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Psicologia Curiosita'
scritto da:
Dott. Antonio Fabozzi
Psicologo, Napoli
articolo tratto da psico-pratika - Guarda tutti gli articoli
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Articolo: 'Psicologia Curiosita': L'arcano fenomeno del "ce l'ho sulla punta della lingua"'
PSICOLOGIA: CURIOSI FENOMENI
L'arcano fenomeno del "ce l'ho sulla punta della lingua"
Chi non ha esperito questo curioso, quanto apparente insondabile fenomeno?
Che ci si sforzi o meno di ricordare la parola, il risultato e' sempre lo stesso.
Ci pare di afferrarla, a volte ne indoviniamo persino le iniziali o proviamo una sorta di familiarita' per l'assonanza, eppure, la parola sembra
proprio scomparsa, o almeno esiliata in un qualche angolo della nostra mente, al momento inaccessibile.
E' questo il fenomeno del "sulla punta della lingua" o anche T.O.T, dall'inglese Tip Of the Tongue.
Sigmund Freud, a cui tutti gli studiosi -volendo o meno- sono legati da una sorta di rapporto ambivalente di amore-odio, ipotizzava che la parola
che in quel momento sfuggiva, veniva rimossa o repressa dalla persona stessa perche' collegata con un'altra idea gia' inconscia ed inaccettabile
per il soggetto stesso.
Senza scendere nei particolari e nei reconditi sentieri dell'inconscio freudiano anche noi possiamo esaminare piu' da vicino questo curioso fenomeno
o altri strettamente correlati.
Ad esempio a volte puo' capitare – specie tra quelle persone dotate di una sensibilita' maggiore e di una piu' organizzata capacita' introspettiva-
di sentire che un particolare ricordo o anche una parola ci sfuggono, eppure avvertiamo una particolare sensazione che ci svela come noi realmente,
non siamo particolarmente interessati a portar alla luce quel particolare ricordo.
Mettiamo in atto in questo caso la repressione, ovvero lo respingiamo quasi inconsciamente in uno spazio indefinito e profondo della
nostra mente.
Quindi in futuro potremmo trovarci in una situazione simile – situazione del "ce l'ho sulla punta della lingua- tuttavia questa volta agira' un meccanismo che non opera secondo gli schemi della volontarieta', ma nell'inconscio.
Infatti se non riusciamo a tirar fuori la parola pur avendo la sensazione che a momenti l'afferriamo, non e' certo perche' siamo noi a voler cosi'.
Secondo il grande psicoanalista viennese, agirebbe un meccanismo molto piu' profondo e pertanto inconscio, quindi non volontario: la rimozione.
Come gia' accennato sopra, la nostra parola strenuamente ricercata verrebbe rimossa e spinta nell'inconscio perche' collegata ed associata (in modo molto complesso) con un'altra parola o idea o pensiero gia' inconsci ed inaccettabili.
Questo fenomeno fa parte - secondo gli studi freudiani- del gruppo piu' ampio degli atti mancati, a cui appartengono anche i lapsus, le dimenticanze, le sbadataggini e la caduta accidentale dalle mani degli oggetti.
Ora, se la teoria e l'immenso corpus psicoanalitico spiegano in questi termini questa forma di "amnesia" passeggera, altre branche della psicologia ne danno una spiegazione diversa.
Le moderne ricerche delle neuroscienze e della neuropsicologia, sono piu' propense a parlare di deficit di accessibilita'.
In altre parole il soggetto non ricorderebbe la parola, pur avendola disponibile, perche' c'e' un legame molto debole tra sistema fonologico (il quale contiene i suoni delle parole) e il sistema semantico (che contiene i significati delle parole).
Il filone di studi delle neuroscienze e' uno dei piu' promettenti nell'ambito delle moderne ricerche sul complesso rapporto mente e cervello.
In base a questi studi il cervello e' diviso in tante regioni, ognuna delle quali e' preposta ad una data funzione.
Quindi ci sono specifiche regioni che controllano i diversi processi cognitivi: aree del linguaggio, della vista, dell'udito e del movimento e all'interno di queste ci sono altre complesse segregazioni anatomo- funzionali, tutte ovviamente interconnesse ma che possono essere deficitarie l'una indipendentemente dall'altra.
E cosi', ipotizzando un'indipendenza funzionale tra i due sistemi - quello fonologico e semantico- intuiamo benissimo il motivo per il quale riusciamo a individuare le iniziali o il significato, la lunghezza della parola, tranne il suo suono integrale.
Un'altra ipotesi, e' quella secondo cui la parola da noi ricercata verrebbe soppressa da un'altra parola, magari simile alla nostra e che interferisce quindi con il suo recupero, e' questa la teoria dell'interferenza.
Comunque in generale, solo le parole piu' rare e meno rappresentate a livello associativo nella nostra memoria, vanno incontro a questo fenomeno, un fenomeno comunque naturale e non patologico.
Tuttavia il fenomeno del "ce l'ho sulla punta della lingua" e' solo uno dei tanti affascinanti e misteriosi fenomeni che hanno come protagonista la nostra mente.
Data la complessita' dell'argomento i diversi approcci dovrebbero coesistere ed essere complementari e non escludersi a vicenda, pena il non raggiungimento del nostro fine ultimo: la Verita'.
In conclusione sembra quasi che la metafora della parola che sfugge, ben si presti all'immagine di uno studioso che rincorrendo coraggiosamente la Verita' tra i reconditi sentieri della scienza, ella puntualmente, si allontana sempre di piu'.
Antonio Fabozzi |
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