HT Psicologia
Psicologia per psicologi - Ma l’Ordine, cosa fa? Piccole riflessioni, tra il proprio essere professionisti.. e pazienti!
HT: La Psicologia per Professionisti

Ma l’Ordine, cosa fa? Piccole riflessioni, tra il proprio essere professionisti.. e pazienti!

Gratis
Lascia vuoto questo campo:
Iscriviti alla Newsletter di HT
HT Psicologia Network
Psicologia-Psicoterapia.it
APL - Psicologi della Lombardia
Master Executive: 'Consulente perinatale' - Online
CIPsPsIA - Centro Italiano di Psicoterapia Psicoanalitica per l'Infanzia e l'Adolescenza
Corso di formazione: 'Lo Psicologo nella Scuola' - Online
CIFRIC - Centro Italiano Formazione Ricerca e Clinica in medicina e psicologia
Master in Perizia e Psicologia Giuridica - Online
Ateneo - Formazione Multidisciplinare
Master in Scrittura terapeutica - Online
PsicoCitta.it
Dott. Iglis Innocenti
Psicologo Psicoterapeuta
Riceve a: Prato
Dott. Andrea Napolitano
Psicologo Psicoterapeuta
Riceve a: Albignasego (PD) e Sesto San Giovanni (MI)
Dott.ssa Virginia Cioni
Psicologo Psicoterapeuta
Riceve a: Valdagno (VI)
Dott.ssa Gabriella Finizio
Psicologo Psicoterapeuta
Riceve a: Napoli e Pozzuoli (NA)

Ma l’Ordine, cosa fa? Piccole riflessioni, tra il proprio essere professionisti.. e pazienti!

Libero pensiero: Ma l’Ordine, cosa fa? Piccole riflessioni, tra il proprio essere professionisti.. e pazienti!

Scritto da: Anna Fata alle ore 00:08 del 09/02/2011

Spesso, nell’immaginario comune vige quella idea in base alla quale medici, psicologi, e altri professionisti della salute e del benessere siano sempre in forma, smagliante e inattaccabile.

Non è così: siamo tutti esseri umani, molto umani, forse anche più di tanti altri – se, almeno nelle intenzioni, abbiamo avuto la sensibilità di scegliere una professione sociale e sanitaria, come pare che sia – e come tali abbiamo i nostri malesseri.

Oggi mi sono imbattuta per l’ennesima volta in un’inversione di ruoli.

Telefono ad un professionista della salute, una lunga sfilza di appellativi professionali, per sapere se mi può aiutare per un disturbo fisico che ciclicamente mi infastidisce. Si mostra ben disposto, preciso, e garantisce sulle possibilità terapeutiche. Snocciola le procedure da seguire, l’onorario che a ogni parola che aggiunge ed esame che suggerisce, lievita. E poi conclude affermando che qualora tutto ciò non bastasse, si dovrà intraprendere una terapia emotiva.

Un subbuglio di emozioni mi avvolge. Di primo acchito la reazione è forte e decisa: mi sento invasa e aggredita. Con undici anni di analisi personale,  numerose altri percorsi pluriannuali effettuati e in corso per la mia persona, il corpo, la mente, lo spirito, gli studi, la laurea, le specializzazioni, il curriculum, che dicono sembra quello di una persona di cinquant’anni, le pubblicazioni, un’iscrizione ad un Ordine professionale che è costata fatica e che, almeno economicamente richiede un costante sacrificio economico e delle regole da rispettare, mi chiedo come si possa proporre una cosa del genere.

Messa da parte la reazione a caldo di un ego un po’ acciaccato del versante professionale – ma forse anche personale – entra in gioco una duplice reazione.

Da una parte la compassione per il punto a cui molti di noi si sono prostrati. Più interessati al portafoglio dei propri clienti, che non al cuore. E al corpo, come dovrebbe essere in modo specifico per alcune categorie professionali.

E peggio, al limite, mi chiedo: a che servono le categorie professionali, gli Ordini che, per quanto ne so, dovrebbero tutelare professionisti e clienti, ma che invece non sembrano fare tutto ciò, se non limitarsi ad imporre norme e regole che, anziché creare chiarezza, rispetto, confondono ancor più le acque. Al punto che sembra che oggi giorno tutti facciano tutto. Purché abbia un ritorno economico.

Appunto: qui sta la compassione. Come abbiamo potuto arrivare a calpestare noi stessi fino a questo punto, sacrificare la nostra umanità in nome del dio denaro?

Quanto spesso ci dimentichiamo di quando anche (a chi non sarà capitato, almeno una volta..?) noi abbiamo avuto bisogno, o lo abbiamo tuttora, di quando non sapevamo dove andare, quando cercavamo un volto umano, prima di tutto che ci confortasse e rassicurasse circa le possibilità di miglioramento. Non solo esami clinici e pastigliette, ma anche un solo sguardo, una parola compassionevole, in un momento di più o meno celata angoscia.

Questo mi spaventa maggiormente: ma che immagine diamo? Che cosa possiamo proporre alle persone che vengono o potrebbero venire da noi, se continuiamo a calpestare così l’umanità nostra e, per logica estensione, anche quella dell’altro?

Non auguro a nessuno di avere bisogno, di trovarsi nella, a volte scomoda, posizione d’inversione di ruoli. Ma almeno di rifletterci sopra, anche solo un istante.

Di essere onesti nel proprio porsi e proporsi, di essere un po’ più realisti, consapevoli e rispettosi dei limiti, propri e altrui.

Quando una persona ha bisogno si trova nel massimo della vulnerabilità. Pur di trovare una via d’uscita sarebbe disposta a pagare oro, se foste voi ad avere bisogno, ne approfittereste..?

Anna Fata

(Professionalmente Psicologa, Iscr. OrdineRegione Marche 1949)
Oggi: una paziente, come tante altre

Commenti: 15
1 Giancarlo alle ore 17:04 del 09/02/2011

Ovviamente la risposta è NO non approfitterei dell'altro speculando sulla sua sofferenza.

2 Barbara S. alle ore 18:07 del 09/02/2011

Anna la tua indignazione di persona-paziente-professionista di fronte all'esperienza di poter, passami il termine, essere "economicamente munta" è solo che condivisibile, e credo sia esperienza comune a tanti di noi. Per quanto attiene all'ordine nn so in che misura possa essere coinvolto ed investito nel ruolo di "tutore" degli interessi dei propri iscritti e dei pazienti degli stessi. Ritengo che la principale forma tutela del pz sia onere ed onore del professionista che lo ha in cura.

Per cui al di là della cifra richiesta spero sempre che il "curante" sappia quello che fa e lavori nell'esclusivo interesse del pz, certamente senza tralasciare il proprio interesse economico (perchè d'aria e di ideali nn si vive) ma che il suo agire terapeutico nn sia votato al dio denaro.

3 Anna alle ore 20:31 del 09/02/2011

più che indignazione, sono passata attraverso l'amarezza, seguita da una pacifica rassegnazione. Così è. Punto. E ci si deve adeguare .. Almeno noi abbiamo qualche strumento, tra consapevolezza, sensibilità, ed esperienza per 'sentire' quale è la strada che può fare al caso al caso nostro. Purtroppo non è per tutti così ...

4 Carmen alle ore 09:11 del 10/02/2011

Molta amarezza e indignazione. Ti rispondo con il titolo di un libro scritto da Vittorino Andreoli  "il denaro in testa". Spesso ci dimentichiamo che il denaro dovrebbe essere solo un mezzo visto che di aria non si vive. In tal modo spesso si perde di visa l'obiettivo principale. Come scrive Anna spero che il curante lavori nell'esclusivo intgeresse del pz.

5 Anna alle ore 10:48 del 10/02/2011

Grazie, cara Carmen. Comprendo e condivido. E vado anche oltre: nella mia visione spirituale di vita e lavoro aggiungo che ciascuno di noi, professionista, o semplice essere umano che siamo, dovremmo entrare nell'ottica di essere strumenti a disposizione delle vita ......

6 alessandra alle ore 16:05 del 10/02/2011

Carissima, faccio un altro mestiere, sono avvocato. Sai quante volte i miei clienti mi chiedono se la causa si vincerà o meno ? Sempre. Sai cosa DEVO rispondere, alla faccia di tutti i titoli, e qualifiche e curricula? NON SI SA ! Si fa la causa ma mai un avvocato è autorizzato a darti la certezza della vittoria : Oltre ad un dovere civile, questa risposta è un dovere deontologico . Ed alla domanda che segue : devo pagaro comunque ? La risposta è Sì. Quindi come vedi , la certezza della vittoria come della guarigione purtroppo non c'è: le nostre sono professioni con " obbligo di mezzi " non di risultato!!! E d è giusto così .( penso che sia vero che ...il medico pietoso fa la piaga puzzolente ! ) : ad ognuno le proprie responsabilità ed il proprio coraggio, siamo comunque tutti di passaggio.

Quindi come vedi

7 Florence alle ore 19:57 del 10/02/2011

Ciao, sono d'accordo con Alessandra nel dire al paziente/cliente, il NON SI SA, soprattutto nel poter vincere una causa; ma nel poter arrivare alla guarigione io direi e suggerirei PUOI FARCELA, perchè è importante che il paziente investa tutte le sue capacità e soprattutto avcere la speranza di riuscirci. Come vedi la cosa è ben diversa. Compassione per far risparmiare un paziente in difficoltà economiche e soprattutto emotive, perchè NO : io abbassereei il tiro della parcella, come ora fanno tanti in giro, anche perchè "novelli". Inoltre moloto spesso la persona che sta troppo male, tipo il depresso, non riesce a pagare, pur avendo i soldi, è la sua malattia, oltre ad essere sperperone e quindi non essere nelle possibilità di avere soldi.
Ciao e grazie Anna Fata del tuo scritto. Florence

8 Florence alle ore 20:02 del 10/02/2011

Ciao Anna Fata, ma il tuo scritto è solo uno scritto o veramente hai un disturbo fisico? Chiedo se posso aiutarti. Ciao da florence

9 Anna alle ore 20:33 del 10/02/2011

Grazie, Alessandra, per la prova di umiltà e correttezza che hai dimostrato con la tua testimonianza..

10 Anna alle ore 20:35 del 10/02/2011

Grazie Florence per la tua disponibilità. Sì, sono un essere umano anch'io, a volte mi capita. Grazie al cielo, alla fine, trovo sempre una strada che fa' al caso mio. Certo, a volte è molto, molto faticoso, ma anche questa lezione, evidentemente, ha un suo perché ...

11 Susanna Murray alle ore 13:07 del 14/03/2011

Salve gentile collega,

ma perchè questo post s'intitola "Ma l'Ordine cosa fa?"?

Mi sembra una provocazione un pò forzata. O forse sono proprio io che, leggendo il suo post e i relativi commenti, non sono riuscita a capire per cosa si è sentita davvero amareggiata e quale sia il vero argomento di questa discussione.

Qualcuno mi darebbe cortesemente delle spiegazioni??

Grazie e scusate l'intrusione

Susanna Murray

(psicologa iscr.OrdineMarche n.928)

12 Anna alle ore 20:15 del 14/03/2011

Circa il fatto che spesso, sconfinamenti indebiti verso la sfera psicologica da non addetti ai lavori crea più danni che altro. E l'Ordine, che, se non erro, dovrebbe tutelare professionisti e pazienti, alla mia forse ristretta visione, mi pare che latiti un po' ...

un saluto cordiale

Anna Fata

13 Florence alle ore 20:15 del 18/03/2011

A tutti voi:

ho letto e riletto e mi accorgo che al di là di quanto la collega abbia potuto a soffrirne, mi sembra invece molto interesante l'apertura di tale discussione anche per avere il punto di vista degli altri; anche perchè se Anna Fata avesse chiesto aiuto, lo avrebbe fatto direttamente, invece tutto resta in una nuvola. A me questo intervento aperto piace molto, peccato che si fermi qui o che qualcuno di noi non lo agganci bene. La libertà di parola è la cosa che apprezzo di più. Saluti cari a voi tuti.    Florence

14 Giovanna alle ore 22:37 del 23/03/2016

...Secondo me spesso non è chiara la distinzione tra un sistema dove la psicologia è attività a scopo di lucro (quello del mestiere di psicologo e ciò che è annesso a questo) e altre realtà e dimensioni in cui le competenze psicologiche vengono utilizzate con altre motivazioni.... trovo il denaro un forte inquinante della relazione d'aiuto

15 Giovanna alle ore 23:00 del 23/03/2016

..inutile cercare seriamente amore in una dimensione di questo tipo e nel sistema che la sostiene.

Cosa ne pensi? Lascia un commento
Nome:
Mail (La mail non viene pubblicata):
Testo:



Questo libero pensiero è presente nelle seguenti categorie:
- La Professione
- Psicologia e società

Inserisci un tuo libero pensiero

HT Psicologia - Ma l’Ordine, cosa fa? Piccole riflessioni, tra il proprio essere professionisti.. e pazienti!

Centro HT
HT Collaboratori