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Sofferenza adolescenziale e suicidio
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L'adolescenza - afferma lo psicoanalista inglese Donald Winnicott - "e' una scoperta personale durante la quale ogni soggetto e' impegnato in un'esperienza: quella di vivere; in un problema: quello di esistere". Questa lunga fase di scoperta segnata da numerosi cambiamenti somatici e psichici, e' finalizzata ad un assetto nuovo ed originale
del soggetto. Tuttavia questa scoperta rappresenta anche una fase stimolante e creativa, perche' apre a nuove esperienze, nuove possibilita'. La prima considera l'adolescenza come una fase certamente difficile, ma complessivamente creativa e positiva: una sorta di "working
in progress". La seconda invece considera l'adolescenza come una fase pericolosa e drammatica del ciclo vitale, che puo' oscillare tra un sicuro
turmoil ed un probabile break-down e comporta sempre un prezzo elevato. Tra queste due polarita', riteniamo piu' aderente alla realta' considerare l'adolescenza come una fase dello sviluppo, caratterizzata fondamentalmente da una probabile disarmonia piu' o meno temporanea, dovuta all'emergenza di pressioni biologiche, psicologiche e sociali che, prima di configurarsi in un nuovo assetto, inevitabilmente si presentano e sono vissute dal soggetto e dal gruppo sociale, come mancanza d'integrazione, come sospensione tra un passato inattuale e un futuro solo appena abbozzato.
Era anoressica da qualche anno e anche per questo aveva interrotto la sua relazione con il fidanzato. Faceva molto sport e un grande uso di lassativi. Aveva continue vertigini e lipotimie per la sua scarsa alimentazione, che invece lei imputava all'ipotensione. Non era inserita socialmente e aveva un fratello con il quale non era in buoni rapporti. Rifiutando la psicoterapia e anche la terapia farmacologica, si uccise con 60 cpr di potassio. Analizzando un campione di 50 pazienti tra i 14 e 20 anni presso uno studio di medicina generale a Firenze, e' possibile fare alcune
considerazioni. Questa fase puo' essere vissuta con difficolta' che si rende evidente nei comportamenti e nelle variazioni dell'umore tipiche di
questa eta'.
Parlando di adolescenza un fattore su cui insistono tutti, sia pure con accenti diversi, e' senza alcun dubbio l'acquisizione di competenze sessuali e generative. Gli impulsi, i bisogni, le capacita' del corpo sessuato e generativo determinano nella mente emozioni, rappresentazioni, fantasie e pensieri che hanno bisogno di un certo periodo di tempo per riuscire a pervenire alla costruzione di una immagine corporea integrata come base per poggiarvi la scelta di valore dell'identità di genere e dell'identità sessuata. L'adolescente aspirante suicida e' in posizione di stallo rispetto all'espletamento di questo compito e non puo' considerarsi casuale
che eserciti violenza nei confronti del proprio corpo. Francois Ladame sostiene che il corpo adolescenziale si presta, proprio perche' non ancora del tutto mentalizzato a divenire la sede
nella quale viene proiettato il persecutore interno. Un secondo fattore specifico della fase evolutiva adolescenziale che viene evidenziato come promotore di istanze suicidali, e' il
processo di separazione dalla madre. Un terzo fattore di rischio è il contesto familiare adolescenziale; l'inadeguatezza dei genitori a sostenere il figlio
nel processo di crescita gioca un peso determinante nel pensiero di tutti gli autori. Frequentemente la causa scatenante e' data da eventi scolastici vissuti dai ragazzi come mortificanti e intollerabili, un problema familiare (morte di un genitore o divorzio), una delusione amorosa o un insuccesso qualunque.
F. invece, 18 anni, vive con i suoi genitori molto apprensivi, ha avuto problemi con il ragazzo, due aborti e ora ha gravi turbe alimentari, confabula e pensa spesso al suicidio. Genitori e persone care hanno una funzione fondamentale perche' dovrebbero fornire i modelli di ruolo dell'adulto ed aiutare l'individuazione
della propria personalita'. La situazione familiare allora e' sicuramente un fattore predisponente, anche in relazione alla presenza di precedenti suicidi, a disturbi psichiatrici o di altro tipo tra parenti.
o ancora nel caso di H., 14 anni, che soffre di allucinazioni uditive che la spingono a compiere gesti inusuali e ad avere idee suicide soprattutto di notte, il problema e' l'assenza del padre che sta spesso fuori citta' per motivi di lavoro. Accanto alla famiglia si deve considerare la scuola ed il rapporto con i docenti, usati per proiettare i propri bisogni all'esterno e spesso loro divengono quegli ostacoli insormontabili che si sostituiscono al vero problema, ad esempio un genitore disturbante; la scuola e' un oggetto intermedio fra la famiglia e la societa'. Sono anche fattori predisponenti l'abuso di alcool e di droghe, anche se questi sono in genere considerati "suicidi lenti" che solo accidentalmente portano alla morte. Comportamenti frequentemente associati ad un rischio di suicidio nei giovani sono: il parlare di morte, di suicidio o farsi del male; la presenza di panico o d'ansia cronica; una insonnia costante; cambiamenti nelle abitudini di sonno e/o alimentari; recenti e ripetuti fallimenti scolastici e/o lavorativi; la perdita di oggetti particolarmente cari. E' utile, infine sapere che se il 40% delle persone che tentano il suicidio ci avevano precedentemente provato almeno una volta, tra i giovani questa percentuale scende al 25% e il rapporto fra intenzionalita' e passaggio all'atto e' confuso e labile. Il fine di un'attenta analisi deve essere la prevenzione come primo passo verso un aiuto concreto, individuando in molti giovani la "disperazione" intesa come stato di angoscia, urgenza di risolverla e quindi impulsivita', sia in soggetti predisposti che non; un individuo puo' diventare incapace di far fronte alle sue difficolta' e tentare il suicidio anche come misura estrema di difesa. Parte di quest'articolo è stata pubblicata su Toscana Medica N°9, Ottobre 2007
Dario Iozzelli |
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