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Come gli Psicologi possono farsi pubblicita'

scritto da:
Dott. Stefano Sirri

Direttore del Centro HT

- HT Page Stefano Sirri

articolo tratto da psico-pratika - Numero 13 Anno 2005

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Articolo: 'Come gli Psicologi possono farsi pubblicita''


COME GLI PSICOLOGI POSSONO FARSI PUBBLICITA'


La pubblicita' e' un passo importante per tutti i colleghi che lavorano nella libera professione. Circolano molte informazioni in proposito, non tutte proprio corrette.

In questo articolo cerco di spiegare la normativa in materia, in modo, spero, semplice e completo.
Per maggiore correttezza delle informazioni abbiamo pubblicato anche l'atto di indirizzo in materia pubblicita' del nostro Ordine Nazionale.

Nota importante: Queste indicazioni sono da intendersi come di carattere generale e da verificare di volta in volta.
Questo per due motivi:
1) ogni caso particolare, in quanto tale, merita una riflessione accurata, il cui risultato puo' portare ad apparenti contraddizioni, in quanto alcune cose che in generale sono trascurabili, potrebbero non esserlo in un determinato caso concreto.
2) le leggi in Italia vanno interpretate. L'ordine di appartenenza puo' avere una interpretazione piu' libera, o restrittiva rispetto ad altri ordini.
Questo articolo non vuole essere una guida fai da te alla pubblicita' in ambito psicologico, ma un sentiero attraverso cui iniziare a capire come muoversi.
In ogni caso, un buon consiglio e' chiedere al proprio ordine di appartenenza.

Fermo restando che ogni ordine ha il diritto/dovere di gestire e interpretare queste materie come ritiene opportuno, a mio avviso queste regolamentazioni dovrebbero essere decise in modo realmente dettagliato ed univoco dall'ordine nazionale (per avere un'applicazione coerente su tutto il territorio italiano).

Che canali si possono utilizzare per la pubblicita' nel settore psicologia?
I canali percorribili indicati esplicitamente dal nostro ordine sono:
  • Targhe apposte esclusivamente sull'edificio in cui viene svolta l'attivita' professionale;
  • Inserzioni sugli elenchi telefonici;
  • Inserzioni sugli elenchi generali di categoria;
  • Inserzioni sui periodici destinati esclusivamente a professionisti del settore sanitario (psicologi, medici, infermieri, ecc.);
  • Giornali, quotidiani e periodici di informazione;
  • Inserzioni su internet.

    Quindi, non si possono usare i seguenti canali: volantini; cartelloni pubblicitari, TV, radio, ecc.
    Ma e' proprio vero?

    Lo psicologo che cosa puo' pubblicizzare?
    Lo psicologo in realta' puo' pubblicizzare piu' o meno di tutto.

    Ho notato che lo psicologo, professore universitario, spesso compare in molte brochure delle universita'.
    Le universita' stesse affiggono cartelloni per le strade in cui pubblicizzano i corsi di laurea (tenuti anche da psicologi).
    Agli psicologi del lavoro capita di contattare i loro nuovi clienti anche mediante l'uso del telefono.
    Ricevo spesso la pubblicita' di iniziative di societa' ed organizzazioni di psicologi (le cose piu' frequenti sono: corsi, test psicologici, convegni e seminari).

    Nessuno di questi metodi (radio, volantini, cartelloni, offerte telefoniche, lettere tradizionali, ecc.) e' citato dalla normativa in materia ... quindi?

    Si puo' fare o siamo in un regime di "illegalita'" diffusa?

    Sono generalmente operazioni lecite, con gli opportuni "se" e "ma".
    Qui il discorso diviene complesso, e per dissiparlo completamente dovremmo parlare di tante cose, tra cui sicuramente il nostro codice deontologico.
    Purtroppo non abbiamo lo spazio per trattare tutto in un solo articolo. Ci riserviamo di dedicare uno spazio al nostro codice deontologico piu' avanti.
    Cerchero' ugualmente di lasciare una traccia comprensibile su cosa fare e come farlo.

    Esistono molte forme di pubblicita', bisogna capire bene che cosa in realta' si va a pubblicizzare, e come lo si sta facendo.

    Esempio 1.
    Scrivo "dott. Mario Rossi, psicologo e psicoterapeuta, riceve su appuntamento ..."
    Con una dicitura di questo tipo, mettiamo l'accento sulla persona di Mario Rossi, con la menzione dei titoli da lui conseguiti. Se questi ultimi sono stati conseguiti, non dovremmo avere nessun problema.

    Esempio 2.
    Dicitura "dott. Mario Rossi, cura fobie e depressione"
    In questo "annuncio" si pone enfasi sul servizio sanitario erogato, ma non solo, presenta un problema di una ambiguita' oltre a non porre all'utenza informazioni oggettive.
    L'ambiguita' e' sottile, ed e' sulla parola "cura", cosa significa esattamente? (non per nulla e' la formula piu' utilizzata dai maghi).

    Nota:
    La legge presuppone, a torto o a ragione, che la formazione conseguita sia una informazione oggettiva, e che quindi non possa trarre in errore l'utenza.
    Altra cosa sarebbe definirsi specialisti in ansia e depressione (a patto di avere i titoli per farlo).

    Esempio 3.
    "Corso per superare le paure, tenuto dal dott. Mario Rossi, psicologo", oppure "Corso di gestione dell'ansia, tenuto dal dott. Mario Rossi, psicologo";
    Nel primo caso metto l'accento sul risultato del corso (superare le paure), nel secondo caso pongo l'accento sul servizio erogato (gestione dell'ansia).
    Come potete ben capire, il discorso e' molto simile al precedente: noi non possiamo garantire un risultato, mentre possiamo garantire l'erogazione di un servizio, quindi la prima formula e' da bocciare, mentre la seconda puo' essere approvata.

    Anche quando organizzo un corso, o qualcosa di simile, soprattutto se l'iniziativa si rivolge alla cittadinanza (e non ad operatori professionali), e' sempre preferibile richiedere l'autorizzazione.
    Dobbiamo considerare che purtroppo c'e' una certa "ignoranza" (nel senso di non conoscenza) di questi aspetti del nostro lavoro.
    Una cosa che capita piu' frequentemente di quel che si crede e' che un collega, vedendo la nostra pubblicita', e pensando che questa sia non conforme, la inoltri all'ordine.
    Se non abbiamo richiesto l'autorizzazione, l'ordine e' costretto per legge ad intervenire.
    Sono situazioni, spesso non realmente pericolose (vedi il paragrafo sulle Sanzioni), ma sicuramente antipatiche per tutti.

    Sul testo dell'annuncio pubblicitario (sia esso un volantino, un cartellone, ecc.), come forse avete gia' capito, riveste una notevole importanza la valutazione dello stesso in riferimento al nostro codice deontologico.

    Giusto per fermare alcuni punti principali:
  • Gli strumenti propri dello psicologo possono essere insegnati solo a colleghi, o a formandi (studenti universitari, tirocinanti, ecc.);
  • Il testo non puo' denigrare in modo strumentale i colleghi o gli strumenti della psicologia;
  • Le affermazioni citate devono avere un supporto scientifico;
  • Il messaggio deve essere chiaro e senza ambiguita'.
  • Lo psicologo, quando pubblicizza se stesso, cosa puo' scrivere?
    Le cose che possiamo scrivere sono diverse.
    La difficolta' e' rimanere legati a quelle che sono le diciture legali e seguire le giuste procedure.

    Quello che sicuramente tutti noi psicologi possiamo scrivere e':
    dott. Mario Rossi, psicologo, recapito, telefono ed orari
    Queste semplici informazioni sono spesso piu' che sufficienti per la maggior parte di noi, anche se danno un'idea forse scarna (piu' a noi che alle persone).

    A queste informazioni possono esserne aggiunte molte altre, vediamole:

    Titoli aggiuntivi
    Ce ne sono diversi:

    L'indirizzo del corso di laurea: es. "dottore in psicologia clinica e di comunita'"; "dottore in psicologia del lavoro e delle organizzazioni"; ecc.

    Le formazioni post-laurea, solo nel caso queste siano riconosciute legalmente.
    L'esempio classico e' quello dello psicoterapeuta, ma possono essere aggiunte anche qualifiche derivanti ad esempio da master o altri corsi riconosciuti.

    L'indirizzo formativo. Questo puo' essere aggiunto alla formazione post-laurea, e non come titolo a se stante. Ovvero se si ha una formazione post-laurea riconosciuta lo si puo' aggiungere a questa, altrimenti no.
    Esempi di diciture possibili sono: "terapia individuale/di gruppo"; "terapia familiare e/o di coppia"; "analitico transazionale"; "cognitivo comportamentale"; "psicoanalitico"; ecc.

    Questi titoli possono essere utilizzati in questi casi:
  • Dopo aver svolto con successo una formazione post laurea riconosciuta;
  • Avendo dei titoli equivalenti, conseguiti all'estero e riconosciuti in Italia.

    Altro caso. Se voglio scrivere "psicologo scolastico", "psicologo dello sport", ecc.
    Come prima cosa devo informarmi presso il mio ordine se e' consentito aggiungere il titolo a cui sono interessato, e quale sia la procedura esatta che loro riconoscono per quel titolo.

    In generale le possibilita' sono due:

    1) Se non ho la minima esperienza nel campo, ne' di lavoro, ne' formativa.
    La soluzione ottimale sarebbe seguire un corso riconosciuto (da un punto di vista di riconoscimento sono da preferire i corsi organizzati dalle universita', da un punto di vista formativo bisogna scegliere con cura valutando di volta in volta i docenti e la struttura della formazione).

    2) Se ho gia' un'esperienza importante nel settore.
    Possiamo farci riconoscere i corsi svolti, ed i lavori che abbiamo portato avanti.
    Le indicazioni generali sono: la somma tra i corsi frequentati ed i lavori svolti nel settore devono essere pari almeno a 3 anni, e non inferiori al percorso ufficiale.
    Mettiamo per esempio che io voglia utilizzare il titolo di psicologo scolastico, mettiamo anche che i corsi universitari in materia siano di 4 anni.
    Quindi se io ho, per esempio, seguito un corso di un anno in psicologia scolastica, e sono 3 anni che lavoro nel settore, ho i titoli per richiedere questa qualifica.
    Quindi e' importante cio' che ho scritto (e scrivero' in futuro) come causale nelle fatture, se le diciture che utilizzo sono troppo generiche, rischio di vedermi sfuggire questa possibilita'.

    Nota:
    Consiglio di utilizzare questa strategia fin da subito.
    La possibilita' di aggiungere titoli e' per la nostra professione, una cosa nuova, quindi poco usata e altrettanto poco conosciuta dall'utenza.
    Con il passare del tempo diventera' sempre piu' importante essere specializzati in qualcosa o poter dimostrare di esserlo.
    In realta' e' abbastanza semplice farlo, ovvero specializziamoci in un ambito (o anche due o tre, ma non di piu').
    Il che significa, da un punto di vista pratico, lavorare tendenzialmente sempre sulle stesse cose, e preoccuparsi di renderlo evidente attraverso le fatture (invece di scrivere una causale generica, scriviamone una piu' specifica), per poi richiedere al nostro ordine la possibilita' di inserire il titolo non appena avremo maturato i requisiti richiesti.

    Titoli di carriera. Questi titoli generalmente sono, o il fatto di essere docenti (universitari o meno), o di aver raggiunto un determinato ruolo all'interno di una societa' per la quale si lavora (direttore, responsabile di ...).

    Altri titoli, come le onorificenze concesse o riconosciute dallo stato, tipo: "Cavaliere del lavoro".

    L'utilizzo, o meno, di tutti questi titoli, dipende in larga misura dall'ambito in cui si vuole lavorare.
    A parte l'ovvieta' di non utilizzare la dicitura "dottore in psicologia del lavoro" in uno studio clinico (e viceversa), se vogliamo lavorare in piu' ambiti la cosa migliore potrebbe essere, o saltare qualsiasi dicitura, o "controbilanciarla" con una seconda (es. psicologo, dottore in psicologia del lavoro e delle organizzazioni, e psicoterapeuta).

    Continua con la parte 2: Come gli Psicologi possono farsi pubblicita'

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