che età, svezzamento, oggetto transizionale, socializzazione, nido, scuola materna, elementari, medie, rapporto tra fratelli, alimentazione, malattie, ospedalizzazioni ecc., tutte domande da rivolgere alla madre. Non dimenticare l'analisi della domanda, perché ricordati che l'adulto il più delle volte viene spontaneamente, ma il bambino e l'adolescente vengono portati dai genitori, solo raramente è l'adolescente a chiedere ai genitori un aiuto psicoterapeutico. Importantissima poi, è la costruzione dell'alleanza terapeutica, e quindi l'atteggiamento da adottare, che sia possibilmente naturale e spontaneo, non materno. Spero di esserti stata d'aiuto. Buon lavoro.

4 Salvatore Arcidiacono alle ore 20:14 del 09/05/2011

Ci si aspetta sempre una sorta di autorizzazione da parte di altri. I   giovani colleghi sono speso terrorizzati e paralizzati. Non sanno cosa fare e annaspano nel vuoto in cerca di "sacre unzioni". Nel frattempo intraprendonno cammini tortuosi e perdono di vista le cose più semplici quale,ad esempio, l'accostamento ad altri colleghi più esperti e generosi, protesi verso i bisogni dei più giovani. Nello specifico ritengo che nella professione si possa fare tutto quello che si sa fare e che l'intelligenza e le competenze siano di ciascuno. Non di chiunque. Mi sono spiegato?

5 Bruna alle ore 20:46 del 09/05/2011

Personalmente, non so quando mi sentirò arrivata, immagino mai, conservo sempre il bisogno di apprendere, perché la conoscenza è infinita, e ricevere informazioni o consigli utili dagli altri, mi può arricchire e non certo danneggiare... E' vero che bisogna "buttarsi" in alcune situazioni, ma è anche più onesto e meno dannoso verso gli altri e noi stessi, farlo con un "paracadute" sulle spalle...

6 Salvatore Arcidiacono alle ore 15:52 del 10/05/2011

E propio quello che ho scritto: si apprende anche accostandosi a chi ha più esperienza e che quotidianamente e per decenni lavora nei servizi e non solo cercando autorizzazioni sul fare che com'è noto è tipico di chi non crescrà mai professionalmente e nasconde la propria insicurezza (non solo professionale) scambiandola per desiderio di sapwere.

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