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Pazienti e Social

Libero pensiero: Pazienti e Social

Scritto da: M.V. alle ore 11:29 del 01/02/2015

Ciao a tutti, nell'epoca dell'impero digitale e dei nativi digitali, come professionista mi sono sorpresa a fare qualcosa su cui mi sto interrogando (personalmente, ed eticamente) e mi piacerebbe sapere anche il punto di vista di altri colleghi.

Ossia lavoro tendenzialmente con giovani e giovani adulti, alcuni dei quali vivono virtualmente passando da un social a quell'altro (facebook, twitter, google plus) piuttosto che stazionare in chat (whatsapp su tutte).

Quello che mi sono sorpresa a fare è stato tentare di conoscere alcuni di questi pazienti al di là di quello che di se stessi mi portano in seduta.
Ossia mi sono ritrovata a guardare e scorrere la pagina fb di un giovane paziente, piuttosto reticente in seduta, per capire chi fosse la persona con cui ho iniziato un percorso. L'intenzione iniziale era quella di visitare le pagine Fb di tutti i miei pz, ma durante questo primo accesso ad un certo punto sono stata colta dallo scrupolo, ossia (transfert e controtransfert a parte) mi è sembrato che stessi violando le vite degli altri, di questo specifico altro che è il pz nella cui vita ho sbirciato. Per cui ho desistito dal progetto iniziale e non solo non ho girovagato tra la pagine degli altri pz, ma sono uscita in fretta anche dall'unica pagina a cui ho, per così dire, buttato un occhio.


In un altro caso, invece, con un paziente che ha saltato la seduta senza comunicare l'assenza, mi sono sorpresa a controllare i suoi accessi su whatsapp... nell'attesa di ricevere una sua chiamata piuttosto che chiamarlo io.

Ecco, non so, anche a voi è capitato qualcosa di simile? Io ho sentito (per come sono fatta io, e per il tipo formazione che ho) di aver violato il setting, spinta dalla curiosità (labile capacità di tollerare la frustrazione di non sapere e non capire in questo caso?...) o magari da altro (che sarà oggetto di attente auto-osservazioni e supervisioni). Sono convinta che il paziente di volta in volta porti in seduta ciò che di sé è disposto a svelare e scoprire, andando sul profilo Fb mi sembrava appunto di voler scoprire-trovare cose che il pz magari non è ancora pronto a condividere (insomma mi sono sentita un po' come la mamma che fruga nei cassetti piuttosto che nei diari del/della figlio/figlia). Al netto del mio stile personale, so che il mio agito ha a che fare con questo paziente e la sua storia.
Oppure sbirciando su whatsapp so che stavo cercando rassicurazioni per me (che hanno strettamente a vedere con questo particolare paziente), volevo sincerarmi che il pz fosse ancora vivo.

Qual è la vostra opinione? Cosa ne pensate? Secondo voi è giusto (eticamente, professionalmente, umanamente) o meno ricercare informazioni sui pazienti tramite i social?

Confido (e soprattutto spero) nella collaborazione e nel confronto di quanti più colleghi.

Grazie

Commenti: 5
1 Fulvia alle ore 22:12 del 04/02/2015

sperando di esserti utile, ti consiglio, anzi di più, ti invito con ogni energia a parlarne al tuo supervisore e qualora non lo avessi in questa fase, a cercarne uno, subito. Il tuo acting che tu hai saputo acutamente inquadrare rimane pur sempre una importante violazione, anche se consapevole, di tutti i principi che nomini e non ultimo il fatto che tu stessa rammenti che noi lavoriamo con ciò che ogni paziente ci porta, qualunque materiale sia, limitato, silente, inventato o genuinamente vissuto è quello che lui ci porta E NON ALTRO ciò con cui siamo addestrati a lavorare. Quindi ora direi, nell'interesse del paziente, che ti trovi a dover lavorare con questo materiale che tu stessa -paradossalmente - hai portato nella vostra terapia (anche se è noto solo a te). Questi pasticci non pagano sicuramete ma se utilizzati con profonda onestà mentale magari alla fine ti possono pur sempre insegnare qualcosa, anche sull'uso così spregiudicato che si fa di tutti gli spazi tecnologici che entrano nella privacy, in piena società liquida, per dirla con Bauman. dove i legami forti, come quelli all'interno di un percorso psicologico, segnalano crisi di debolezza interessanti, invischiamenti sottili. Spero che questa riflessione sia utile alla tua, ciao.

2 Maria Chiara Talamo alle ore 22:26 del 04/02/2015

Gentilissima, io credo che la relazione col paziente dovrebbe essere pulita da giudizi extra professionali, e che quindi questa curiosità non sia coerente con alcun genere di lavoro né psicologico ne di altro genere. Senza voler "psicologizzare"sempre tutto ma molto semplicemente pensando alla relazione tra professionista e cliente. 

3 Fulvia alle ore 22:47 del 04/02/2015

...mmmh .. mi chiedevo se tra un professionista diverso dallo psicologo e il suo cliente io potessi essere meno rigida rispetto a questa invasione di privacy.. indubbiamente è vero che non è coerente con alcun lavoro, come tu dici, ma forse spezzerei se non una lancia almeno uno stecchino, per lavori meno legati all'etica nonchè all'anima di quanto lo sia il nostro. Però non saprei perchè io so fare lo psicologo, non altro, e come psicologo direi che decisamente non va bene. Riporto un pensiero a cui sono molto legata, di Jung, che ci ricorda che ognuno può portare il paziente solo fin dove è arrivato lui stesso..

4 M.V. alle ore 13:29 del 05/02/2015

Intanto grazie per queste prime risposte. Ho assolutamente "esplorato" il mio agito in supervisione, e ovviamente sono emersi elementi transerali e controtransferali molto interessanti e utili ai fini del lavoro tanto quello con i pz quanto quello su di me.

Premetto che in genere in quanto al setting sono molto rigorosa, in parte perchè il rigore rientra nel mio stile personale in parte perchè è così che mi è stato insegnato. Sono cmque "figlia del mio tempo" quindi ho anche una socialità virtuale, ma "sorprendermi" a sbirciare la pg del pz, così come mi capita di fare con "conoscenti" mi ha veramente messo in allarme, come dire ho subito sentito che non è da me. Allarme ora compreso e quindi rientrato.

Detto questo, il setting ha molto a che fare con l'orientamento, per cui quello che per me è stata appunto una violazione so che per altri è solo un altro modo di conoscere e comunicare.

Colleghi di orientamento diverso dal mio so che si intrattengono in conversazioni su fb con i propri pz.

E onestamente parlando, sono sorpresa che qui, almeno per ora, manchino interventi di quei colleghi che comunicano sui social con i propri pz. Mi piacerebbe proprio conoscere il loro pdv.

Così come, noto mancano commenti da colleghi che magari hanno violato il setting in altro modo.

Penso sarebbe utile poterci confrontare su questi punti. fuor dall'essere "bacchettoni" sono una forte sostenitrice del confronto, in qualunqe forma e nonstante i limiti, che anche questo lo spazio che abbiamo qui a disposizione presenta, ma che non esclude l'"utilità" del mettere a reciproca disposizione esperienze.

grazie!

5 Fulvia alle ore 14:06 del 05/02/2015

Sorridente ben detto. Personalmente ho maturato un certo scetticismo verso i troppi orientamenti, spesso sorti non si sa bene per quali motivi, per i bisogni di chi. Sono sicura che tu lavorerai molto bene e spero che altri ti offrano punti di confronto. Ultima cosa: rifletterei sul senso di "sbirciare" ciò che non ci è offerto spontaneamente, molto in generale, non dico solo con i pazienti e chiudo con un augurio, fatto dal Dalai Lama : Usate la vostra professione per contribuire alla pace e al futuro, bisogna sviluppare un senso di responsabilità universale, ogni giorno, per 24 ore al giorno, senza troppe aspettative". Spero ti piaccia, buone cose e ciao!

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