HT: La Psicologia per Professionisti Domande di psicologia, "l'esperto" risponde. Che ne pensate? | |||||||
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Domande di psicologia, "l'esperto" risponde. Che ne pensate?Libero pensiero: Domande di psicologia, "l'esperto" risponde. Che ne pensate?Scritto da: Paolo alle ore 08:18 del 12/11/2012 Parliamo di web. Ovviamente non sono le domande a indispormi, ma le risposte. Spesso a queste domande colleghi (o presunti tali) rispondono criticando, quando non demolendo, l'operato del collega curante... ecco, questo mi fa proprio arrabbiare. Ma che ne sanno!? Con che diritto giudicano il lavoro di altri, quando non sono LORO quelli che sono nella stanza della terapia o della consultazione?! Non credo che sia né corretto né giusto, sia nei confronti dell'utente sia nei confronti del collega, criticare arbitrariamente l'operato di quest'ultimo. Chiaro che una risposta all'utente va data, ma è proprio necessario entrare (tra l'altro a gamba tesa) nel merito della cura e dell'operato del collega? Commenti: 51 liggen alle ore 21:51 del 21/11/2012 salve, credo di poter dire che il problema è all'origine...se diamo valenza ad un consulto x posta su giornali o rviste..li' si parla ,a mio avviso,di indicazioni di massima, direi superficiali e poco indicative..cert l'etica o deontologia deve essere rispettata sempre..se da queste considerazioni si vuole tirare fuori una problematica con contenuti specifici e allora siamo al doppio errore....come es se si vuole giocare professionisti degli scacchi o del basket con dilettanti o amatori..facendo sfoggio di tecnica e strategie..il distinguo credo sia visibile..le chiacchere ai chiacchieroni..le consulenze ai consulenti seri,professionali e ..dal vivo..cioè in rapporto diretto.grazie e saluti 2 elledi alle ore 22:07 del 21/11/2012 ehhhh, da quando si é abbandonato il concetto di formazione analitica, di transfert e controtransfert, questo é il risultato. Ma il problema non é il fatto che un professionista non dovrebbe criticare l'operato di un altro, quella é una banale questione di etica e di educazione. Il problema é perché lo fa. Perché si sente in dovere di essere (nella fattispecie dell'esempio) competitivo. E'evidente che manca di formazione personale, di analisi, di gestione del proprio privato e, in ultima corsia, anche di maturitá. Il fatto é che sono ormai mosche bianche gli altri. D'altro canto, s'é voluto l'albo? Non era prevedibile che sul carrozzone sarebbero saliti in 200 con 300 scuole raffazzonate e americanizzate? Non era prevedibile che, partendo la cosa da Ossicini, che in vita sua faceva il politico e mai vide un pz, uno, sarebbe esitata in questo? E come disse quello della bicicletta..... 3 Anna alle ore 12:35 del 22/11/2012 Nella mia esperienza professionale ho imparato una cosa fondamentale il cliente/paziente "interpreta" e spesso "distorce" il significato di ciò che gli viene detto. Lo fa perchè in quel momento risponde a un suo bisogno. Io e le mie colleghe operiamo in un particolarissimo reparto di ospedale, che accoglie malati terminali e loro cari. Abbiamo imparato che quando qualche paziente e/o familiare di questo viene a criticare l'operato di una collega, non la difendiamo, nè la critichiamo a nostra volta, ma lo rimandiamo alla collega stessa, spingendolo a esprimere i suoi dubbi con la diretta interessata. E poi, dalle riunioni di equipe, emerge sempre quante cose vengano travisate. 4 Giusj alle ore 13:03 del 22/11/2012 Ricorrere al web per pubblicizzare la propria attività è lecito dal mio punto di vista, ma farlo a scapito dell'altrui professionalità non lo è mai: né sul web nè tantomeno nei rapporti "diretti" con amici, parenti o sconosciuti. A domande del genere, si dovrebbe rispondere parlando dell'esperienza del cliente e solo di quella, partendo dal presupposto che il nostro lavoro di psicologi e psicoterapeuti "funziona" sulla base di una relazione di fiducia. Un utente che si pone domande sulla fiducia, probabilmente sta sperimentando una sensazione di perdita (di denaro, di tempo, di potenziale, di risorse...). Ma questo lo sappiamo noi e non possiamo spiegarlo con poche frasi di risposta su un forum di discussione o sui commenti ad un sito. Anche perchè, altro presupposto da tenere sempre ben presente sarebbe che, se quest'individuo non si fida del suo terapeuta, perchè dovrebbe fidarsi di uno sconosciuto quale io sono per lui? E questa, a mio parere, potrebbe anche essere la domanda da porre alla persona che chiede un parere sul web sul professionista che l'ha in cura o sul tipo di terapia che sta portando avanti... magari aggiungendo anche che è nel suo diritto porre questo tipo di interrogativi direttamente al suo terapeuta (informiamo! cogliamo l'occasione, in qualità di professionisti, di far sapere alle persone che ci interrogano come funziona la nostra professione: creiamo un circolo virtuoso partendo da quello che potenzialmente potrebbe essere qualcosa che si ritorce contro la nostra stessa professione! siamo psicologi. o no? O.O). 5 Giusj alle ore 13:04 del 22/11/2012 La gente si fa un sacco di fantasie sul web e le risposte che questo strumento può dare. E gli psicologi non sono immuni: siamo persone e come tali viviamo ed agiamo nel mondo. Quello "reale" di fuori come quello virtuale del web. Ma abbiamo (o dovremmo avere!) acquisito degli strumenti in più, rispetto a chi nn ha fatto il nostro percorso di studi e di esperienze, per leggere e comprendere la realtà. La domanda è: siamo in grado di utilizzare questi strumenti? P.S.: chiedo scusa per il doppio messaggio, ma... i limiti degli spazi sul web non permettevano l'invio di un unico messaggio (troppo lungo). Cosa ne pensi? Lascia un commentoQuesto libero pensiero è presente nelle seguenti categorie:
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