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Psicologia dell'emergenza: natura, tempi e modalità dell'intervento dello psicologoL'articolo "Psicologia dell'emergenza: natura, tempi e modalità dell'intervento dello psicologo" parla di:
Articolo: 'Psicologia dell'emergenza: natura, tempi e modalità dell'intervento dello psicologo'A cura di: Valeria Catufi
IntroduzioneCon il termine "emergenza" si intende "ciò che viene a galla", ciò che irrompe nella realtà. Oggigiorno, con tale
termine si fa riferimento ad eventi macroscopici come, per esempio, i disastri (alluvioni, terremoti, ...) ma anche a eventi più
frequenti come gli incidenti o gli atti di violenza (le cosiddette microemergenze). L'attivazione degli operatori dell'emergenzaQuando salgo in ambulanza non so mai se farò il soccorritore o la psicologa! Chi inizia a prestare la propria opera come volontario, seppur sia formato e professionale, non è abituato a vedere certe situazioni
o a vivere certe emozioni proprio perché non lavora nel settore dell'emergenza. Quando si viene chiamati dalla Centrale Operativa 118 per svolgere un servizio (incidente, malore, etc. ...) ci si prepara mentalmente a
quella che potrebbe essere la scena ipotetica che ci si troverà di fronte. Mentre ci si dirige verso il luogo dell'evento, il caposquadra distribuisce i compiti ai vari componenti dell'equipaggio, si discute su cosa
dover fare una volta arrivati e ci si prepara a qualsiasi tipo di situazione. L'agire degli operatori è complesso in quanto a volte ci si trova a dover intervenire in situazioni difficili e in tempi ristretti.
Gli interventi in emergenza sono diversi e vanno quindi affrontati ognuno come un caso nuovo. Cosa può fare lo psicologo in emergenza?Lo psicologo in emergenza può fare molte cose. Durante la mia esperienze di soccorritore ho capito che lo psicologo può:
Ricordo la volta in cui, nel corso di un servizio, la persona soccorsa è deceduta. Durante il viaggio di ritorno in sede nessuno parlava. C'era un silenzio rumoroso. Un altro caso. Una chiamata per una donna caduta dal suo letto. Quindi, l'attenzione dello psicologo non si sofferma solo sui pazienti, ma anche sui soccorritori e il suo operato si svolge lungo un continuum che inizia prima dell'evento, durante e dopo.
Lo psicologo nell'emergenza: l'intervento con le vittime e parentiNel momento in cui si arriva sul luogo dell'intervento (pubblico e/o domestico), lo psicologo deve valutare bene la situazione. Per
prima cosa egli stesso deve cercare di non interferire con il lavoro dei soccorritori, mettendosi in una posizione che consenta ai colleghi di
svolgere il lavoro di soccorso. Spesso le vittime sono spaventate e tendono ad agitarsi e a urlare intralciando l'operato dei soccorritori. È importante, quindi,
cercare di attenuare tale stato emotivo parlando lentamente. Prima di tutto e se il caso lo permette, bisogna chiedere come si chiama la persona
in questione: chiamarla con il proprio nome è indice del rispetto che noi abbiamo per lei nel considerarla come persona unica e non una
fra tante da salvare. Il lavoro dello psicologo continua anche in ambulanza: abbiamo una persona che spesso si trova spaesata e spaventata. È
importante ripristinare le coordinate spazio temporali dicendole dove ci troviamo, a che punto stiamo del tragitto, magari dando anche
informazioni sulla via che stiamo percorrendo, per poi dire quando arriviamo al Pronto Soccorso. Una volta arrivati in ospedale, consegniamo la persona soccorsa al personale, medico e infermieristico, spiegando che ora loro si occuperanno di lei e la saluteremo guardandola negli occhi con uno sguardo fermo e sicuro. Il lavoro dello psicologo con i soccorritoriI soccorritori, quando vengono chiamati per far fronte a un'emergenza, si trovano spesso di fronte a due aspetti:
Lo psicologo, quindi, deve essere pronto a sostenere e supportare gli operatori non solo una volta terminato il servizio ma anche prima. Sicuramente, in base anche alla mia esperienza, il momento maggiormente critico è quando si ritorna in sede dal Pronto Soccorso.
La carica adrenalinica che aveva invaso il nostro corpo al momento della chiamata da parte della Centrale Operativa 118 va scemando, al nostro
ritorno, lasciandoci per un primo momento avvolti in un silenzio, stanchi e provati per ciò che abbiamo affrontato. Il momento del rientro
è importante perché permette ai soccorritori di discutere su quanto è avvenuto, su come sono state fatte le manovre di
soccorso e in che modo. È buona norma realizzare momenti di debriefing non solo per confrontarsi sui vari casi ma anche per gestire i fattori di stress
causati dall'attività di soccorso. Cosa fare nel prossimo futuro?Parlando in veste di psicologa ma con l'esperienza di soccorritore, ritengo utile fare formazione agli operatori dell'emergenza non solo sulle competenze tecniche (ovvero quelle relative alla loro professionalità) ma anche su quelle che esulano dalla loro professione ma che sono comunque importanti per gestire al meglio la situazione, come per esempio la comunicazione, la gestione della situazione, la gestione delle proprie emozioni, etc. Incontri di debriefing sono importanti per gestire lo stress, per confrontarsi, ma è un momento anche di crescita (per noi psicologi
e per i soccorritori), dove magari possiamo chiedere loro come si sentono, cosa si sono portati a casa dalla situazione che hanno affrontato,
e tanto altro. Cosa ne pensi? Lascia un commento
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