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Autenticità vs spontaneità...Libero pensiero: Autenticità vs spontaneità...Scritto da: Pamela alle ore 11:11 del 04/11/2012 Ma qual è il confine tra l'autenticità e la spontaneità? Sono una giovane psicologa che si sta facendo le ossa, tra tirocini, volontariato e corsi di formazione, e mi sto interrogando in merito a come posso essere autentica senza però essere spontanea. E per me è difficilissimo tararmi in questo senso. Non so, è una cosa che si impara strada facendo? Commenti: 91 antonella alle ore 22:58 del 07/11/2012 ciao pamela, il tuo credo sia un quesito profondamente importante e altrettanto difficile... sono una quasi psicoterapeuta e ancora mi confronto con questo tipo di pensieri, ma credo che la linea sia sottile quanto importante; credo che l'autenticità vada al di là della spontaneità in quanto è pensata, riflettuta, sulla base di valori prorpi, della morale, della propira etica. Forse quello che mi verrebbe da dire è che la spontaneità a volte rischia di essere talmente impulsiva da non essere autentica in quanto frutto di un acting e forse non realmente autentica in quanto tale. autentica nel senso di profondamente vera per sè...con i pazienti la spontaneità rischia di essere a volte aggressivaaltre volte ingenua o anche manipolata....credo che nel rapporto terapeutico (ma forse anche quelli personali), man mano che si cresce si debba frenare un pò la spontaneità, non a scapito dell'autenticità ma a difesa del nostro io più profondo che può venire comunque autenticamente e profondamente espresso. la non spontaneità non è artefatto... ma nella relazione con l'altro è necessario un pò modularsi per non rischiare di sopraffare o essere sopraffatti, anche involontariamente. Forse son stata un pò confusa ma è effettivamente un tema molto interessante e complesso... 2 Grimaldo alle ore 23:49 del 07/11/2012 Ciao a tutti, condivido con voi che l'argomento sia molto complesso. Credo che ci sia una sottile linea di confine tra spontaneità ed autenticità. E' una maturazione che viene con il tempo. Non si tratta nè di maschere nè di recitazione. Ho potuto notare che, prima o dopo, si arriva ad un punto in cui ci si agisce con armonica scioltezza senza stare lì a riflettere, elaborare, ponderare. E' un comportamento "spontaneo" nel senso che non è costruito nè artefatto, ma nasce e deriva da una maturazione personale e professionale. La nostra professione è una ricerca continua sul come essere. Poi mi sembra che facendo l'interesse si sposta sul come fare meglio e così esce leggera l'autenticità che è una raffinatezza della nostra persona che si sviluppa dal nostro expertise. E voi che ne dite? Sono molto interessata all'argomento. 3 Antonio alle ore 10:31 del 08/11/2012 Ciao, A me sembra che la differenza sia tra reagire ed agire più che tra spontaneità ed autenticità. 4 Eleonora alle ore 21:19 del 08/11/2012 ciao a tutti/e! bell'argomento! sono solo psicologa e non esercito ma insegno - secondo me l'autenticità è quella caratteristica che fa sì che agli altri arrivi il messaggio, che venga percepito come vero e soprattutto sentito, quindi che ci sia coerenza tra i diversi aspetti della comunicazione, e chi viene a consultarsi ha bisogno di questo per fidarsi di te...infatti un documento autentico è valido ed originale, quindi è se stesso...invece la spontaneità si riferisce ad una naturalezza ottima nei rapporti in generale a mio parere, ma per niente adeguata con un cliente, in quanto tu hai sempre un ruolo da rispettare lì, non stai parlando con un amico, e certi giudizi che ti vengono devi per forza di cose trattenerli...quindi devi essere in un ruolo (non spontaneità) ma autentica (centrata - questo è il termine esatto - su ciò in cui davvero credi affinché sia percepito valido ed originale). a presto.. 5 Enrico alle ore 12:54 del 09/11/2012 Ciao Pamela, la questione che poni è fondamentale. Per prima cosa in psicologia quello di Spontaneità è un concetto tecnico introdotto da J.L.Moreno che nel suo Manuale di Psicodramma scrive: La radice della parola spontaneo è l'espressione latina sponte, che significa “volontà libera”. La spontaneità ha una tendenza a essere sperimentata da un soggetto a un suo proprio stato, autonomo e libero – libero, cioè, da ogni influenza esterna e libero da ogni influenza interna che egli non possa controllare. Essa ha, per il soggetto, almeno tutte le caratteristiche di un'esperienza prodotta liberamente. La spontaneità è anche la capacità di un soggetto a fronteggiare adeguatamente ogni situazione nuova. La spontaneità non è solo un processo all’interno della persona ma anche il flusso del sentimento nei confronti dello stato di spontaneità di un’altra persona”. La Spontaneità moreniana si potrebbe definire come il migliore adattamento possibile a una situazione nuova e difficile, e anche, la dimensione più autentica in un incontro esistenziale. Che è poi l'incontro terapeutico. Dunque, quando nella nostra professione ci poniamo difronte all'Altro dobbiamo portare sempre la nostra Verità (autenticità) sintonizzandoci però sulla Verità dell'altro e fare, tra gli interventi possibili, non il primo che ci viene in mente ma quello che riteniamo “il migliore possibile in quella situazione” (spontaneità). Questa capacità si allena con lo studio e si affina con l'esperienza. 6 Rossana Cardellicchio alle ore 13:32 del 10/11/2012 Provo a riassumere in una frase la mia personale elaborazione della differenza tra spontaneità e autenticità: la persona spontanea dice tutto ciò che pensa, la persona autentica pensa tutto ciò che dice...... 7 Antonio alle ore 14:07 del 10/11/2012 Ciao. Ma, mi chiedo, il Dalai Lama è autentico o spontaneo? 8 Massimo alle ore 17:35 del 10/11/2012 Io penso che una persona spontanea è, necessariamente, anche autentica mentre una persona autentica non è detto che sia spontanea. Partendo da questo credo che il nostro dovere sia quello di proteggere il paziente anche e, soprattutto, dalla relazione con la nostra organizzazione di personalità, dunque ci dovremmo chiedere quanto della nostra spontaneità e/o autenticità possa essere utile all'interno della relazione terapeutica. Ad es., la mia autenticità può non essere gestita in maniera utile dal paziente, come anche la mia spontaneità. Dunque, per rispondere alla domanda iniziale, credo che in terapia, proprio per proteggere il paziente, sia più utile essere il meno spontanei possibile mantenendo il giusto livello di autenticità...quando dico "giusto" è in relazione al fatto che alcune informazioni importanti per il paziente possono essere comunicate o date successivamente al momento in cui ci siamo accorti della loro esistenza (concetto di timing), perchè può darsi che il paziente non ce la faccia ad assumerle proprio in quel momento. Se volessimo essere autentici a tutti i costi, invece, allora non dovremmo stare attenti a questo ma dovremmo "spiattellare" tutto in quel momento...Naturalmente questo è solo uno tra i vari esempi che si potrebbero fare. In ogni caso, questa è una di quelle competenze che può essere imparata solo con il tempo e sbagliando più volte, perchè nessun corso ci potrà mai insegnare una cosa di questo tipo. 9 Pamela alle ore 15:49 del 20/11/2012 WOW! Grazie per tutte le vostre risposte e la condivisione della vostre riflessioni. Ho apprezzato i contributi di ciascuno di voi, quello che penso mi sia particolarmente utile a livello pratico, è la risposta di Rossana (che trovo illuminante). D'ora in poi, di fronte al pz (ma anche nella vita di tutti i giorni), farò tesoro della tua elaborazione: "la persona spontanea dice tutto ciò che pensa, la persona autentica pensa tutto ciò che dice". Pamy Cosa ne pensi? Lascia un commentoQuesto libero pensiero è presente nelle seguenti categorie:
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