I sogni e il loro significato nella storia dell'umanità Dalla divinazione all'interpretazione
L'articolo " I sogni e il loro significato nella storia dell'umanità" parla di:
- Il sogno attraverso le grandi civiltà
- Dalle incisioni rupestri alle grandi opere epiche e religiose
- La via d'accesso alle porte "serrate" durante la veglia
Articolo: 'I sogni e il loro significato nella storia dell'umanità Dalla divinazione all'interpretazione'
INDICE: I sogni e il loro significato nella storia dell'umanità
- Introduzione
- Excursus storico culturale
- Prime testimonianze
- Nella terra dei faraoni
- Il sogno nei testi sacri dell'ebraismo
- I Greci e l'Onirocritica
- La visione "moderna" di Aristotele
- "L'inutilità" del sogno nell'antica Roma
- Il sogno in epoca medievale: specchio dei tempi
- La verità "oniricamente" svelata a Maometto
- Conclusioni
- Note
- Bibliografia
- Sitografia
- Altre letture su HT
Un Sogno
«In visioni di notturna tenebra
spesso ho sognato svanite gioie;
mentre un sogno, da sveglio,
di vita e di luce
m'ha lasciato col cuore implacato.
Ah, che cosa non è sogno in chiaro giorno per colui il cui sguardo si posa
su quanto a lui è d'intorno
con un raggio che, a ritroso, si volge
al tempo che non è più?
Quel sogno beato, quel sogno beato,
mentre il mondo intero m'era avverso,
m'ha rallegrato come un raggio cortese
che sa guidare un animo scontroso.
E benché quella luce in tempestose notti
così tremolasse di lontano,
che mai può aversi di più splendente
e puro nella diurna stella del Vero?».
(Edgar Allan Poe)
Introduzione
Sono sempre stata affascinata dai sogni, e ancor di più dalla capacità di sognare.
Forse i miei primi ricordi sono scene di sogni: anche se non nitidi sono per me quasi come la terra da cui germogliano i fiori, una sorta
di sostanza madre, al punto che anche i racconti circa la mia nascita e le relative peripezie, così come mi sono stati trasmessi
da mia madre, assumono per me la consistenza un po' sfumata dei sogni per cui li riconosco come miei, ma non "vitalizzati" dalla mia esperienza
consapevole.
Tuttora forse la mia curiosità, verso i miei sogni e verso quelli altrui, può considerarsi come un tentativo di comprendere di
che sostanza sono fatti, di immergere finalmente le mani in quella terra madre e godere dell'esperienza sensibile di quel contatto.
Questo lavoro quindi ha lo scopo di esaminare con quale atteggiamento l'uomo si accosta e si rapporta con l'esperienza onirica, attraverso
quali strumenti e con quali aspettative, e in che modo le conoscenze o le credenze circa i sogni influenzino poi la vita diurna degli individui.
Excursus storico culturale
Come è facile immaginare, poiché l'attività onirica è connaturata all'uomo, ne abbiamo testimonianza sin da quando
si ha notizia della specie umana. E sin da allora, in quanto uomini, ci chiediamo che funzione abbiano e in che modo poter comunicare con
loro.
Uso il termine "comunicare" perché è curioso notare come i sogni siano spesso percepiti come "altro da noi", per cui l'unico
rapporto possibile con loro passa attraverso l'attività comunicativa, cioè lo scambio.
Vedremo che questo scambio potrà prendere la forma di concetti, azioni o anche di riti, perché molte e diverse sono le persone
e le culture che se ne occupano o che se ne sono occupate lungo la storia dell'umanità.
Prime testimonianze
La prima testimonianza della presenza consapevole del mondo onirico nella specie umana, può essere considerata quella dei disegni
presenti nelle grotte di Lascaux1: abbozzati a carboncino sulla parete delle grotte.
Sembra che ritraggano la rappresentazione di un sogno, o comunque il prodotto di un'operazione mentale, di una fantasia o di un ricordo di
caccia al bisonte.
Con l'introduzione della scrittura nella cultura babilonese, troviamo la prima descrizione di un sogno nella leggenda "l'Epopea di
Gilgamesh"2, che risale al 2000 a.C.
Viene qui descritto il sogno del principe Gilgamesh in cui quest'ultimo incontra Enkidu, il suo alter ego onirico. Dapprima tra
i due scoppia lo scontro ma, poiché nessuno riesce a prevalere sull'altro, il principe decide di adottare Enkidu come fratello gemello,
con il benestare della madre.
Quando Gilgamesh racconta questo sogno alla madre Ninsun, lei lo interpreta in senso profetico trovando in esso la chiave per la futura
forza del figlio.
È evidente in questo, l'atteggiamento che prima abbiamo definito come "comunicativo".
Nella cultura babilonese si riteneva cioè che i sogni fossero fonte di verità certe, se ben interpretati, rispetto
alla più ampia realtà circostante, e non esclusivamente rispetto al sognatore stesso.
Analogamente, nella cultura sumerica, troviamo il rituale dell'incubazione: si riteneva cioè che dormire in un luogo
sotterraneo avrebbe portato il sognatore più vicino alla profondità di sé stesso, procurandogli quindi sogni rivelatori
di profezie.
Tale rituale fu ripreso, come vedremo in maniera molto simile, anche dai sacerdoti di Esculapio3 nella Grecia antica,
che svolgevano questa attività nei loro templi e santuari anche a scopo terapeutico.
Nella terra dei faraoni
Gli egizi erano molto interessati ai legami del sogno con la realtà e interpretavano il sogno come una "intromissione" degli dei
nella vita degli esseri umani.
Interpretare il sogno significava quindi conoscere la volontà degli dei.
Il "Libro dei sogni ieratico"4 risale a circa 4000 anni fa (2052-1778 a.C.) ed elenca il significato delle immagini oniriche
ai fini di una veloce e pratica consultazione.
L'idea di fondo è che i sogni consentano la comunicazione con il mondo dei defunti e quindi con le divinità, con la
conseguenza che vengano divisi in due grandi gruppi:
- quelli delle persone buone, e quindi protette dal dio Horus,
- quelli delle persone cattive e quindi protette dal dio Seth.
In ogni caso, l'interpretazione delle immagini oniriche era possibile solo in considerazione della particolare condizione del
sognatore.
L'analisi avveniva non solo tramite la valorizzazione delle immagini simboliche, ma anche attraverso le qualità fonetiche e di
assonanza dei giochi di parole contenuti nel sogno e nella sua espressione.
Il sogno nei testi sacri dell'ebraismo
Gli ebrei addirittura consideravano il sogno come la diretta manifestazione della volontà di Dio, il Dio unico, onnipotente, che
spesso appariva al popolo eletto attraverso i sogni.
L'esempio più famoso si trova nella Bibbia, e si riferisce al sogno profetico del Faraone, il quale sognò sette vacche
grasse e sette vacche magre.
Non sapendo interpretare il sogno, egli si rivolse a Giuseppe, ebreo allora rinchiuso in carcere, che lo interpretò annunciando
l'avvento di sette anni di prosperità e poi sette anni di siccità per il Faraone e il suo popolo. Questa interpretazione valse
a Giuseppe la libertà e la prosperità per il popolo ebreo in Egitto.
La particolarità di questo episodio sta nel fatto che la profezia assume ora un carattere religioso: Giuseppe ritiene infatti che
sia proprio Dio a suggerirgli l'interpretazione corretta, poiché Dio manda il sogno agli uomini e contestualmente anche la
capacità di comprenderli tramite un legame diretto con Lui.
Precedentemente invece il sogno era il mediatore tra il mondo degli uomini e un mondo Altro rispetto a quello terreno.
Sorprendente tuttavia nel "Talmud" - testo sacro ebraico - è l'analisi che dei sogni fa il rabbino Ismaele. Egli ritiene
infatti, con estrema modernità di pensiero, che i sogni provengano dall'intimità dell'essere umano e portino a espressione,
con linguaggio simbolico, aspetti della vita interiore, ciò che è racchiuso nel cuore del sognatore.
In questa simbologia poi rivestono particolare rilevanza le immagini di origine sessuale.
I Greci e l'Onirocritica
La pratica incubativa, utilizzata precedentemente anche dai sumeri, fu ripresa all'interno dei riti in favore di Esculapio. Nei
suoi templi infatti le persone dormivano allo scopo di sognare, dopodiché i sogni venivano interpretati dai sacerdoti in termini di
suggerimenti per la cura delle malattie o per funzioni di guida spirituale dei sognatori.
Questa pratica assunse tale importanza da diventare una "scienza" chiamata "Onirocritica", ossia la scienza che interpreta i
sogni.
Nell'Odissea, al canto XIX, c'è una dichiarazione di Penelope che sintetizza nel modo migliore come i greci intendevano
il sogno:
«Per loro natura i sogni sono inesplicabili e portano messaggi difficili da interpretare, né ogni cosa si compie per
i mortali. Due sono le porte dei sogni immateriali, una corno e l'altra avorio; e quelli che escono attraverso l'avorio illudono, perché
portano messaggi che non si realizzano, mentre quelli che procedono per la porta di polito corno compiono cose vere, ogni volta che un mortale
li veda».
Forse il più famoso onirocritico del tempo fu un certo Artemidoro di Daldi, il primo a scrivere un testo dedicato a
"L'interpretazione dei sogni".
Lo scopo di questo libro era quello di costituire una sorta di repertorio dei sogni, in cui potessero essere elencati e
interpretati, costituendo così un testo base per l'insegnamento dell'onirocritica.
Il primo a riprendere in mano l'argomento in epoca moderna fu Sigmund Freud, che pubblicò a sua volta nel 1899 la sua
"Interpretazione dei Sogni", un testo fondamentale nella storia del pensiero.
Artemidoro praticò come mestiere quello di interpretare i sogni al punto da tramandare questa capacità anche al figlio. Egli
definisce il sogno:
«Un movimento o un'invenzione multiforme dell'anima, che segnala i beni e i mali futuri».
Godette di grande fama diffondendo la sua opera anche presso i popoli arabi.
Nel suo libro egli spiega il "metodo" che intende seguire per classificare i sogni, intendendo con questo un modo organico e sistematico di
analizzare il materiale onirico.
Artemidoro distingue i sogni in due grandi categorie:
- i Sogni profetici,
- i Sogni non profetici, che definisce "insogni".
I sogni profetici a loro volta si distinguono in:
In realtà la classificazione che Artemidoro fa dei sogni è molto più complessa e li suddivide in ulteriori categorie.
Quelli che comunque maggiormente interessano sono quei sogni in cui si può praticare la "tecnica" della divinazione.
La visione "moderna" di Aristotele
Anche Aristotele si dedicò allo studio del fenomeno del sogno.
Comprese che si trattava di un fenomeno molto complesso che svolgeva una parte "attiva" nella vita dell'individuo.
Nell'opera "De somno et vigilia" [Trad. it. "Del sonno e della veglia"] egli sostiene infatti la tesi che il sonno e la veglia
sono due fenomeni opposti che convivono negli animali, e considera il sonno come privazione di veglia.
Rispetto al sogno egli dice:
«Bisogna quindi esaminare come e in che modo si produce il sogno [...]
l'immagine che ci appare prodotta durante il sonno appartiene alla facoltà sensitiva, e le appartiene in quanto è immaginativa
[...] Non solo mentre stiamo svegli ci sono in noi movimenti prodotti dalle sensazioni, vengano esse dal di fuori e dal di dentro del nostro
corpo, ma anche quando si produce quello stato che si chiama sonno, anzi allora appaiono di più [...] il vero sogno è un'immagine
che proviene dal movimento delle sensazioni, quando si dorme, e si intende dormire nel senso stretto del termine».
Aristotele sostiene dunque che il sogno non fa altro che trattenere ed elaborare gli stimoli sensitivi che ci colpiscono durante il
giorno. Tuttavia va oltre, sostenendo che i sogni ci avvisano anche di qualcosa che non funziona nel nostro corpo.
I medici infatti - riporta il filosofo - danno molta importanza a quegli stimoli sensitivi che ci colpiscono durante il sogno in quanto
possono essere la spia di qualche malessere.
Inoltre, rispetto all'origine dei sogni, Aristotele afferma che:
«Poiché in generale, anche alcuni animali oltre l'uomo sognano, i sogni non possono essere mandati da Dio, e non
esistono in vista di tale scopo: sono quindi opera demoniaca, perché la natura è demoniaca, non divina».
Ma quali sono per il filosofo i rapporti che il sogno intrattiene con le facoltà razionali?
Egli sostiene che il sonno o l'avvicinarsi della morte non solo non diminuiscono l'esercizio delle facoltà razionali, ma
permettono all'anima di raccogliersi in se stessa e assumere la propria natura, il che comporta la capacità di prevedere il futuro.
La divinazione diventa dunque la maggiore espressione di razionalità, non attribuibile quindi a un intervento divino ma alla natura
stessa dell'anima.
Questa tesi aristotelica ha quindi lo scopo di dimostrare che la capacità dell'uomo di prevedere il futuro non è
per niente legata all'intervento degli dei, ma piuttosto a un'intrinseca proprietà dell'anima, la quale riesce a raggiungere alti
livelli di conoscenza quando riesce a staccarsi dal corpo, per esempio appunto nel sonno attraverso il fenomeno del sogno.
Una tesi del genere quindi segna un profondo distacco dalla concezione religiosa del sogno e del suo significato, che tanto ha
impregnato la cultura fino a quel momento.
È l'inizio di una visione laica e "moderna" del fenomeno onirico.
"L'inutilità" del sogno nell'antica Roma
Nel mondo romano invece l'importanza precedentemente attribuita ai sogni, e alla loro interpretazione, comincia a diminuire. Si fa avanti la
convinzione che i sogni siano semplicemente manifestazioni fantasiose, prive di qualunque utilità pratica per il sognatore e per
la comunità.
Sono cioè la mera rielaborazione degli accadimenti che hanno colpito il soggetto durante la veglia. Pochi sono infatti gli scritti
dell'epoca sui sogni e addirittura l'imperatore Tiberio arriva a vietare la consultazione privata degli interpreti.
Quest'attività rimaneva possibile solo alla presenza di testimoni.
Il timore era infatti che chi esercitava questo mestiere potesse in qualche modo influenzare e manipolare le persone portando alla rovina
l'impero.
Il sogno in epoca medievale: specchio dei tempi
Nel Medio Evo i sogni furono lo specchio delle contraddizioni presenti a livello sociale: venivano infatti considerati di volta in
volta o come espressione della benevolenza divina o come condensazioni di umori corporei o come pure fantasie.
A volte venivano considerati premonitori, guaritori e miracolosi, quando popolati di santi. Talvolta questi sogni guaritori davano vita a
vere e proprie consuetudini religiose e a pellegrinaggi in cerca di un uguale grazia.
In altri casi i sogni venivano invece considerati come la manifestazione delle oscenità del peccato e dello stesso diavolo, che
attraverso i sogni trovava una via facile per piegare la volontà umana.
Addirittura Papa Gregorio II [669 - 731] ne proibì l'interpretazione pena la morte.
La verità "oniricamente" svelata a Maometto
Nella cultura e nella tradizione islamica i sogni hanno invece un ruolo centrale.
Lo stesso Maometto ricevette la sua investitura di profeta dall'angelo Gabriele durante un sogno.
L'angelo porse a Maometto un pezzo di broccato su cui erano scritte alcune parole e gli ordinò di leggerle. Pur non sapendo leggere
Maometto ricordò quelle parole al risveglio e diventarono così l'inizio del testo sacro, il Corano.
I sogni costituivano quindi la rivelazione della verità, non solo spirituale ma anche relativa ai precetti di convivenza
per la comunità, dal momento che la legge coranica disciplina anche il vivere comune delle società islamiche.
Gli interpreti dei sogni riuscivano poi a suddividerli in tre categorie:
- i sogni inviati da Dio,
- i sogni inviati dal demonio e tentatori,
- i sogni liberi da ogni dimensione spirituale -
che rivelavano la condizione fisica del sognatore.
Oggi le credenze popolari considerano i sogni in modo semplicistico, per cui i significati ormai standardizzati vengono applicati a
chiunque li sogni, indifferentemente dal background di vita del sognatore che li ha prodotti.
La famosa smorfia napoletana non è che un elenco di associazioni di oggetti e avvenimenti con i numeri del gioco del lotto,
che avrebbero il potere di determinare una grossa vincita di denaro.
Conclusioni
Il percorso dei sogni è stato nella storia dell'umanità quindi molto lungo e a volte contraddittorio. Nonostante questo sono
evidenti gli spunti di estrema modernità anche nella storia più antica.
Ciò che resta presente - in tutte le culture e in tutti i tempi - è sicuramente l'idea che il sogno apra porte che
restano serrate durante la veglia, porte che permettono l'accesso a un "mondo altro" che, di volta in volta, viene considerato divino
o demoniaco, o a volte interno alla persona che sogna, al suo cuore e a quello che contiene con gelosa cura.
È in altre parole sia un luogo in senso logistico sia un vettore sia un linguaggio che necessita di essere
tradotto attraverso i suoi segni o i suoi simboli.
È comunque portatore di nuova coscienza e di consapevolezza non altrimenti raggiungibile.
A volte è accolto con benevolenza a volte con paura, altre volte con ostentata indifferenza e atteggiamento svalutante, sempre
però ha il potere di influire, nel bene o nel male, sulla condizione del sognatore, condizione che è indispensabile ai
fini della corretta interpretazione del sogno stesso.
Molte di queste caratteristiche sono state riscontrate anche da studiosi di epoca moderna. Mi riferisco all'idea del sogno come via di
acceso a un territorio inconsapevole, ai simboli onirici come portatori di significati più grandi di quelli espliciti, all'aumento
della consapevolezza e all'influenza dei sogni sulla vita diurna, ma anche alla contestualizzazione dell'interpretazione e al ruolo
degli stimoli fisici e della concreta quotidianità sulla stessa produzione onirica.
Ritengo inoltre che - al di là della scientificità o meno delle concezioni fin qui riportate - sia comunque da tenere in
considerazione la rilevanza che il fenomeno onirico ha avuto nella storia dell'umanità.
Come depositario di miti e credenze, anche se in forma celata, agisce tutt'oggi nella vita delle persone, ma anche in quanto un
residuo di fiducia in ciò che non si può vedere né toccare è ancora presente sotto forma di scaramanzia o di
"non è vero ma ci credo".
Questo tipo di pensiero magico e lungamente sedimentato, per quanto irrazionale, è difficilmente eliminabile dalla coscienza
moderna e - in quanto tale - condiziona più o meno le scelte quotidiane di chiunque.
Parlo di quelle che io chiamo le "cose trasparenti", che non sono meno vere solo perché non si vedono. Anche le emozioni sono
trasparenti eppure orientano fortemente le nostre scelte e le nostre condotte - così anche i sogni -, e la tendenza ad attribuire loro
un significato - che sia scientifico o meno - non può non essere presa in seria considerazione da chiunque sia interessato alla natura
umana e al suo sviluppo.
Note
- Complesso di caverne situate nella Francia sud occidentale, risalenti al Paleolitico superiore.
- Opera epica di ambientazione sumerica scritta con caratteri cuneiformi su tavolette di argilla, tra il 2600 a.C. e il 2500 a.C.
- Semi-dio, figlio di Apollo, della Mitologia Greca.
- Il più antico "dizionario dei sogni", scritto in ieratico, lingua sacra egiziana.
Bibliografia
- Jovanovic U.J., "Il sonno e il sogno", Il pensiero scientifico editore, Roma, 1975
- Omero, "Odissea", XIX Canto, vv. 535-567
- Del Corno D., "Il libro dei sogni di Artemidoro", Adelphi, Milano 1975, pag. XII
- Aristotele, De somno et vigilia, in "Dei sogni", Edizioni Laterza, Aristotele, Vol. 4 -11, passo 459
Sitografia
- AA.VV., "Sogno", pubblicato su Wikipedia.org, http://it.wikipedia.org/wiki/Sogno
Altre letture su HT
Commenti: 3Cosa ne pensi? Lascia un commento
|