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Articolo: '"Fight Club" di David Fincher: Una recensione psicoanalitica'A cura di: Giuseppe Caserta
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Breve introduzioneFight Club, film del 1999 diretto da David Fincher e interpretato da Edward Norton, Brad Pitt e Helena Bonham Carter, è basato
sull'omonimo romanzo dello scrittore americano Chuck Palaniuk, del quale riprende più o meno fedelmente la trama. Prima di addentrarmi in una recensione - analisi psicoanalitica di Fight Club, ne esporrò brevemente la trama, la cui
comprensione è indispensabile per cogliere le dinamiche profonde che muovono i personaggi del nostro film. TramaEdward Norton impersona l'anonimo protagonista di Fight Club, un impiegato di una grande casa di produzione di autoveicoli che viaggia per gli Stati Uniti a supervisionare le scene degli incidenti stradali che coinvolgono modelli di vetture prodotti dai suoi datori di lavoro, cercando spesso e volentieri di redigere rapporti a favore della sua azienda, anche a discapito della sicurezza delle persone. La vita monotona del nostro perito procede tra giornate sempre uguali, acquisti compulsivi via telefono, vita sociale ridotta all'osso
e notti insonni. Quando però scopre che un'altra paziente, una donna di nome Marla (Helena Bonham Carter), cupa e con tendenze suicide, pur non essendo
malata frequenta i gruppi per il suo stesso motivo, ecco che ripiomba nello sconforto e nell'insonnia. Quello che all'inizio sembrava una follia dovuta a qualche bicchiere di troppo si trasforma ben presto in un rituale, a cui si unisce sempre
più gente: i combattimenti tra Tyler e il suo coinquilino attirano una folla di curiosi che ben presto, abbandonate le resistenze,
scelgono di cimentarsi tra di loro in combattimento. Il nostro impiegato, dapprima entusiasta di Tyler e di nuovo felice, con il passare del tempo resta sempre più inquieto di fronte alle
stranezze dell'amico e al suo mutismo su quanto il Fight Club sta diventando. Il tentativo del protagonista di fermare l'organizzazione terroristica si rivela un fiasco, poiché il suo doppio ha anticipato
tutte le sue potenziali mosse, fino al punto di coinvolgerlo suo malgrado in un grave attentato ai danni di alcuni palazzi sedi di banche e
corporazioni. Analisi psicodinamicaLa complessa trama di Fight Club ci mostra senza mezzi termini il disagio dell'uomo moderno, incastrato in un mondo che lo
aliena, reprimendo i suoi istinti e quindi impedendo all'aggressività ed in generale alla pulsione di morte (Freud, 1920) di sublimare. L'incontro con i malati di cancro e il contesto terapeutico riescono a sciogliere parzialmente il blocco emotivo che intrappolava il
protagonista. L'unica difesa possibile per Tyler è allora la scissione: di fronte alla paura, alla condizione di esistenza negativa (Benedetti
1997) legata alla psicosi dilagante, non vi è altra soluzione che separare con forza la propria identità, preservando (in modo
ovviamente non sano) uno pseudo-nucleo "normale" ed espellendo all'esterno le parti minacciose del Sé, impersonate da Tyler Durden
"cattivo", il bizzarro venditore di sapone con idee anarchiche e antisociali. Il profondo senso di disagio e di rabbia che il protagonista prova per ciò che lo circonda è ciò che poi Tyler Durden
"cattivo" agirà. Oltre al padre, con il quale ha al massimo una telefonata all'anno e che è divorziato dalla madre quando lui era piccolo e con altri
figli in giro per gli Stati Uniti, vi è un protagonista un altro bersaglio d'odio: il capoufficio. La remissività e la normalità velata di sottomissione del giovane perito automobilistico non devono trarre in inganno
sull'impostazione profondamente narcisistica che la sua personalità deve aver avuto. Possiamo supporre da quanto propostoci da Fincher che il nostro Tyler "buono" sia in realtà un narcisista di questo tipo, il cui
scompenso ha generato una parte violenta e tendente a ridurre la vita ad uno stato inorganico, cosa della quale lo stesso alter ego è
convinto, affermando che ogni essere umano non è la somma dei suoi beni materiali, bensì materia organica e, alla morte, concime
per la terra. La frammentazione psicotica di Tyler procede a passo spedito, ma diventa sempre più cupa e minacciosa per il piccolo nucleo sano che
ancora resiste agli attacchi dell'Es. Sarà proprio Marla, con una telefonata ai limiti del paradossale in cui il protagonista le chiede insistentemente di dire il suo nome, a gridargli: "Tyler Durden, schizzato!!! sbloccando con questa sorta di interpretazione selvaggia qualcosa nella psiche del giovane, che riesce a riconoscere il suo doppio non come altro, ma come parte di Sé, sebbene egli abbia ancora potere sul suo corpo e le sue decisioni. Tuttavia, il processo che porterà alla risoluzione del trauma è innescato: Tyler "buono" acquista progressivamente potere
sull'altro, fino al tragico epilogo dove, autominacciandosi con una pistola, riesce a capire che ha dovuto creare un doppio per soddisfare
tutti i bisogni che reprimeva, per dar sfogo alla rabbia e per trovare conforto della solitudine nella sua vita mediocre. Morto psicologicamente il leader, l'esercito clandestino vacilla, diventa incerto e i suoi componenti, di fronte ad un Tyler sano e nuovamente equilibrato, sembrano perdere la loro sicurezza, limitandosi ad assistere quasi increduli alle esplosioni che proprio loro stessi hanno innescato qualche minuto prima e sulle quali si conclude in tono beffardo il film. Da vedere perchéFight Club è stato ed è tuttora la rappresentazione di un disagio esistenziale profondo che caratterizza la società
moderna. Battute significativeTyler: "...ti devi arrendere, bello. Devi avere coscienza, non paura, coscienza che un giorno tu morirai. È solo dopo aver perso tutto che siamo liberi di fare qualsiasi cosa". Tyler: "Sai cos'è un piumino? Una coperta, una f*** coperta. Perché uno come me e te sa cos'è un piumino? È
essenziale alla nostra sopravvivenza, nel senso cacciatore, raccoglitore? ...No. Tyler: "La pubblicità ci fa inseguire le macchine e i vestiti, fare lavori che odiamo per comprare caz*** che non ci servono. Siamo i figli di mezzo della storia, non abbiamo né la grande guerra né la grande depressione. La nostra grande guerra è quella spirituale, la nostra depressione è la nostra vita. Siamo cresciuti con la TV che ci ha convinto che un giorno saremo divenuti miliardari, divi del cinema, rockstar... ma non è così, e lentamente lo stiamo imparando". Possibili utilizzi nella professioneFight Club a mio avviso è un film che descrive in modo molto realistico il vissuto di una persona che è sull'orlo
della rottura psicotica. Altro spunto di utilizzo potrebbe essere quello legato alla comprensione delle dinamiche che sono alla base della gestione della rabbia
negli individui, soprattutto adolescenti, di fronte ai limiti e alle barriere imposte dalla società. Bibliografia
Commenti: 51 Fralla alle ore 23:16 del 01/01/2014 Recensione molto interessante, grazie! Riguardo al rapporto col padre, ho interpretato il fatto che jack abbia creato fight club in giro per l'America come un'emulazione del padre, che ha disseminato figli e creato nuove famiglie ogni volta in un posto diverrso.. 2 13 alle ore 18:00 del 20/06/2014 Grazie per questa fonte d'ispirazione. Ho trovato punti chiave che precedentemente non avevo notato. Ho letto che uscirà il sequel entro il 2016, peccato che sarà un graphic novel! 3 Francesco Maria Pignatelli alle ore 03:39 del 10/12/2014 GRAZIE DI TUTTO DAVVERO! SOPRATUTTO PERCHè AMICO MIO HO CAPITO CHE L'IMPORTANTE è FAR FLUIRE CONSAPEVOLMENTE QUESTO NOSTRO DUALISMO IN MODO CHE CI ARRICCHISCA.... MAGARI PROIETTANDONE I SUOI SIMBOLI IN OPERE E CONCETTI ARTISTICI O ALTRO (visto che sono un grafico). PER QUANTO SUONI BANALE STA COSA UAGLIò IO L'HO CAPITA SOLO ADESSO A 23 ANNI, NON MI INTERESSA PIù SE è PRESTO O TARDI SONO SERENO! grazie per la vostra analisi di uno dei miei film preferiti che mi è sembrato di vedere per la prima volta solo adesso ahahah assurdo 4 Giuseppe Caserta alle ore 13:14 del 10/12/2014 Grazie a tutti voi per i complimenti! Trovo anche io che il peregrinare del protagonista per l'America possa essere una delle coazioni a ripetere che lui mette in atto nel tentativo di superare narcisisticamente il padre, è senz'altro una buona intuizione! Riguardo al dualismo, secondo me Fight Club ci insegna una cosa fondamentale, ovvero che gli opposti devono necessariamente integrarsi per poter essere al servizio della propria Individuazione: finchè "i due Tyler" agivano come due persone distinte, ció ha portato solo ad una spirale di follia e violenza nichilistica. 5 Morgan Zorio alle ore 00:52 del 16/12/2017 Adoro questo film e per molti versi non stento a riconoscere miei tratti personali nel protagonista. Oggi l'ho rivisto dopo parecchio tempo, credo con sguardo più maturo, e sono incappato in questa analisi psicologica davvero molto interessante e pertinente. Cosa ne pensi? Lascia un commento
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