HT: La Psicologia per Professionisti Come gestire la comunicazione con i pazienti in caso di malattia grave? | |||||||
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Come gestire la comunicazione con i pazienti in caso di malattia grave?Libero pensiero: Come gestire la comunicazione con i pazienti in caso di malattia grave?Scritto da: Nunzia alle ore 12:28 del 05/01/2014 Condivido lo studio con altri colleghi, recentissimamente uno di loro è stato improvvisamente colpito da malattia grave che l'ha costretto a un ricovero di urgenza e che si prospetta piuttosto lungo. Purtroppo data l'impossibilità di prevedere la malattia, il collega, con un'agenda appuntamenti definita da tempo, non è riuscito ad avvisare i pazienti. Mi è capitato quindi di accogliere al citofono pazienti del collega e avvisarli che era assente per malattia. Sento però che la modalità comunicativa che ho adottato non mi torna... infatti continuo a pensarci. Io ero in seduta con un paziente. In genere mentre lavoro, se suonano alla porta e so che non è per me, non vado ad aprire. Il campanello però continuava a suonare e io mi stavo innervosendo per cui assente per assente - i miei pensieri falcavano lontani da ciò che il paziente raccontava - ho deciso di scusarmi e di uscire dalla stanza per andare a rispondere. Infatti al citofono trovo una persona che mi dice di avere un appuntamento con il dottore xz. Più tardi, e ancora ora come testimonia questo post, ripenso alla dinamica e mi chiedo Insomma ho molti dubbi al riguardo, voi come avreste fatto? Come vi sareste comportati nella stessa situazione? Commenti: 31 Simona alle ore 16:19 del 05/02/2014 Io credo che seppure improvvisa la malattia,il collega avrebbe potuto e dovuto delegare qualche persona a lui vicina di avvisare tutti i pazienti con appuntamento in agenda. Riguardo alla modalità con cui comunicarlo credo che tu abbia fatto del tuo meglio, dato che in quel momento avevi in carico il tuo paziente. Inoltre in ogni caso a prescindere dalla modalità comunicativa è una notizia che ha dei risvolti destabilizzanti tanto più fragile è la struttura psichica di chi la riceve. 2 Francesca alle ore 18:32 del 05/02/2014 Penso tu abbia agito in base alla circostanza. La pressione dell'avere il paziente in studio "sospeso" non aiuta a gestire una situazione già di per sé delicata. Non so per quale motivo il tuo collega non sia riuscito a trovare una modalità, anche di delega, per avvisare i pazienti, tuttavia penso potrebbe essere utile farsi carico di aberne i numeri e contattarli. Questo eviterebbe arrivi in momenti inopportuni e una migliore comunicazione. Immagino che il paziente alla porta sarà stato disorientato e preoccupato al punto da sentirsi solo. Un'accoglienza più morbida non può che fare bene. Francesca 3 Massimo alle ore 13:07 del 16/02/2014 Guarda, proprio per esperienza personale, siccome si e' trattato di sapere della malattia molto velocemente e che con l'urgenza che avevo non lotevo chiamarli singolarmente, li ho fatti chiamare dalla segreteria e che, visto si sarebbe trattata di cosa lunga, avrei potuto dare loro dei nomi di colleghi bravi in modo da non interrompere la terapia. Beh, quello che sicuramente non mi sarei mai aspettato era che loro avrebbero aspettato il mio ritorno. Ormai, giustamente si era creata una relazione, e ricominciare da capo con qualcun altro può essere difficile. Alla fine sono riusciti, quasi tutti, ad aspettare poco più di un anno... Cosa ne pensi? Lascia un commentoQuesto libero pensiero è presente nelle seguenti categorie:
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