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Alzheimer e Demenza. Gli antipsicotici possono causare morte prematura USA. Food and Drugs Administration e ricercatori allertano sui rischi dei trattamenti farmacologi per i disturbi del comportamento correlati alla Demenza
L'articolo " Alzheimer e Demenza. Gli antipsicotici possono causare morte prematura" parla di:
- Psicofarmaci per agitazione, aggressività e allucinazioni
- Approccio e proposta di cure alternative non-farmacologiche
- Istituzione dell'Osservatorio Globale Demenze dell'OMS
A cura di: Redazione - Pubblicato il 31 marzo 2015 Alzheimer e Demenza. Gli antipsicotici possono causare morte prematura USA. Food and Drugs Administration e ricercatori allertano sui rischi dei trattamenti farmacologi per i disturbi del comportamento correlati alla Demenza
Nonostante la Food and Drugs Administration degli Stati Uniti d'America abbia avvertito sui pericolosi effetti collaterali degli
antipsicotici - in quanto aumentano il rischio di malattie cardiovascolari e morte prematura - tali farmaci sono ampiamente somministrati per
il trattamento di problemi comportamentali tipici della demenza.
Secondo un report del governo federale del 2012, gli antipsicotici sono stati somministrati a un terzo degli anziani di lunga degenza presso
il proprio domicilio e al 14% dei ricoverati presso comunità residenziali (*).
Gli antipsicotici sono somministrati per il trattamento di: deliri, allucinazioni, agitazione e aggressività, tutti stati molto
frequenti in pazienti affetti da Alzheimer o da altre forme di Demenza. «I danni associati all'uso di questi farmaci in pazienti con
demenza sono chiari, ciò nonostante i medici continuano a usarli», lamenta Donovan Maust, Psichiatra della Scuola di
Medicina dell'Università del Michigan
(*),
«probabilmente perché questi sintomi sono tanto penosi».
Maust ha approfondito gli effetti delle cure per i problemi comportamentali, analizzando i dati di 90.786 veterani americani affetti da
demenza di circa 65 anni, relativi al periodo fra il 1998 e il 2009.
Nel 2014 - in 180 giorni di follow-up - è emerso chiaramente come, fra coloro che assumono antipsicotici, il rischio di morte
prematura è maggiore - o "fuori misura", per dirla come i ricercatori - e aumenta con l'aumentare della dose.
Comparando gli effetti di altri psicofarmaci, il team di Maust ha evidenziato che la mortalità correlata all'uso di
antipsicotici è decisamente maggiore rispetto all'uso di antidepressivi, e come essa si riduca vistosamente se non si ricorre ai farmaci
per il trattamento dei comportamenti dovuti a demenza
(*).
Hanno inoltre osservato come il rischio di morte sia associato all'acido valproico (il depakene), farmaco anticonvulsivante usato nel
trattamento di episodi maniacali.
Tali evidenze potrebbero innalzare la soglia per le prescrizioni, almeno è quello che si augura il dottor Maust e la collega
Helen C. Kales, Direttore della sezione di Psichiatria geriatrica dell'Università del Michigan
(*).
«Pazienti, familiari e i team che si prendono cura di loro meritano di meglio per prevenire e trattare i pesanti sintomi della
demenza» (*).
Per questo Maust, Kales e colleghi (*) confidano in ulteriori
e approfondite indagini.
Per ridurre l'uso di farmaci psicotropi in pazienti affetti da demenza, consigliano l'utilizzo dell'approccio DICE (Describe,
Investigate, Evaluat and Create) ideato dalla stessa dottoressa Kales e colleghi
(*).
Si tratta di un modello di valutazione e gestione dei sintomi comportamentali delle demenze che privilegia l'approccio non farmacologico. Per
realizzare questo traguardo - secondo la Kales - è però necessario un accordo unanime della società, la volontà e la
capacità di sostenere i costi e i tempi che trattamenti non farmacologici richiedono
(*).
E un traguardo importante a livello internazionale è stato raggiunto proprio nel marzo scorso, con la I Conferenza ministeriale per
un'azione globale contro la demenza, indetta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità
(*).
Fra gli ottanta paesi presenti, anche l'Italia.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità, in questa occasione, ha annunciato che sarà istituito un Osservatorio Globale
Demenze per coordinare le politiche sanitarie nazionali degli Stati membri.
«Abbiamo bisogno di maggiori investimenti per la ricerca per sviluppare cure, ma anche per migliorare la qualità della vita
delle persone con demenza e il sostegno ai loro caregiver», ha dichiarato il Direttore generale dell'OMS Margaret Chan
(*).
Per quanto riguarda l'Italia, il problema delle demenze riguarda 1.000.000 di persone, fra cui 600.000 malati
di Alzheimer e circa 3.000.000 di caregiver.
Al fine di perfezionare terapie, interventi di prevenzione, diagnosi e promozione della qualità della vita di malati e caregiver
(*), alla fine del 2014, la Conferenza Unificata tra il Governo, le
Regioni e le Province autonome ha approvato il "Piano nazionale demenze"
(*).
Considerando il processo di invecchiamento globale, quella delle demenze resta "una priorità mondiale di salute pubblica"
(*) la cui incidenza epidemiologica si prevede triplicherà nei prossimi 35 anni
(*).
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